Si continua a imparare in ogni momento della propria vita, anche a 33 anni da un figlio piccolo che cammina per casa e da un matrimonio che ogni giorno porta alla scoperta di sé. Le esperienze lavorative, poi, sono un viaggio alla ricerca della propria identità e Lodovica Comello lo sa bene: a partire dall'Asciugona, il podcast sulla maternità oggi alla sua quarta stagione, al doppiaggio di Trolls 3, la conduttrice e attrice ha lavorato per far sentire tutte e tutti più unici e meno sbagliati. È questo il messaggio del film firmato Dreamworks in cui Lodovica Comello presta la sua voce alla protagonista Poppy (interpretata da Anna Kendrick nella versione originale), protagonista del film e regina del regno, che con i suoi abiti azzurri e i capelli fucsia trasforma l'esuberanza nell'unico modo per farsi rispettare da tutti. Nel prestare la propria voce al film, che fa dell'inclusione il suo messaggio, Lodovica Comello ci ha raccontato perché le differenze contano, nel bene, e perché in realtà andiamo tutte bene così.

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Cosimo Buccolieri
Lodovica Comello è la nuova cover Extra di Cosmopolitan. Fotografo Cosimo Buccolieri, stylist Samanta Pardini, hair and make-up Maria Teresa Fattibene, outfit: Stella Mccartney

Com'è stato doppiare Trolls 3?

«Prestare la mia voce è una delle cose che mi diverte di più in assoluto fare nel mio lavoro. Mi è capitato anche in passato, ma il progetto di Trolls è unico. Al di là del fatto che da qualche mese a questa parte è un'esperienza che si consuma quotidianamente, visto che mio figlio di tre anni vuole vederlo almeno una volta al giorno (ride, ndr). E lo vedeva già prima del mio coinvolgimento nel progetto, quindi quando ho ricevuto "la chiamata" ho pensato davvero che fosse scritto nelle stelle».

Qual è l'importanza di un film come questo?

«Penso che sia un lavoro che diffonde un messaggio fondamentale, fin dai primi film della saga, e penso che sia molto importante che bambini di ogni età abbiano accesso a prodotti come questo. Trolls è un film sull'inclusività e il tema è trattato in maniera delicata, spesso anche con grande ironia senza perdere mai di vista l'obiettivo di raccontare un tema sociale. Il fatto di doppiarlo mi ha fatto vivere da dentro un progetto completo, che è in gran parte anche musicale con un direttore creativo del calibro di Justin Timberlake, che ha fatto un lavoro bellissimo, con citazioni musicali molto alte e produzioni importanti. Ho anche cantato, che è una mia grande passione. Mi sono divertita molto».

«Trolls è un film sull'inclusività e il tema è trattato in maniera delicata, senza mai perdere l'ironia»

A proposito di inclusività, ti sei mai sentita fuori posto?

«Avendo deciso fin da molto giovane a intraprendere questa carriera e andare dall'altra parte del mondo, parlando una lingua che non era la mia, con un progetto così grande come Violeta, ho avuto tanti anni in cui ho fatto molte esperienze. In quel momento ho spesso pensato che quella fosse la vita vera, nei grandi alberghi, viaggiando in charter, tra folle di gente, ma era tutto fuori dal comune. Per fortuna ho avuto una famiglia che non perdeva mai l'occasione di ricordarmi chi ero, da dov'ero partita, e per quanto ci fosse uno shock nel ritornare alla vita normale, mi sono sentita "fuoriposto" perché mi sono sentita di ricominciare da capo molte volte nel mio lavoro. E anche sposarmi a 25 anni forse è stata una scelta che in qualche modo mi ha fatto sentire diversa perché non è una scelta così comune, non è un progetto nella mente di molti a quell'età».

E qual è la risposta che hai ricevuto dalla tua community a quel punto?

«Grande sostegno, anche quando sono rimasta incinta. Penso che la gravidanza sia arrivata al momento giusto e ho trovato supporto. Non mi sono mai sentita giudicata nemmeno quando sono rimasta incinta, anzi ero io che volevo far sentire meno sole tutte quelle mamme che si trovavano in una situazione nuova, proprio come me, alle prese con tutti i cambiamenti che derivano dalla gravidanza. Mi sono sentita molto accolta e capita, e volevo far sentire così le persone che usufruivano dei miei contenuti. Per questo ho deciso di dare vita a L'Asciugona, il podcast che oggi è alla sua quarta stagione, e che vuole demistificare i miti nati intorno alla maternità. Oggi se ne parla sempre di più, ma quando ho iniziato nel 2020, in Italia le donne non osavano raccontare quanto si sentissero intrappolate nella maternità, non c'era nessuna che definisse l'allattamento un "sequestro di persona". Sentivo l'esigenza di sputare fuori queste cose, per capire se la pazza fossi io o se fosse un sentimento condiviso. È bastato condividere alcuni pensieri sui social per capire che tantissime donne si rivedevano nelle mie parole. Nasce da lì il bisogno di far sentire tutte meno "fuoriposto"».

Cosa non ti aspettavi dalla maternità, in negativo?

