Perfino il re dell’hip hop si sta presentando in una versione inedita. Rispettato, ricco sfondato e sposato nientemeno che con Queen Beyoncé, Jay-Z è sempre stato fedele allo stereotipo del black macho (in pratica, l’equivalente Usa del maschio alfa italiano all’ennesima potenza). Fino a ieri non avrebbe mai ammesso che una crisi di coppia potesse rientrare tra i suoi 99 problemi. E invece... Nel suo ultimo album, 4:44, sembra scusarsi più volte con la moglie per non essere un marito esemplare. Dice: «In amore faccio schifo, penso di aver bisogno di una seconda chance. Sarò emotivamente disponibile». Nel suo nuovo video, poi, alcuni suoi amici famosi ammettono le loro debolezze. Un Michael B. Jordan, visibilmente emozionato rivela: «Una delle mie più grandi paure è ritrovarmi solo». Jesse Williams di Grey’s Anatomy, invece, definisce il suo divorzio «l’esperienza più dolorosa della mia vita». Non era mai successo che tanti uomini tutti di un pezzo parlassero a cuore aperto dei propri sentimenti di fronte al mondo. E tutto ciò è in netto contrasto col radicato preconcetto culturale secondo il quale essere virile significa tenere a bada le emozioni. Tradizionalmente, mostrarsi anche un minimo vulnerabili era considerato un segno di debolezza, una cosa da “femminuccia”. Ma i tempi stanno cambiando e i ruoli di genere non sono più così rigidi e definiti. Perfino Brad Pitt ha dichiarato alla stampa di essere in terapia, ammettendo che il proprio alcolismo ha avuto a che fare con a fine del matrimonio con Angelina Jolie. Intanto, atleti famosi come il giocatore di basket della NBA Dwyane Wade pubblicano su Instagram post sentimentali sulle loro compagne. «Questa sorta di movimento di liberazione dell’emotività maschile potrebbe avere un effetto domino», dice Tony Porter di A Call to Men, organizzazione Usa che promuove una concezione sana della virilità per prevenire la violenza di genere. «Queste star esercitano un’enorme influenza sulla formazione dei ragazzi, offrendo modelli culturali positivi». E gli effetti possono raggiungere anche gli adulti.

I sentimenti non sono un’esclusiva femminile


Per secoli le donne sono state educate a dare libero sfogo alle emozioni, mentre agli uomini veniva insegnato di ignorarle. Siamo stati indotti così ad apprendere fin dall’infanzia gli schemi di comportamento e gli stereotipi che riflettevano le aspettative della società in base al genere, secondo un’impostazione evoluzionistica. «Quando gli uomini erano cacciatori e guerrieri, la scarsa espressività era funzionale ai loro compiti», osserva Helen Fisher, antropologa e ricercatrice al Kinsey Institute. Così generazioni di maschi hanno imparato fin da piccoli a reprimere le emozioni («Comportati da ometto»; «Non piangere come una femminuccia») per sostenere
e proteggere la propria futura famiglia. Se hai frequentato un super-macho non puoi ignorare quanto gli effetti di simili messaggi siano stati pervasivi. Chi cresce sentendosi ripetere di fare il “duro” è spesso emozionalmente sottosviluppato. Il che, a lungo termine, può anche avere ripercussioni sulla salute. Varie ricerche dicono che ignorare l’emotività induce comportamenti malsani, innalza i livelli di stress e accorcia le aspettative di vita. La buona notizia è che i giovani uomini di oggi si stanno allontanando dai vecchi cliché: riescono a superare facilmente la dicotomia maschio-femmina e adottano definizioni di genere più fluide. «Molti Millennial ed esponenti della Generazione Z pensano che sia possibile decidere in totale libertà della propria identità sessuale, qualsiasi essa sia», dice Jack Myers, autore di The Future of Men. Una visione, tra l’altro, in linea con i principi che governano la natura: diversi studi dimostrano che prima dell’intervento educativo i ragazzini sono emotivi quanto le bambine. «Dal punto di vista biologico siamo più simili che differenti. I maschi hanno le nostre stesse emozioni, ma vengono scoraggiati a mostrarle», dice Jill Weber, psicologa che studia l’impatto degli schemi culturali sull’identità femminile.


