«Non sono molte date ma sono importanti, ognuna di loro». Parla così Margherita Vicario del suo Showtime tour, una serie di concerti partiti lo scorso fine settimana col doppio sold out al Largo Venue di Roma e che in questi giorni tocca Torino, Firenze, Milano (il 3 dicembre all’Alcatraz), Padova e Bologna (ultima data, il 6 all’Estragon, con la produzione di VivoConcerti). I live della cantautrice romana, 35 anni, fanno parte del progetto Showtime, un concept dove alle nuove uscite musicali che diventeranno un Ep (per ora sono stati rilasciati tre brani su quattro) si accompagnano le puntate di un omonimo podcast nel quale Margherita sviscera i temi dei suoi brani. Dopo "Ave Maria", dedicato alla rabbia femminile, e “Canzoncina”, sul tema del cambiamento climatico, è uscito il 15 novembre il nuovo singolo "Magia" che parla della guerra dal punto di vista di donne e bambini. Ma c’è di più. Accanto ai progetti musicali Margherita Vicario sta per debuttare al cinema come regista. Gloria! è il titolo del suo primo film: una storia in costume che ha per protagoniste delle giovani musiciste che sfidano l’Ancien Régime e inventano una musica ribelle, leggera e moderna: il pop. Abbiamo intercettato la cantautrice per fare il punto.

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Sara Sabatino

Doppio sold out a Roma per inaugurare alla grande il tuo ritorno sul palco. Com’è andata?

«Benissimo! Mi sono portata a casa la conferma che ho un pubblico eccezionale, che la qualità del concerto è data anche da chi lo va a vedere. Il mio pubblico conosce tutte le mie canzoni, mi accompagna in questo spettacolo corale che è Showtime tour. Io avevo tantissima voglia di tornare sul palco, era un anno e mezzo che non facevo un tour tutto mio. Da questi primi live ho capito anche che le canzoni arrivano sempre a destinazione, magari cambiano veste, o significato. Ma sono lì. Showtime tour è uno spettacolo molto suonato ma fatto di tanti piccoli elementi, compreso il look, che insieme fanno qualcosa di grande».

Spiegaci il riferimento al look.

«Sono vestita Vivienne Westwood perché è una maison legata a una storia sociale, mi piace. Del resto il fil rouge di questo concerto è l’attualità: è uno spettacolo e quindi c’è della messa in scena ma ci sono dei look che dicono qualcosa. Raccontano di una rabbia veicolata in maniera gioiosa ed esplosiva, una rabbia vitale. I look sono perfetti per quello che volevo esprimere: punk, aggressivi ma femminili».

Showtime è un tour, ma diventerà anche un Ep e prima ancora è un concept. Ce lo spieghi?

«È stata una proposta della mia casa discografica che io ho accolto subito. C’era un Ep in progetto ma essendo ogni canzone dedicata a un tema diverso, ci è venuto in mente di associare una performance visiva, immaginando una scatola teatrale vuota, a un contenuto di attualità audio che è diventato il progetto del podcast. L’idea era che ogni canzone fosse la punta dell’iceberg di altre cose: la musica corre veloce, con questo progetto abbiamo voluto dare un peso specifico alle parole e al significato dei testi».

"Magia" è il terzo episodio di questo percorso.

«È una canzone che ha più di un anno di vita, il ritornello mi è stato dato in dono da Andrea Bonomo per il conflitto in Ucraina. Affronta un tema doloroso, quello della guerra vista con gli occhi di donne e bambini. Ma vale per tantissime situazioni, i migranti ad esempio. Attraverso la performance ho cercato di accendere una luce su qualche aspetto più umano come la relazione madre figlio e la necessità, nonostante tutto, di preservare un po’ di fantasia».

Con la musica si può raccontare tutto?

«Sì, secondo me le canzoni possono attraversare anche diverse epoche storiche e modificarsi nel loro significato, ma devono raccontare quello che ci succede intorno. Poi non vuol dire che non ci sia leggerezza, i concerti sono puro intrattenimento, ma essendo la musica un mezzo così potente trovo assurdo che non ci sia un punto di contatto con l’attualità».

Il podcast di questo terzo episodio però non ci sarà.

«È una scelta politica, va bene esprimersi artisticamente ma visto che siamo nel pieno dell’emergenza umanitaria non ho voluto aggiungere altre inutili parole. Anche se, a dirla tutta, quelle di una canzone non sono mai inutili, valgono per sempre e possono essere usate in più contesti».

Accanto alla musica c’è un altro grande progetto che ti riguarda ed è Gloria!, il tuo primo film da regista.

«Non vedo l’ora, è in fine lavorazione ma non so ancora quando uscirà. Si tratta di una storia di ragazze: mi sembra giusto approfittare del momento di apertura verso il mondo femminile. Gloria! è un racconto che parla all’oggi ma è ambientat0 alla fine del ‘700 in un orfanotrofio femminile musicale».

Nel cast c’è anche Veronica Lucchesi della Rappresentante di Lista.

«Veronica è un’attrice fantastica, una sorella di palco, una cantautrice esplosiva. Nel film - che non è un musical anche se c’è molta musica - ho voluto un cast con qualche eccellenza tra chi ha a che fare con il mainstream ma in modo molto raffinato. Cercavo un legame con la storia della musica. Per questo ci sono anche Paolo Rossi ed Elio (di Elio e le storie tese, ndr) che è un cultore della musica classica e dell'opera».

C’è un tema femminista che ritorna e tu eri in prima fila a Roma alla manifestazione del 25 novembre. Quel «Bruciamo tutto» di Elena Cecchettin quanto ti ha colpito?

«Tanto. Una giovane vittima secondaria di una tragedia collettiva, eppure così pronta a rivolgersi col suo discorso alla società civile. Penso sia tutto connesso soprattutto quando si parla di universo femminile. Per noi in questo momento è un’urgenza, lo insegna la canzone "La Cattiva Educazione" che ho fatto con Vinicio Capossela: non può esserci arte senza società e nonostante uno non voglia rivolgersi alla comunità indirettamente lo fa. Quindi è ovvio che anch'io mi ritrovo a scrivere delle canzoni quasi politiche. L’arte è specchio della società».

C'è una questione di genere anche nella musica?

«In tutti gli ambiti, in qualsiasi settore c’è una disparità ma ci sono dei meravigliosi progetti live di artisti donne e con il duro lavoro dei passi avanti si stanno facendo. Uno dei motivi per cui facciamo questo lavoro è proprio portare il cambiamento. Anche Gloria! parla di questo».

Com’è stato cimentarti con la macchina da presa?

«Impegnativo, difficile. Ho cercato di prepararmi al meglio possibile, ho avuto un po’ di coraggio misto a incoscienza. Ma è stato bello, lo rifarei domani».

Ci anticipi il tema del prossimo singolo?

«Il prossimo brano di Showtime è una canzone d’amore, di un amore disperato e talmente forte che è quasi meglio che finisca. Un amore bello, che vale provare, ma che mette in evidenza il fatto che da alcune relazioni non riusciamo proprio a separarci».