Annalisa Scarrone non ha mai amato parlare di sé né tanto meno della sua vita privata. È quando canta che trova il modo di comunicare e di mettere in ordine i pensieri. Nel suo nuovo disco E poi siamo finiti nel vortice però è tutto chiaro.

La cantautrice di Savona è innamorata, ma questo lo sapevamo già (si è sposata a cavallo di giugno e luglio con Francesco Muglia). Ma soprattutto si è ri-innamorata di sé, facendo pace con le aspettative, il bisogno di approvazione, la ricerca della perfezione, riuscendo a mostrare quella leggerezza che ha sempre avuto ma che ora è davanti agli occhi di tutti e tutti coinvolge. Si è lasciata andare, scoprendo quant’è bello stare nell’ "Aria", che è anche il titolo di un suo nuovo brano.

La ragazza che nel 2011 partecipava ad Amici di Maria De Filippi oggi è una donna di 38 anni, piena di consapevolezza che non ha più bisogno di dimostrare nulla agli altri. Ma è proprio quando si sta bene con se stessi che torna tutto a posto. La vita personale, il lavoro. L’esplosione di un successo che la porta a essere definita la nuova regina del pop, dopo tredici anni dal suo esordio. Resistenza, resilienza. A testa bassa senza mai perdere di vista il suo obiettivo. Vivere di musica, cantare, per una necessità espressiva di un'artista che canta da che ha ricordi. Che ha sempre voluto fare “tutto giusto”.

Dalla laurea in fisica, nonostante il sogno della musica, alla perfezione ricercata in ogni suo passo successivo. Le hanno sempre recriminato di essere poco empatica, ora non lo dice più nessuno. Ed è bello vederla in cima alle classifiche prima con “Bellissima” e “Mon Amour” e ora “Ragazza Sola”, sul gradino più alto della musica italiana. Dall'alto della sua vetta dimostra che è vero tutto quello che ci hanno insegnato da piccoli: con l’impegno, la serietà, la perseveranza e la forza, qualcosa di bello poi arriva. L’abbiamo incontrata a pochi giorni dall’uscita del nuovo album e la vedremo live il 4 novembre al Mediolanum Forum di Assago, per il suo primo concerto in un palazzetto sold out.

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Che sensazione provi?

«Tanta soddisfazione. Ho davanti agli occhi che quello che ho fatto è servito. Che aveva un senso. Lavorare sempre tanto, farsi un’analisi di coscienza, provare a trovare nuove idee. Cambiare è stato un processo»

C’è stato un momento preciso in cui sei cambiata?

«C’è stata un’idea artistica che ha svoltato, ovvero unire due aspetti fondamentali che sono sempre stati importanti, ma che ho usato in modo diverso in modo diverso. La vocalità melodica, l’uso delle parole della tradizione italiana, penso alle grandi icone, unite alle sonorità elettro pop degli Anni ’80, che sono le mie preferite. Si è aperta una strada diversa che mi ha portata a sentirmi ambiziosa, senza aver più paura di esserlo. Un vero e proprio click nella testa che mi ha permesso di cambiare atteggiamento. Arrivi finalmente a dichiarare il tuo intento, non è detto che ci arrivi davvero, magari ci vai solo vicino, ma è il modo giusto per affrontare una sfida senza paura di dimostrare a tutti che vuoi prenderti quella precisa cosa. Certo quello che è successo è stata anche fortuna perché questo mondo sonoro è quello che la gente probabilmente desiderava in questo momento. Spesso bisogna essere in sincronia con il proprio periodo storico, e questa volta ero in fase giusta».

Hai iniziato anche a stare meglio con te, lo canti in "Ragazza Sola".

«È successo qualcosa durante l’isolamento del Covid che forse mi ha fatto fare chiarezza su quali sono le cose importanti e non. Ho riequilibrato tutto e mi sono circondata solo delle persone veramente importanti che hanno fatto la differenza. E ho imparato a stare bene con me, ad apprezzare la mia compagnia. Prima cercavo sempre di non essere sola, come se la compagnia fisica degli altri potesse cambiare uno stato d’animo. Volevo avere continuamente cose da fare, cose di cui parlare, confrontarmi e riempire i vuoti. Ora invece ho iniziato a godermeli tantissimo».

