Giuseppe Giofrè ha sempre ballato seguendo il flusso della vita, la sua. Chiuso nel salotto di casa, a Gioia Tauro, ancora piccolissimo scriveva un sogno che, negli anni, lo ha portato a vincere Amici, ma soprattutto a trasferirsi oltreoceano per lavorare con le più grandi star internazionali. Jennifer Lopez, Taylor Swift, Britney Spears, la sua amata icona pop. Solare con una voglia smisurata di regalare sempre un sorriso. Proprio come ha dimostrato e fatto durante il Roma Pride sul carro di Cosmopolitan, circondato da amore, ma soprattutto musica. «Questo è il mio primo Pride in Italia», ci racconta.

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Mirko Ostuni
Giuseppe Giofrè è il volto di Cosmopolitan Extra. Foto di Mirko Ostuni

Tra le vie di Roma abbiamo celebrato l’amore in ogni forma, cosa rappresenta questo momento per te?

«Penso che dovremmo vivere in un mondo più libero, ma purtroppo non ce lo concedono. Quindi se dobbiamo manifestare, facendolo per ideali giusti in cui crediamo, facciamolo. L’amore dovrebbe essere universale. Non ho partecipato ad altri Pride in Italia, gli scorsi li ho fatti in America, a Los Angeles e a New York».

La scorsa settimana è diventato virale un video sui social di un attacco omofobo a Pavia dove nessuno dei presenti ha difeso la coppia. L'hai visto?

«Sì, certo. Chiamare una persona omosessuale o gay pensando sia un insulto è davvero assurdo. Nessuno, in quel momento, ha detto nulla. Nessuno dice mai nulla».

Hai mai assistito a situazioni del genere?

«Mi ci sono trovato io in prima persona. Sono cresciuto tra i bulli. Mi chiamano "femminuccia". Mi chiamavano gay. Ma io mi sono sempre fatto i fatti miei. Il problema è quando dai della "femminuccia" a un ragazzo che non si sente a proprio agio con il proprio corpo, si aggiunge stress, tensione. Come finiscono alcune storie, lo sappiamo benissimo tutti. Ci sono persone delicate che non riescono a sostenere il giudizio degli altri».

Ai tempi tu hai raccontato quel disagio a qualcuno?

«Assolutamente no. I miei genitori lo hanno scoperto poco fa. All’epoca trovavo inutili quei commenti. Sono andato oltre. Io sono felice della vita che ho vissuto e vivo. I bulli non mi hanno fatto cambiare strada, la strada era quella, io li spostavo».

E in America, dove vivi, come si vive il tema dell’omofobia?

«In America nessuno si ferma a guardare una coppia gay. Se quello che è successo a Pavia fosse accaduto in America, sicuramente qualcuno avrebbe difeso quei ragazzi attaccati. Non ho visto mai episodi di omofobia. Il razzismo è sicuramente più forte».

Cosa rappresenta per te l’amore?

«L’amore rappresenta molto. Prima di tutto è importante mettere noi stessi al primo posto, amarci. Amare noi stessi ci consente di amare gli altri. Io sono una persona sincera, empatica, buona. L’amore lo vedo anche nei gesti verso gli sconosciuti, come aiutare una signora che attraversa la strada con tante buste della spesa. Proprio l’altro giorno mi è successa una cosa simile».

Cioè?

«Ero a Milano, una signora in bici si è spaventata dal tram che le arrivava alle spalle ed è caduta. Io sono rimasto con lei fino all’arrivo dell’ambulanza, poteva essere mia nonna. Ogni giorno sento il direttore dell’hotel per capire se ci sono novità sulla signora. L’amore è questo. Poi io lo ritrovo anche anche nei sorrisi delle persone che incontro».

Come ti piacerebbe vivere l’amore?

«Mi piacerebbe avere una persona al mio fianco, creare una vita con questa persona. Ad oggi non è così perché sono un po’ sfortunato in amore».

Colpa anche del lavoro che ti impegna molto?

«Sicuramente la mancanza di stabilità rende tutto più difficile. Vivo a Los Angeles, ma ora sono in Italia. Poi ci sono i tour. È molto difficile. Ne sarò sempre alla ricerca, ma sto aspettando il momento giusto».

Tu l’amore lo respiri molto anche in casa, hai la fortuna di avere ancora due nonni.

«È vero, ho la fortuna di avere ancora i due nonni, quelli da parte di mia mamma. Mi hanno cresciuto. Abitiamo nello stesso palazzo, in questa case senza porte, collegate. Ne sono molto legato».

Qual è il ricordo più bello che hai?

«Nonna Rita la ricordo in campagna, nell’orto mentre raccoglie i pomodori e le zucchine. Nonno Peppe, invece, me lo ricordo a raccogliere la legna che prendeva dal mare quando c’era l’alta marea. Tornava a casa con tanta legna per l’inverno. Nonno lo chiamano Peppe Stilla, perché ha gli occhi azzurri, così lo chiamano a Gioia Tauro. È bello vedere l’amore tra loro. Mia nonna cucina, va ancora in campagna. Le cose belle restano».