L’effetto Donald e la reazione “controfobica”


Qualcosa dunque sta cambiando. Ma cos’è che in questo particolare momento storico fa sì che finalmente gli uomini si sentano ispirati a rivelare i loro lati più teneri? Secondo Jill Weber potrebbe c’entrare l’attuale presidente degli Stati Uniti. Sul serio! Il machismo di Trump, sbandierato dall’alto della propria carica di leader della maggiore superpotenza mondiale, risulta addirittura caricaturale agli occhi di tanti uomini, che lo vedono così come un esempio di cosa “non” fare. In pratica, questa nuova tendenza a mostrarsi vulnerabili e ammettere i propri errori, sempre più diffusa tra celeb ad alto tenore di testosterone (e tra comuni cittadini che scelgono di seguirne le orme) potrebbe essere una reazione, consapevole o meno, alla plateale arroganza di The Donald, all’ostinazione con cui nasconde le proprie debolezze e alla spavalderia con cui minimizza le sue sparate sessiste definendole innocui “discorsi da spogliatoio”. Weber la definisce una “reazione controfobica”. Un’altra possibile ragione: le donne stanno finalmente pretendendo che gli uomini vadano loro incontro a metà strada. In passato, quando era lui a portare a casa la pagnotta, lei era disposta a sopperire alle mancanze emozionali del partner. Ma oggi è indipendente, istruita, e vuole un rapporto alla pari. «Quando capisci che puoi cavartela anche da sola, diventa più facile esigere che il tuo compagno si impegni quanto te, per far funzionare la relazione», dice Weber.

Cosa cambierà nei rapporti di coppia?


È la grande domanda che a questo punto sorge spontanea. Questa tendenza degli uomini a mettersi emotivamente a nudo migliorerà la qualità delle relazioni? È vero che le donne apprezzano i partner maturi dal punto di vista emozionale, ma non è così scontato che accoglieranno con favore un modello di mascolinità più soft. Il macho sensibile spesso è visto come meno virile o sessualmente poco attraente. Secondo Jack Myers, però, si tratta di un falso stereotipo: il tenerone può essere focoso quanto e più dell’uomo tutto d’un pezzo. «Questa nuova attitudine porterà al maschio alfa maggiori gratificazioni nelle relazioni affettive, ma anche in quelle sociali», afferma l’esperto. Soprattutto quando avrà a che fare con donne dalla mentalità più adulta. «Molte ragazze sono attratte dai maschi alfa durante l’adolescenza e all’inizio della loro vita sentimentale», spiega Shan Boodram, sessuologa ed educatrice sessuale, «ma poi con l’esperienza capiscono che gli uomini disponibili, comprensivi e comunicativi tendono a essere partner migliori». In futuro, dunque, non solo è probabile che il nuovo uomo sensibile incontrerà la crescente approvazione femminile ma indurrà molte donne già in coppia a mettere in discussione le proprie relazioni. Se hai accanto un uomo emozionalmente “menomato” e ti accorgi che intorno a te ci sono un sacco di ragazzi evoluti, sarai meno disposta a lasciar correre certi atteggiamenti. «Una volta che ti rendi conto che sempre più uomini prendono permessi di paternità, dedicano tempo alla famiglia e mostrano le proprie emozioni, ti viene spontaneo dirti: “Be’, anche il mio compagno potrebbe farlo. Forse dovrei spronarlo di più...”», spiega Weber. Riconoscere l’importanza dell’intelligenza emotiva, dunque, può modificare gli equilibri di potere tra uomo e donna nella coppia e nella società, il che rappresenterebbe una svolta straordinaria. Non è, però, il caso di correre troppo: siamo ancora distanti dall’aver raggiunto il mondo idilliaco dove tutti gli uomini sanno essere emotivi quanto le donne. Inoltre, indipendentemente dal genere, parlare troppo dei propri sentimenti potrebbe anche nuocere alla relazione. «Se svisceri tutto ciò che provi, più che un rapporto di coppia vivrai una psicoterapia a tempo pieno», avverte Weber. Comunque sia, la rivoluzione in atto è incoraggiante. Anche per la realtà italiana, dove troppo spesso gli stereotipi maschilisti portano addirittura a giustificare la violenza contro le donne.