E cosa succede nei vuoti ora?

«Nel vuoto anche niente. Mi serve tantissimo il niente, mi aiuta a mettere in ordine i pensieri. A capire».

Ti vedi “Bellissima”?

«Certi giorni mi vedo bene, in altri vorrei chiudermi in casa. Ma credo capiti a tutti».

In questi giorni è di nuovo centrale il tema del corpo della donna, dell’artista che si spoglia, dell’immagine che si dà. Anche tu usi molto il corpo per raccontarti.

«Ognuno deve fare quello che vuole con il suo corpo, ma vale per tutto. Nel momento in cui sei un’artista e racconti delle storie il corpo serve a dare maggior peso a quel racconto, a farlo arrivare in un modo più giusto ed efficace. Ognuno ha la sua sensibilità e il suo modo dipende da quello. Ma se senti di raccontare una storia usando il corpo è giusto farlo».

Le donne però sono sempre sotto accusa ed è come se facessero più fatica in tutto. Basti pensare che tu sei sempre stata definita cantante, ma firmi tutte le tracce. Cantautrice quindi?

«Io sono una cantautrice, un’autrice che canta. È un nostro retaggio culturale, ci sono ruoli considerati da donna e altri considerati da uomo. In questa scelta l’uomo ha un sacco di possibilità in più. Però si sta andando nella direzione giusta e io sono orgogliosa di spingere e di fare venire fuori sempre di più che io sono una cantautrice e il cantautore non è solo l’uomo con la chitarra in mano che racconta una storia in un certo modo. Esiste un immaginario completamente diverso di cantautori, basti pensare a The Weeknd, a Lady Gaga, Dua Lipa, Bebe Rexha. A noi forse manca questa visione, ma sta cambiando e mi piace essere all’interno di questo cambiamento perché vedo che quello che faccio serve a chi viene dopo di me»

Ti senti più leggera?

«La leggerezza c’è sempre stata, forse quello che è cambiato è andarne fiera. Nella leggerezza c’è tanta nobiltà e non è da sminuire. La musica può offrire tante cose diverse, puoi usarla in modo diverso. Anche da fruitrice, ascolto a seconda di quello di cui ho bisogno e penso che la leggerezza consenta di far arrivare più lontano i messaggi. Mettere messaggi importanti all’interno di una canzone che sembra leggera fa da amplificatore. Ci sarà chi la canticchierà, ma anche chi farà uno sforzo in più trovandoci nuovi colori all’interno».

In che vortice ci stai portando?

«In un vortice fatto di emozioni, approfondite e eviscerate. Per me il vortice è metafora delle fasi della vita, dei sali e scendi che continuano a ripetersi. Vivi, sviluppi un progetto, poi succede qualcosa che non doveva andare così, ti fermi, rifletti, riparti. Ho indivuduato queste fasi che si ripetono e ho cercato di raccontarle in ogni canzone. “Belissima” è la delusione di quando qualcosa no va come volevi, la reazione è “Mon Amour”, la libertà di poter trovare qualcosa di nuovo. “Ragazza sola” è capire che la soluzione non è trovare qualcosa di nuovo ma qualcosa di vecchio in te stessa, che ti fa avere una nuova consapevolezza e voglia di ripartire. L’emozione della ripartenza è “Euforia”. Che è quella che sto vivendo adesso.

«Il matrimonio non è mai stato un obiettivo. Ma credo nel per sempre»


Che effetto ti fa essere sposata?

«Il matrimonio non è mai stato un obiettivo. Diciamo che me lo sono immaginata spesso come un’occasione unica di condivisione con le persone importanti della mia vita, quelle che hanno determinato qualcosa di irripetibile. Non era un obiettivo, e non è cambiato nulla. Ho nella mia esperienza di vita una giornata unica che non dimenticherò mai perché volevo quella cosa lì. L’ho avuta e sono contenta. Ma mi sento come prima. E questo è un bene, perché se qualcosa cambia nella mia testa rischio il disastro».