A Gioia Tauro poi è iniziato il tuo sogno…

«Sì, mi mettevo con il pc nel salotto di casa, chiudevo la porta e guardavo i videoclip delle popstar americane e copiavo le coreografie. Era un momento mio, nessuno mi vedeva».

Poi a diciotto anni sei partito per l’America, dopo sei entrato ad Amici, lo hai vinto, ed è iniziata la tua carriera. All’estero hai lavorato con tantissime star, chi è stata la prima con cui hai collaborato?

«Jennifer Lopez, nel 2014 per una residency che aveva a Las Vegas. Poi l’ho ritrovata nel 2018. È una persona che ama divertirsi, ballare. Nelle feste che organizza, invita sempre i ballerini, per esempio. Ricordo che per il tour abbiamo fatto una preparazione di due mesi, era quello organizzato per i suoi 50 anni. Abbiamo festeggiato il suo compleanno a casa di Gloria Estefan a Miami. È stata una bellissima festa. Sul lavoro, invece, è molto rigida, dura, fuori è molto più dolce, più disponibile. Mi ha presentata a Ben Affleck come il suo migliore ballerino. È stato bello».

E con Taylor Swift, invece, hai creato un rapporto più profondo?

«Ho iniziato a lavorare con lei nel 2015, ora è in tour e la sento poco. Ma sì, è vero, si è creato un bellissimo rapporto, gli ero sempre vicino e questo le ha dato grande sicurezza. La figura del ballerino fa tante cose, deve essere attento che l’artista sia sicuro sul palco, io con lei cercavo di farla stare al meglio».

Che emozioni ti dà esibirti live?

«È incredibile esibirsi davanti a 80 mila, 100 mila persone. È la realizzazione di tutti i miei sogni e il risultato di tanti sacrifici. È la cosa che preferisco. Durante i live senti tutto il calore del pubblico».

In tv, quest’anno, ti sei messo in gioco rivestendo un nuovo ruolo, quello di giudice di Amici, come ti sei trovato?

«Mi sono divertito tantissimo. Per Maria (De Filippi, ndr) è stata una vera scommessa farmi ricoprire un ruolo così diverso dal mio. La guardavo durante le puntate e dal suo sguardo capivo che stavo facendo un buon lavoro. La prima puntata è stata difficile, ero molto spaventato. Poi, puntata dopo puntata, ho trovato la giusta chiave. Anche Cristiano Malgioglio mi ha aiutato molto, mi ha permesso di essere me stesso. Da ballerino esprimo con il mio corpo i miei pensieri e avere parola in un programma del genere mi ha fatto crescere molto».

Sei un ballerino, sei stato un giudice e ti sei messo alla prova anche come attore perché il 6 luglio uscirà L'estate più calda in cui reciti una piccola parte. Hai ancora un sogno?

«Dico sempre che da grande mi piacerebbe fare la direzione artistica di tour, show televisivi. Chissà… magari un giorno riuscirò a lavorare alla direzione artistica di Amici, chiuderei un po’ un cerchio in quel programma che mi ha dato molto».

Quest’anno con il ruolo di giudice, la tua famiglia ha potuto seguirti sicuramente meglio nel tuo lavoro, cosa ti hanno detto?

«È vero, quando lavoravo come professionista per il programma, ad esempio, mio nonno faceva fatica a trovarmi tra tutto il corpo di ballo. Quest’anno, facendo l’ingresso in studio, si è goduto tutto lo spettacolo al meglio. Mi hanno visto come protagonista, avevo un ruolo importante, erano tutti molto orgogliosi».

Ti piacerebbe ricoprire questo ruolo anche il prossimo anno?

«Sicuramente, lo spero. Io sono stato dalla parte di quei ragazzi, so cosa vuol dire essere dall’altra parte. Per me è casa e tornare a casa fa sempre bene».

Il pubblico italiano ha imparato anche a riconoscerti, ti piace essere fermato per strada?

«Sì, ne sono riconoscente. Vedere lo stupore negli occhi delle persone è prezioso. Qualche giorno fa in palestra un signore mi ha chiesto una foto per la figlia, il giorno dopo mi ha ringraziato dicendomi di averlo reso il padre più felice del mondo. Io mi sono commosso, ho pianto, queste sono le cose belle. Ho ripensato al mio papà e di quanto possa essere orgoglioso di me».

Cosa diresti oggi al bambino di Gioia Tauro che veniva bullizzato?

«Gli direi di rifare tutto quello che ho fatto. Tutto, senza cambiare nulla perché tutto quello che ho vissuto, mi ha portato a dove sono ora. Non c’è nulla di sbagliato, è tutto giusto. Gli direi forse di avere meno paura, di aprirsi alla vita e agli altri. Magari gli consiglierei di parlare di più, soprattutto dei problemi. Ho capito, da grande, l’importanza di parlare, questo aiuta tantissimo».