Marco Mengoni non si ferma. Negli ultimi mesi ha vinto il Festival di Sanremo con “Due vite”, ha partecipato all’Eurovision Song Contest arrivando a un passo dal podio, si è esibito nei club d’Europa e ha già annunciato i prossimi concerti europei, questa volta nei palazzetti in autunno. Prima però ci sarà l’estate con gli stadi italiani dal 17 giugno. Sarebbe già tantissimo, ma non è abbastanza. Ora pubblica il terzo disco del progetto multiplatino Materia. Dopo Terra e Pelle arriva Materia – Prisma (Epic Records Italy / Sony Music Italy), un disco effettivamente pieno di colori. Ammette di essere stanco, la vita del cantante, lo dice ridendo, non è solo cantare «e al prossimo che mi dice che canto e basta prima lo abbraccio, ma poi lo fulmino con lo sguardo». Eppure riparte con un brano che sa di leggerezza e divertimento, perché è così che sta affrontando questa nuova fase della sua carriera. “Pazza musica”, brano che canta insieme a Elodie, è il suo invito ad abbandonare le preoccupazioni quotidiane.

E se Terra era di ispirazione black, Pelle elettronica, Prisma sceglie la ritmica: «Sono stato attento al ritmo e, come fa il filtro che è il prisma, ho cercato di dare colori diversi alla mia voce, passandola per la prima volta in plug in che non avevo ancora sperimentato, per dare delle prospettive diverse. Nella maggior parte dei pezzi è cruda, naturale, come la lascio sempre, ma in questo disco ho voluto giocare, fare da prisma alle mie corde vocali». C’è tanta energia che esplode in “Fiori d’orgoglio”, brano che vede la partecipazione di Ernia. Ma anche tanta introspezione.

Mengoni sceglie infatti di guardarsi attorno e assorbire i colori delle storie raccolte in questi ultimi mesi, di raccontarne le sfumature, ma soprattutto di guardarsi dentro, mettendo in musica le sue esperienze e i suoi pensieri: «Dentro a questo disco ci sono momenti di vita intima, privata, c’è la rabbia personale, c’è la frustrazione e c’è la gioia. C’è Marco che sta a casa e bacia le sue piante e Marco che sta sul palco. Il disco è quello che uno è. Sono confuso, dubbioso, gioioso, felice. Questo disco suona arrabbiato perché lo sono. Con le cose che sbaglio io, con gli errori che faccio, con il non saper dire di no o non prendermi cura di me stesso. Sono arrabbiato perché le persone non entrano completamente in connessione con quello che è il volere il mio bene. Arrabbiato perché vorrei un mondo diverso e invece le cose vanno in un’altra maniera».

E allora canta le sue posizioni, come in "The Damned of Heart", brano che propone anche una registrazione originale di un discorso di Nelson Mandela pronunciato nel 1980. «Our march to freedom is irreversible, we must not allow fear to stand in our way»: parla di libertà, di inclusione, si preoccupa della condizione degli esseri umani. E rimette al centro l’amore, che da sempre caratterizza la sua creatività, perché in fondo è l’amore che può salvarci. Da “Incenso” a “Un’altra storia” fino al brano che gli ha regalato Calcutta "Due nuvole". Lo incontriamo nella presentazione stampa di questo nuovo capitolo e ascoltiamo con lui alcune tracce, che ci racconta, perdendosi tra emozioni, ricordi e tanta voglia di mostrare che il lavoro che lo ha portato fin qui è servito a renderlo ancora più libero. E pronto a urlare i suoi messaggi.

“Pazza musica”

«Elodie è un’amica, siamo molto in sintonia. Avevamo già in mente da tempo di fare qualcosa insieme, è nato questo pezzo. È un augurio a noi stessi, di scivolare sopra le paure e l’ansia. È una cosa che abbiamo in comune. Questo lavoro a volte ti porta ad avere paure che speriamo la pazza musica porti via».

“Fiori d’orgoglio”

«Ho chiesto a Ernia, un altro amico di far parte di questo capitolo così importante per me. Avevo subito voluto partecipare al suo pezzo "Tutti hanno paura", qui mi accompagna lui. È un pezzo melodicamente molto serrato, volevo qualcuno che masticasse il rap meglio di me, ma anche Ernia ha scelto la melodia. L’ho già suonato in anteprima nelle date europee»

“The Damned Of The Heart”


«È il pezzo che ci ha messo di più a nascere e crescere. Si ispira a un saggio di antropolgia psichiatrica di Frantz Fanon “I dannati della terra”. Contiene tantissimi spunti e messaggi, riflessioni e parole della società che vivo. Ho ripreso il concetto di assolutismo, partendo dal caporalato, che era qualcosa di ingiusto, come è ingiusto non capire frasi che riguardano i diritti e la società. La nostra società si è evoluta in questo, ma c’è da fare un cammino ancora lungo. Ho paura per il modo in cui si stanno affrontando alcune tematiche nel nostro paese, il pezzo parla delle paure del passato e forse anche per questo guarda con forza al presente. Ci siamo battuti per essere esseri umani liberi, ma non è abbastanza. Mi spaventa l’idea che si possano fare passi indietro. Spero che arrivi a più persone possibili».

