Alasdair Gray non è un personaggio di Povere Creature! il film di Yorgos Lanthimos che ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, ma potrebbe tranquillamente esserlo. Occhiali quadrati, capelli arruffati, baffi e pizzetto bianchi e due occhi un po' spiritati, lo scrittore e artista scozzese morto nel 2019, autore dell'omonimo romanzo da cui è stato tratto il film, sembra assomigliare alle creature dei suoi libri, creature fantastiche, a tratti mostruose, eppure incredibilmente umane, come lui, come noi. Ora che tutti sono ossessionati da Emma Stone nei panni di Bella Baxter, giovane donna riportata in vita da un inquietante scienziato (Willem Dafoe) che le ha impiantato il cervello di una bambina (e lo saremo ancora di più il 25 gennaio, all'uscita del film nelle sale), il romanzo di Gray sta vivendo una nuova vita.

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Louis MONIER//Getty Images
Alasdair Gray

A Glasgow, città natale amatissima di Alasdair Gray, si possono ancora trovare i suoi murales, alle fermate della metropolitana o nei ristoranti. Gray, classe 1934 era un uomo eclettico, multiforme, socialista e indipendentista, ma anche impossibile da etichettare. «Era un artista in ogni sua forma», scrive il Guardian, «Era un uomo del Rinascimento. La sua generosità e genialità – avvertite da tutti coloro che lo conoscevano anche solo un po' – erano fonte di calore sorprendente e liberatorio». Prima di pubblicare il suo primo romanzo, aveva studiato design e pittura murale al Glasgow College of Art, poi si era dedicato a progetti freelance come illustratore e aveva scritto delle opere teatrali. Il suo primo libro è stato pubblicato nel 1981: Lanark, una tetralogia a metà tra surrealismo e realismo, scritta in trent’anni di vita, che spinse lo scrittore Anthony Burgess a definire Gray «il miglior romanziere scozzese dai tempi di Walter Scott».

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In Italia Gray è poco conosciuto, ma ad agosto Povere Creature! è stato nuovamente edito da Safarà Editore, tradotto da Sara Caraffini e con prefazione di Enrico Terrinoni. In attesa che il film di Lanthimos arrivi al cinema, questo romanzo fortemente sperimentale è una perfetta esperienza prodromica. È ben più di un libro: contiene illustrazioni, stralci di lettere, giochi di parole, ritagli di giornale: si entra in un mondo fantastico e si riemerge dopo mirabolanti avventure verso la ricerca di noi stessi. Di questo parla il romanzo: i rimandi di Gray ai classici vittoriani, uno tra tutti naturalmente Frankenstein di Mary Shelley, sono espliciti e ironici e servono per mettere in dubbio proprio la costruzione del sé. Siamo noi a creare la nostra identità? Oppure altri lo fanno al posto nostro, scrivono la nostra storia, ci appiccicano etichette e regole? Queste domande sono ancora più attuali se lette al femminile (e Bella Baxter, a differenza della creatura di Frankenstein, è una donna) in una società che impone ruoli, restrizioni, immagini, modelli, e dove gli uomini pretendono e impongono. «Cosa sarebbe una donna se potesse ricominciare da zero?», si chiede Emma Stone nelle note stampa del film: Bella Baxter per reclamare se stessa riparte dal corpo, dai sensi, dall'erotismo, dalla politica, dai libri.