«Non pensavo che avrebbe inciso così tanto sul rapporto di coppia. Io e Tommy (Tomas Goldschmidt, dal 2015 marito di Lodovica, ndr) ci conosciamo da dieci anni, ci siamo sposati molto giovani, l'amore è fortissimo, ma quando poi abbiamo avuto Teo il nostro amore è stato incanalato tutto su di lui. Non era più un triangolo, ma ognuno dei due dava tutto al bambino e, un po' per il lockdown, un po' perché sopraffatti da tutto, ci siamo dimenticati di noi. Come Poppy e Branch nel film: mentre la relazione si evolve, i due iniziano a scoprire aspetti l’uno dell’altra e di se stessi che prima non conoscevano».

«Anche sposarsi a 25 anni può farti sentire diversa, "fuoriposto"»

E in positivo?

«Mi intenerisce molto un aspetto specifico di questo momento suo. Ora ha tre anni e mezzo e a quest'età ci rendiamo conto come genitori che è proprio figlio nostro perché ha preso tantissimo da noi, ci imita, ripete parole o espressioni che usiamo spesso in famiglia. Fa facce che sono solo nostre, ci copia, ci imita, è un po' come avere un piccolo spin off in giro per il mondo (ride, ndr)».

Hai fatto una scelta che tanti giovani adulti dopo il Covid sono più spaventati a fare, il mondo è cambiato e ci sono tante paure. Cosa pensi di queste nuove generazioni?

«Sento che i giovani d'oggi si trovano di fronte a grandi quesiti che fino a pochi anni fa non era così sentiti: crisi climatica, economica e quindi la famiglia che non è più una possibilità. È tutta una grande nebulosa dove si fa fatica a ritrovarsi ed è facile perdere se stessi. Sono tantissimi gli stimoli e gli imput a cui siamo più esposti sui social».

In questo i social che ruolo hanno secondo te? Sono una risorsa o un problema?

«I giovani d'oggi hanno un'infinità di possibilità in più, se pensiamo ai social come strumento per conoscere, informarsi, creare legami. La cosa che mi spaventa di più per le nuove generazioni, però, sono i finti modelli imposti dai social che non rispecchiano la realtà ma che ti fanno credere in tutt'altro, come se i social fossero l'unica realtà visibile. Si è perso un po' il focus e bisognerebbe fare un passo indietro. È uno dei temi di Trolls, che oltre all'inclusione affronta anche la differenza tra il talento vero e la pura smania di successo. È un tema attuale che riflette la società per com'è oggi, i giovani sono annebbiati, pensano spesso che l'unico focus sia l'esposizione, il consenso, piuttosto che pensare di aver qualcosa da raccontare davvero. Il successo non dev'essere il fine ultimo e, se lo è, dev'essere un talento che ti permette di offrire qualcosa agli altri, di comunicare, di avere una storia vera da raccontare. Il lavoro da fare è questo, aumentare la consapevolezza della differenza tra mondo reale e lo schermo. Ma come abbiamo visto sono anche uno strumento fondamentale per fare rete».

Parli delle ragazze?

«Sì, rispetto a quando ero ragazza, oggi gli strumenti sono molti di più e sono molto più importanti perché permettono di parlare di temi senza filtri, paradossalmente. La sessualità, la denuncia, sono argomenti che nel paesino del Friuli da dove vengo era impensabile toccare tra amiche e men che meno in famiglia. Apriti cielo. Mi dispiace che quando andavo a scuola io questi temi fossero così tabù, oggi le giovani donne con il digitale hanno l'occasione di confrontarsi molto di più e possono così sentirsi meno sbagliate e quindi sole. E, anzi, possono fare gruppo e conoscere, anche solo per via digitale, chi condivide le loro stesse battaglie e diffondere il messaggio».

«Oggi le giovani donne con il digitale hanno l'occasione di confrontarsi molto di più e possono sentirsi parte di un gruppo che condivide le stesse battaglie»

Ultima domanda: prossimi progetti?

«Il mio lavoro è in continuo divenire. Dopo il doppiaggio di Trolls sono tornata in radio dopo la mia "pausa mamma" (Lodovica Comello conduce Lei, lui l’altro su Radio 105, ndr), ho il progetto dell'Asciugona che mi piacerebbe portare avanti e declinare in altri modi percé credo che abbia grandi potenzialità. Un ambiente che mi è sempre caro è la tv, ma me la prendo con calma nel senso che sono in attesa di trovare uno spazio comodo, in linea con il mio percorso. Sono molto creativa in questo periodo, sto scrivendo un sacco, mi è sempre piaciuto raccontare e l'obiettivo è dare spazio pubblico alle mie idee, magari a teatro o come serie tv».

Scrivere ti serve a mettere in ordine le idee?

«Sicuramente. L'Asciugona nasce proprio come una sorta di autoanalisi, equivale a tante sedute di terapia. Scrivere mi aiuta a fare chiarezza, anche da piccola ero così infatti sono piena di diari segreti dove ho scritto di tutto e se finissero nelle mani sbagliate... Poi negli anni ho perso questa abitudine e ora l'ho ritrovata. Mi serve a esorcizzare tante cose che magari mi spaventano o che non capisco. Scriverle e leggerle mi aiuta a capirle e a capirmi».