Sicuramente eclettico, mai uguale a se stesso, Andrea Venerus ha un che di alieno: anima libera da etichette, ha saputo creare nuova musica portandoci con lui alla scoperta dei suoi sogni lucidi. In un Eden di cartapesta e colori accesi, sonorità e sperimentazioni continue, in un bosco di parole appese e versi trasportati dal vento, abbiamo parlato con l'artista milanese per farci raccontare cosa significa mettersi in musica. Perché ogni album di Venerus è un progetto perfettamente cucito su se stesso, dal primo singolo "Non ti conosco" a Il Segreto, passando per il fortunatissimo album Magica musica. E ci promette che anche il suo tour, che vedrà il via proprio oggi 3 novembre, sarà una fedele rappresentazione di sé e del legame umano che ha con gli amici e con il pubblico, sempre in condivisione: «Non vedo l'ora di salire sul palco».

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Courtesy of Ufficio Stampa
Venerus è il volto della nuova cover Extra di Cosmopolitan. Foto di Matteo Strocchia e Marco Servina.

Dove sei adesso?

«Sono appena arrivato a casa del mio produttore e migliore amico Filippo (Cimatti, ndr) per organizzare il tour, fare nuova musica e cercare di essere presi bene. È una delle persone a cui sono più legato, è stata la prima persona che ho conosciuto quando mi sono trasferito in Inghilterra, era già venuto dall'Emilia un anno prima. Diciamo che ho un feeling speciale con le persone di quelle zone, sono i miei amici preferiti. Io e Filippo siamo molto diversi, ma molto compatibili, ci incastriamo bene, abbiamo vissuto in simbiosi tanti anni. E per tanto tempo non abbiamo mai fatto musica insieme, a ripensarci fa ridere».

E poi?

«Dieci anni dopo ci siamo guardati e ci siamo detti "Perché non facciamo qualcosa insieme?". In realtà avevamo fatto un disco in inglese, che non è mai uscito, e poi il mio primo singolo "Non ti conosco". Filippo poi è andato a Los Angeles per quattro anni, che è il periodo in cui io ho lavorato tantissimo con Mace (Simone Benussi, ndr) e da quando è tornato, circa due anni fa, da allora tutti i miei progetti sono stati prodotti da lui. Siamo un po' come marito e moglie, ci vediamo tutti i giorni da anni, un po' come se vivessimo insieme anche se abbiamo due case diverse. Vediamo pochissima altra gente, lui non esce mai, io ormai esco poco, e quando usciamo siamo in coppia. Ma la cosa interessante a cui pensavo l'altra sera è che ci conosciamo dal 2011 e abbiamo sempre cose nuove di cui parlare».

«La sperimentazione nel mio caso è più un valore morale: il mio compito, l'unica responsabilità che sento, è di stupire ogni volta il pubblico»


Non avete mai scritto niente su di voi?

«No, mai. Che strano. Però ho dedicato un'altra canzone a un mio amico con cui ho un rapporto simile, "Canzone per un amico". Lui vive a Roma da un annetto, ma prima stava in questa stanza dove sono io adesso, e lui si occupa della direzione artistica dei live, ha girato i video di tutti i singoli, dipinge, ha fatto le copertine».

Pensi che con la nuova produzione di Filippo, con l'ultimo album Il Segreto, la tua musica sia più sperimentale di prima?

«Secondo me non va confusa una cosa: non esistono dei periodi, è tutto in divenire. Un disco è come uno screenshot, in quel momento fai una foto della situazione, ma non sono fermo lì. Quando ho inciso Il Segreto, non ero "l'artista che suona live in studio", semplicemente volevo fare quel disco così, ma mi sono già allontanato da quel modo di fare musica. Secondo me è una questione anche che il tempo va in una certa direzione, quindi lo vediamo in evoluzione e le cose che vengono dopo sembrano più sperimentali, ma perché stai anche crescendo nel frattempo. La sperimentazione nel mio caso è più un valore morale: il mio compito, l'unica responsabilità che sento, è di stupire ogni volta il pubblico. Forse invece che parlare di sperimentazione dovremmo riferirci a una crescita personale: semplicemente prima avevo 24 anni, ora ne ho 31».

Cos'è cambiato?

«Ho più consapevolezza. Quando sei molto giovane non pensi a un cazzo quando fai musica. O almeno per me era così. Era molto meno mentale di adesso, ora sono più consapevole delle parole. Mi faccio molte più pare. Secondo me anche la stessa attività di suonare e performare ogni volta in modo diverso è un modo per esplorarsi e andare sempre più a fondo, come artista e come persona».

«Penso che durante i live debba sempre succedere qualcosa che ti trasforma: se non succede niente di nuovo, io come artista non semino nulla»

Se parliamo di sperimentazione viene in mente il tema di un'identità che non rispetta canoni prestabiliti, anche nell'estetica.

«Sì, io ho sempre cercato attivamente di essere un alieno. Avevo il mio mood, ho sempre rifuggito le collettivizzazioni, anche banalmente l'identificarsi con un "Noi". Ho sempre pensato "Raga voi fate il cazzo che volete", perché voglio essere libero di cambiare idea, di contraddirmi mille volte. Il bello è quello. Di base sono sempre stato per i fatti miei, senza dare peso al giudizio degli altri, pensando "tanto i miei amici li ho". È molto più semplice di come sembra».

E come si coniuga con l'apparenza?

«Il modo di vestirti, di truccarti, di farti vedere dagli altri è come decidi di dipingere casa tua. Ci devi stare bene dentro».

E nel live? Quanto c'è di te come persona?

