Il primo campanello d’allarme mi è suonato mentre intervistavo Linda Raimondo: alla domanda sul perché, secondo lei, ci sono così poche donne iscritte a Fisica, mi ha risposto che le sue compagne di classe alle superiori erano più interessate ad altre facoltà, non necessariamente umanistiche: molte, mi ha spiegato, si sono iscritte a Medicina. Che comunque viene considerata una materia STEM, anche se non in senso stretto (l'acronimo sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Il secondo campanello è questo articolo pubblicato dall’Atlantic, secondo il quale nei paesi in cui c’è più parità tra uomini e donne, ci sono anche meno donne nelle discipline STEM. Possibile? Pare proprio di sì e la motivazione è strettamente legata al divario di genere e al bisogno di emancipazione delle donne che vengono discriminate sul lavoro.

Uno studio recente, pubblicato da Psychological Science e condotto dagli psicologi Gijsbert Stoet della Leeds Beckett University e David Geary dell'Università del Missouri, spiega che esiste un paradosso delle discipline STEM: siamo brave nelle materie scientifiche, ma non ci interessano.

La sottorappresentanza di ragazze e donne nei settori della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica (STEM) è una preoccupazione continua per gli scienziati sociali e i responsabili delle politiche. Usando un database internazionale sui risultati degli adolescenti in scienze, matematica e lettura abbiamo rilevato che le ragazze rendono in modo simile o migliore dei ragazzi di scienza in due paesi su tre. In quasi tutti i paesi presi in esame, c'erano più ragazze in grado di sostenere un corso di studi STEM a livello universitario rispetto a quante fossero realmente iscritte. Paradossalmente, le differenze tra i sessi nell'entità dei punti di forza accademici relativi e nel perseguimento dei gradi STEM sono aumentate con l'aumento dell'uguaglianza di genere del paese.

Quali possono essere allora i motivi? Prima di tutto culturali. I paesi dove c'è meno parità di genere spronano di più le ragazze a impegnarsi nelle materie STEM. Dove il gender gap è minore c'è meno pressione sociale che spinge le ragazze a diventare ingegnere o astrofisica, perché anche se scelgono di diventare insegnanti o filosofe, manager o illustratrici, architette o avvocatesse, la carriera per loro non è una corsa a ostacoli contro il soffitto di cristallo, la discriminazione arbitraria che permette agli uomini di fare carriera e schiaccia indietro le donne.

Le donne che vivono in paesi dove il maschilismo è dominante vedono le materie scientifiche come uno strumento potente per emanciparsi ed essere indipendenti economicamente: sono pagate bene, danno prestigio sociale e in genere hanno percorsi di carriera più lineari.

Nel mondo le donne che fanno studi STEM o impiegate in professioni scientifiche sono il 28% del totale.

Un rapporto UNESCO spiega l'urgenza di sgombrare il campo alle donne, in modo che scelgano in modo davvero libero e consapevole se perseguire una carriera scientifica.

Dobbiamo comprendere e abbattere gli ostacoli che tengono le studentesse lontane dalle discipline STEM. Dobbiamo stimolare l'interesse fin dai primi anni, combattere gli stereotipi, formare gli insegnanti per incoraggiare le ragazze a perseguire carriere STEM, sviluppare programmi di studio sensibili al genere, fare da mentore a ragazze e giovani donne e cambiare mentalità.

Sei brava ma non sai di esserlo? È la sindrome dell'impostore, baby

Quando credi di non aver studiato abbastanza va a finire che studi il triplo, impari meglio e diventi davvero più brava. E magari prendi 30 in una materia in cui credevi di essere negata. Ma chi l'ha detto? A volte a suggerirtelo può essere stata, involontariamente, la tua famiglia.

I genitori possono avere un'attitudine positiva o negativa verso queste discipline, a volte perché loro stessi sono vittime del pregiudizio legato agli stereotipi di genere. Per esempio se i tuoi ti hanno in qualche modo convinta che non sei portata per la matematica o, assecondando la tua propensione per le materie umanistiche, ti hanno deviata verso un liceo artistico o classico anziché verso uno scientifico. Ma anche molto prima, se da piccolissima ti hanno incoraggiata a giocare con le bambole o con la mini stirella, mentre tuo fratello si esercitava col Sapentino o con il Meccano.

Le prove dimostrano che l'atteggiamento delle ragazze legati alle STEM sono fortemente influenzati dal loro ambiente familiare, in particolare i genitori. Quelli con uno stato socioeconomico più elevato e titoli di studio più elevati tendono ad avere atteggiamenti più positivi nei confronti dell'istruzione STEM per le ragazze.

Solo 17 donne fino a oggi hanno vinto il Premio Nobel in Fisica, Chimica o Medicina. La prima è stata Marie Curie nel 1903. Gli altri 572 sono uomini.

La buona notizia è che, anche se meno rispetto agli uomini sempre più donne decidono di darsi alle STEM rispetto al passato. Secondo una ricerca della National Science Foundation americana, negli Stati Uniti le donne scienziato e ingegnere sotto i 75 anni sono circa il 43% percento del totale, quindi leggermente meno degli uomini. Quelle under 29 invece sono più dei maschi e salgono al 56%.

Un fattore che, secondo i ricercatori, frena questa crescita, è il fatto che le femmine abbiano migliori competenze linguistiche e una maggiore propensione alla lettura, e che quindi preferiscano materie umanistiche, o quelle in cui il corso di studi richiede di leggere e memorizzare molti testi, come Giurisprudenza o Sociologia.

Uno studio condotto dall'OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) rivela un altro motivo davvero bizzarro e controintuitivo: nei paesi in cui le ragazze sono più ansiose dei maschi quando devono risolvere un'equazione, tendono ad essere più brave in matematica dei loro compagni maschi.

Succede in Islanda, Giordania, Malesia, Qatar e Thailandia. Paesi che si trovano Nord e Sud dell'equatore, in continenti dell'Est e dell'Ovest, dove le donne sono molto emancipate o pochissimo. Comunque denominatore? Scarsa autostima, maggiore senso di autocritica e sindrome dell'impostore (quella secondo cui crediamo di essere meno brave e preparate di quanto realmente siamo): limiti spesso autoimposti che potrebbero abbatterci, invece le ragazze che abitano in questi paesi, spinte anche dal contesto sociale, riescono a usarle come trampolino per eccellere.