La bandiera all’Eurovision

«Viviamo in un mondo talmente veloce che a volte i messaggi che si lanciano entrano a far parte dell’abitudinario. Ho portato sul palco durante la Flag Parade a Liverpool quella bandiera, che non è solo la bandiera arcobaleno, ma quella dell’inclusività. Per tutte quelle minoranze che in realtà poi compongono la nostra società, per dare un messaggio che l’Italia non deve fare un passo indietro sui diritti. L’Europa è pià avanti di noi, ma ho sentito la responsabilità di urlarlo davanti a tantissime persone. Volevo ricordare all’Europa che tanti la pensano come me, che siamo tutti uniti per la musica e per la libertà dell’uomo».

Il tour

«Il tour negli stadi è un continuo del precedente. Ma cambieranno tante cose, un po’ dipende da Prisma, ma molto da me. Non riesco a fare la stessa cosa più di un tot di volte»


Il bilancio di un periodo incredibile

«Io non so ancora come io riesca a parlare e a fare più o meno delle frasi di senso compiuto. Sto parlando un sacco con la mia psicologa di questo perché ogni tanto mi sento come se non potessi più condividere e dire niente, come se fossi in palla. Lei mi spiega tutto il procedimento di stress che avviene nel corpo e nel cervello, mi dice che dipende dalla pressione. Sto facendo cose pazzesche e bellissime e so di essere fortunato, privilegiato e ringrazio tutto e tutti, nel mondo visibile e invisibile per avermi permesso di fare tutto questo, però è comunque dura, è un lavoro che passa per una fortissima emotività e pressione. E per quanto tu possa essere cresciuto e abbia imparato a pensare, a respirare e meditare, è molto stressante.

Nell’ultimo anno io non ho avuto una vita. I miei amici mi reclamano, ma spesso non ho proprio la forza. È bellissimo condividere tutto questo amore ed energia, ma quando torno a casa e ho un attimo per stare con me stesso… non mi va di vedere nessuno. Sembra che lo faccia apposta a non voler nessuno vicino ma è proprio un momento di stacco che mi serve. Per essere concentrato ma anche soddisfatto delle cose belle o brutte che faccio. Non è facile mantenere questo mestiere in un determinato modo. Se poi sei su tutto è ancora più difficile. Io cerco di seguire tutto. E in questo anno seguire tutto è stato proprio un lavorone. Per fortuna ho alcune persone che lavorano con me che mi aiutano, ma poi sul palco ci salgo io».

La soddisfazione

«Mi sono detto “bravo” dopo questo disco. Sono molto soddisfatto. Sul resto, penso sempre di poter fare meglio, ma questa volta mi sono divertito, sono cresciuto tanto rispetto a dieci anni fa. Ma non mi aspettavo questi risultati, Sanremo, che l’Europa reagisse in questo modo. Mi sono divertito tanto. Per Eurovision ho studiato tanto l’inglese, volevo essere padrone delle mie comunicazioni, volevo poter capire gli altri e farmi capire. C’erano tante cose che volevo dire. Sono molto soddisfatto, da uno a dieci, cento».

Materia

«È stato un lavoro su me stesso incredibile. È stata una continua analisi, di quello che sto vivendo, di quello che vivrò. Ho cercato di vivere il più possibile in mezzo agli esseri umani, di capire quali fossero le esigenze degli altri. Mi piace scoprire di me e degli altri, sono curioso. Ma è stato anche stancante. È stato un bel viaggio, di quelli che ti ricordi, proprio perché sono stancanti e ne hai viste tante. Mi sono svegliato delle mattine con l’alba, in mezzo al deserto, ho preso delle barche, ho portato zaini pesantissimi, però ho visto anche animali che non avevo mai visto. È stato un viaggio che mi ha permesso di vivere tutte queste cose, e anche per questo rimarrà un’opera unica. Non farò più tre dischi insieme. Ma questa volta era l’unico modo per seguire quello che avevo desiderato, non sarebbe stato possibile in un unico disco. Mi ha permesso di modificare e modificarmi, di cambiare tante cose».

“Due nuvole”

«È un regalo di Edoardo, Calcutta. Ho cercato di rivestirlo dell’ultimo Battisti, quello un po’ più psichedelico. È il pezzo che mi mette più gioia ascoltare, mi alleggerisce, fa da contrappeso a una sostanza più pregna degli altri. È uno di quei pezzi che quando non mi va di ascoltare musica, posso ascoltare».

Il futuro

«Ci sarà il tour che porterà divertimento ed energia, poi mi fermo e parto per l’Europa con una sfida molto più grande rispetto all’ultimo tour. Non saranno più piccoli club ma palazzetti. Di certo poi vorrò fare un viaggio, il prima possibile. Perché se non vivi non puoi scrivere altro. Vorrei trasferirmi all’estero per un paio di mesi, vivere in una dimensione diversa, respirare altro. Lo avevo già fatto, a New York, a Madrid. Poi non abbiamo più potuto viaggiare, ma ora vorrei. Ho bisogno di essere un cittadino del mondo, di conoscere e attraversare modi diversi di vita. Sto bene a Milano, ho una casa piena di piante a cui devo badare, ma ho bisogno di contatto, di capire gli altri. Mi apre il cervello. Lavorativamente parlando credo sia fondamentale. Ti inventi vivere con e insieme agli altri».