«Il tour è un lavoro complesso, fatto di molte fasi. Alcune cose le so già, sono decise. Altre le vedi in corso d'opera, data dopo data. All'inizio penso a come lo voglio strutturare, cosa ho visto in questi mesi che mi ha influenzato, cosa ho ascoltato, come sono cambiato. E poi c'è il tour che fa succedere le cose, come una pozione. In un pentolone inserisci tutti i diversi elementi, ma l'ingrediente segreto sono i concerti: li puoi pianificare quanto vuoi, ma per come piace viverlo a me c'è sempre l'elemento sorpresa. A sto giro ho avuto tante idee e sono carico perché è da tanto che non suono al chiuso. È come una pentola a pressione, le cose che succedono in un club sono amplificate. Pensaci: se io e te fossimo nella stessa stanza, l'energia sarebbe diversa. Di sicuro non sarà un'esibizione canonica, in cui ci sono io su un palco che suono pezzi».

No, ma questo non se lo aspetta nessuno, penso.

«Onestamente, metà delle cose che faccio durante i live è per confondere la gente. È un trick, mi interessa che siano attente, sveglie, nel momento in cui sono lì. L'altro giorno, per esempio, stavo leggendo un libro e ho scoperto che la vista non funziona come pensiamo tutti. Il primo impulso viene dal cervello, non dall'occhio, è il cervello che ci dice all'occhio su cosa vogliamo concentrare la nostra attenzione. E questo perché noi di base processiamo dall'esterno solo le cose che sono diverse da come ci aspettiamo. Per questo se io arrivo, e semplicemente ti canto la canzone, tu la canti ma non sei attento, può essere che ti piace, hai legami con quel brano, ma nella migliore delle ipotesi ti emozioni. Invece deve succedere qualcosa, se no non succede niente di nuovo, se il pubblico non attraversa una trasformazione io non semino niente. Poi non è che devi per forza sempre rompere il cazzo, questo è vero (ride, ndr)».

Ti ricordi di qualche performance di altri artisti che ti ha colpito particolarmente?

«Ho visto Arca che ha suonato al Club2Club l'anno scorso, per me un live che diventa arte è quella cosa lì. Lo rispetto molto come artista, conosco la sua musica, mi aspettavo di cantare le sue canzoni, e anzi pensavo che non avesse molta voglia di suonare in Italia, pensavo facesse il suo live e se ne andasse. Invece è stata una performance incredibile in cui per metà del tempo non avevo idea di cosa stesse facendo. Ed è uno degli show che mi ha colpito di più perché mi ha turbato, ha conquistato la mia attenzione da subito fino alla fine. E quando esci pensi "ora come lo spiego alla gente che ho visto sta roba?"».

In bilico tra conscio e inconscio, quindi, tra l'essere perfettamente svegli e vedere cose che succedono solo nelle fantasie.

«Il sogno è incredibile perché non capisci dove sei, non capisci perché provi certe cose, ci sono varie dimensioni. Nei live al chiuso è più facile ricreare il buio, la notte, il senso di essere in un mondo a parte. Fuori c'è il mondo e dentro c'è una scatola in cui succedono cose. Quando suoni a un festival, invece, d'estate, magari al tramonto davanti al mare, è di certo molto affascinante, ma è palesemente un concerto perché, per quanto tu possa volare con la testa, ti collochi in uno spazio».

Cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo '18-'23 Tour? Sarà diverso dai tuoi concerti degli anni scorsi?

«Quando avevo suonato ai Magazzini a Milano nel 2019 avevo provato a ricreare l'onirico, però ero più inesperto. Adesso voglio giocarci un po' di più, ho sempre pensato ai concerti come a performance in cui le canzoni fanno da colonna sonora quasi, speriamo che venga bene. Mi sto sbattendo molto, anche a livello di costumi. Non ho qualcuno che mi cerca l'abito, sono io che sento brand, designer, mi piace andare di persona, penso che il mio impegno sicuramente si trasformerà in qualcosa di concreto. E la data di Milano sarà anche il mio compleanno».

Ultima domanda, c'è un tuo pezzo a cui sei particolarmente legato?

«Nell'ultimo album sicuramente "Il tuo cane", che io da sempre chiamo "Il pezzo del cane", è riassuntivo di un periodo di vita che non si è pienamente concluso, è un brano che per me ha tanti strati, emotivi e musicali. Ho cominciato a produrla io, poi lo abbiamo cambiata con Filippo. Ho tanti livelli di affetto per questa canzone. Di Magica musica, invece, "Ck" che è una canzone che ora non mi verrebbe mai da fare e invece mi piace di brutto, è completamente diverso da quello che faccio ora, racconta una mia trasformazione. È romantico guardare indietro e vedere com'eri. Poi "Lucy" è bellissima per me, perché è una canzone che cambia ogni volta che la suono dal vivo. L'abbiamo registrata con la batteria nella piscina: poi la suoni al piano e cambia tutto».

Le date del tour di Venerus

3 novembre 2023 - New Age Club (Treviso)

4 novembre 2023 - Viper Theatre (Firenze)

10 novembre 2023 - The Cage Theatre (Livorno)

11 novembre 2023 - Mamamia (Senigallia)

13 novembre 2023 - Estragon Club (Bologna)

14 novembre 2023 - Orion Arena (Ciampino - Roma)

16 novembre 2023 - Duel Club (Napoli)

18 novembre 2023 - Demodè (Bari)

22 novembre - Land (Catania) NUOVA DATA

24 novembre 2023 - Lattepiù Live (Brescia)

25 novembre 2023 - Urban Club (Perugia)

30 novembre 2023 - Hiroshima Mon Amour (Torino) SOLD OUT

1 dicembre 2023 - Hiroshima Mon Amour (Torino) NUOVA DATA

2 dicembre 2023 - Vidia Club (Cesena)

4 dicembre 2023 - Fabrique (Milano)