Il per sempre esiste?

«Sì, credo nel per sempre. E credo che cambino gli equilibri, il modo di vivere la parola per sempre. Penso si possa evolvere e cambiare insieme. Non illudersi di rimanere così come si è»

Sei gelosa?

«Lo sono e sono cambiata anche in questo, ora lo dico senza pensare a cosa pensano gli altri di me. Sono gelosa, lo canto in “Bellissima”, in “Euforia”, in “La crisi a Saint Tropez”. Esce la mia fragilità, è umana. La tiro fuori con trasparenza. E me ne frego di dirlo».

"La Crisi a Saint Tropez" racconta la tua storia con Francesco?

«In tutte le canzoni c’è un pezzo del mio presente. Non sempre parlo di una sola persona, ci sono tante esperienze che ho fatto, quando entro in studio metto insieme tutto. Ma è evidente che ci siano momenti autobiografici, raccontati con trasparenza e sincerità. Senza freni né filtri».

In effetti nelle canzoni ti racconti tanto e canti più volte la difficoltà di non riuscire a dire quello che vorresti. Perché è così difficile?

«Perché tanti pensieri si affollano e creano confusione e faccio fatica a tirarne fuori uno. È una cosa che mi succede spesso, trovo la cosa giusta da dire quando è troppo tardi, quando è passato il momento. Mi capitava molto più spesso in passato. Io penso tantissimo, troppo. È qualcosa che mi tiene sveglia la notte, o che mi fa tenere lo sguardo fisso in un punto anche quando sono con qualcuno. Ho la testa che funziona così. E poi tendo sempre a mettermi nei panni degli altri e a volte dire quello che si pensa, che può essere spiacevole, è difficile».

A cosa ti è servita la laurea in fisica?

«Alla forma mentale, al fatto di arrivare alla fine di un percorso che sembra insormontabile grazie alla forza di volontà, all’impegno, al fare un passo dopo l’altro per arrivare».

L’Annalisa bambina sarebbe soddisfatta se ti vedesse oggi?

«Annalisa bambina voleva cose ancora più grandi! Sarebbe contenta, ma non soddisfatta»

Addirittura?

«Da bambina ero già sicura che avrei fatto la cantautrice. Ho capito il significato di cantante e cantautrice molto presto e io sono sempre stata molto sicura di quello che volevo. Le insicurezze sono arrivate crescendo. Ma sognavo grandi duetti all’estero… Ecco, forse per farla contenta bisognerebbe andare all’estero».

O tornare a Sanremo? In gara o da super ospite?

«Tutte e due le cose hanno senso. Negli ultimi anni i superospiti li abbiamo visti in gara. Il meccanismo del superospite inarrivabile si è un po’ rotto e trovo che sia qualcosa di molto bello. Se avessi davvero la canzone perfetta però preferirei andare in gara. Ma dovrebbe esserci "quella" canzone».

Nel frattempo andiamo al Forum?

«Lo sto immaginando e vivendo già da adesso. Sta prendendo forma il disegno sul palco. Voglio che sia un grande club, vorrei vedere la gente divertirsi, ballare, sfogarsi. Tenendo sempre al centro l’emozione. Vorrei vederli ballare con le lacrime, come faccio io quando provo a esorcizzare quello che mi tormenta. Cerco la musica, ci ballo sopra, cerco di non pensare. È qualcosa di tribale. E mi trovo a ballare con le lacrime. Vorrei sentire le loro anime che si emozionano».

Queste tutte le date del TUTTI NEL VORTICE PALASPORT organizzato e prodotto da Friends & Partners:
6 aprile 2024 @FIRENZE – Mandela Forum
10 aprile 2024 @MILANO – Mediolanum Forum (Assago)
12 aprile 2024 @BARI – Palaflorio
13 aprile 2024 @NAPOLI – Palapartenope
19 aprile 2024 @PADOVA – Gran Teatro Geox
21 aprile 2024 @ROMA – Palazzo dello Sport