A una festa, durante una cena, sui mezzi pubblici, sul lavoro e persino tra le mura di casa: il mansplaining non conosce tempo e spazio. Non si tratta di un retaggio del secolo scorso ma di quotidianità: il mansplaining, ovvero il “te lo spiego io”, è la tendenza degli uomini a spiegare questioni alle donne in modo saccente e carico di paternalismo, senza tenere conto delle loro competenze o capacità.

Pur senza esplicita richiesta da parte della diretta interessata, il mansplainer usa toni accondiscendenti e a tratti offensivi dando per scontato che la sua interlocutrice donna non sappia nulla di quell’argomento.

Mansplaining, cos’è e come riconoscerlo

Mansplaining, significato che si racchiude in due parole: uomo” e “spiegazione”. Il neologismo è stato coniato dalla scrittrice americana Rebecca Solnit nel saggio “Gli uomini mi spiegano cose”, pubblicato nel 2014. La Solnit ha portato all’attenzione pubblica mondiale un fenomeno di cui si era a conoscenza già in passato, ma di cui non si era mai parlato: quel diffuso paternalismo di cui le donne sono vittima quasi ogni giorno.

Ho saputo che hai scritto un paio di libri” è la frase che la scrittrice Solnit, con sei libri pubblicati all’attivo, si è vista rivolgere durante una festa da un uomo che cercava di spiegarle come scrivere di un determinato argomento, citando un saggio che proprio lei aveva scritto.

Ogni donna sa a cosa mi riferisco: a quell’arroganza che, a volte, mette i bastoni tra le ruote a tutte le donne in qualsiasi settore, che le trattiene dal far sentire la propria voce e che impedisce loro di essere udite quando osano parlare”, scrive Solnit: individuare gli esempi di mansplaining più diffusi è il primo passo per contrastarlo.

Dal lavoro alla vita quotidiana: gli esempi di mansplaining più diffusi

Lascia che ti spieghi”, “Forse non sai che”, è il segnale d’allarme che generalmente introduce una situazione di mansplaining, per definizione non richiesta e inutile ai fini del discorso.

Il luogo di lavoro, ad esempio, è il posto dove lo si può incontrare in modo più evidente, diventando un problema non trascurabile. Soprattutto se per le donne lo subiscono da colleghi e superiori, per cui si trasforma in un modo per escluderle dalle decisioni di responsabilità, anche se qualificate.

Non lasciar parlare le donne durante una riunione, prendersi i meriti altrui, spiegare come svolgere il proprio lavoro pur avendone tutte le competenze, sono tutti esempi di mansplaining in cui è facile imbattersi in ufficio e non solo. È accaduto anche all’astronauta americana Jessica Meir quando, nel 2016, si è vista spiegare da un utente Twitter uomo come funzionasse la pressione nello spazio.

Il campo Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), soprattutto nel settore tecnologico e informatico, è un campo privilegiato per i mansplainer: Falon Fatemi, ceo & co-founder di Fireside e fondatrice dell’azienda tech Node.ai, ha dichiarato che diverse volte i colleghi maschi hanno voluto spiegarle come funziona il suo stesso software.

Dalle scienze alle quotidianità, si esplicita tutte le volte che le donne vengono interrotte e sopraffatte mentre parlano. Secondo uno studio condotto dall'Università di Princeton, durante gli incontri o le conversazioni di lavoro e non solo, gli uomini tendono a prendere 3 volte più spesso la parola rispetto alle donne.

Anche il web offre numerosi esempi: i commenti paternalistici che si scatenano contro le donne, quando esprimono opinioni su argomenti per cui sono autorevoli, ne sono la prova. Ad accomunare queste situazioni c’è una caratteristica precisa, fondamentale per riconoscerlo: il mansplainer, pur di parlare, parla di ciò che non conosce. Una dimestichezza legittimata dalla maggiore autorevolezza attribuita alla posizione degli uomini.

Per questo motivo, il mansplaining è una forma di sopraffazione subdola, difficile da individuare soprattutto quando arriva da un collega o una persona fidata. Agire, non avendo timore di infuriarsi, serve per fare la differenza.