Ci sono boss adorabili, equilibrati, competenti come Jules Austin (la startupper del film Lo stagista inaspettato) e altri che, be', ti chiedi come abbiano fatto ad arrivare così in alto. Anzi, lo sai: rendendo la vita impossibile ai loro dipendenti e collaboratori, prendendosi meriti altrui, sgomitando tra i malcapitati. Anche se non hai mai lavorato un giorno in vita tua, ti basta guardare Come ammazzare il capo... e vivere felici (Horrible bosses) 1 e 2, per renderti conto dei livelli di meschinità e stronzaggine a cui può arrivare un capo. Le ricerche parlano chiaro: le persone non scappano dalle aziende, ma da capi terribili che rendono il clima lavorativo un inferno, magari bravissimi a portare risultati all'azienda, ma del tutto incompetenti a gestire le persone. Li riconosci dal fatto che i loro reparti alle 18 in punto diventano il deserto dei Tartari e il clima è decisamente soffocante, c'è un tournover impressionante di persone che appena possono lasciano il team, si fanno spostare in altri reparti o cambiano direttamente aria.

Tra gli errori più comuni che fanno i capi, secondo l'Huffington Post, c'è quello di dare carichi di lavoro irragionevoli e non dire mai grazie!

Il capo che ti stressa, peraltro, non fa bene all'azienda: è scientificamente provato che la produttività aumenta se le persone sono felici di lavorare in ambiente sereno, con carichi di lavoro equi, che permettano di gestire anche le altre priorità della vita oltre al lavoro. Microsoft l'ha sperimentato l'estate scorsa in Giappone riducendo l'orario lavorativo all'equivalente di 4 giorni a settimana: il progetto faceva parte del Work Life Choice Challenge 2019 Summer e ha dato risultati talmente positivi che sta cambiando l'etica aziendale, soprattutto in un paese dove iperlavorare viene considerato un dovere morale.

Se tu hai l'ambizione di avere anche una vita oltre al lavoro, o se fare un lavoro che ami è l'ambizione della tua vita, avere il capo giusto fa sempre la differenza. Anche quando non è un capo simpatico, comprensivo, amicone, può essere la persona che ti farà crescere, o da cui imparare.

Consideri il tuo capo un amico? Una Cosmogirl su 7 tra chi ha risposto al nostro sondaggio su Instagram Stories ha risposto: neanche per sogno!

Non tutti i capi sono allucinanti e, anche quando lo sono, forse può valere la pena sottoporsi alle loro grinfie, sempre restando ampiamente dentro i limiti dell'etica lavorativa, senza sconfinare in mobbing, bossing o altre tipologie di violenza psicologica sul lavoro.

Al netto della sua caratterizzazione un po' macchietta in stile direttore-dittatore, perfino una come Miranda Priestly de Il diavolo veste Prada potrebbe essere un capo "desiderabile" perché ha davvero molto da insegnare alle sue stressatissime assistenti, ampiamente più di quanto loro possano sperare di imparare da chiunque altro. Anche se difficilmente potrebbe vincere la statuetta di Miglior Capo dell'Anno, soprattutto se agli inizi un capo come lei forse lo vorresti

Abbiamo frugato a caccia di esperienze su Reddit, dove alla domanda

"Qual è la dote più importante in un capo?" (anche un capo odioso)

sono arrivate risposte davvero interessanti.

È dotato di intelligenza emotiva

Piccola o grande che sia l'azienda o il reparto che dirige, tante o poche le pers0ne che lavorano direttamente sotto la sua supervisione, il capo senza cuore semplicemente non l'ha attaccato al cervello.

Il mio capo è molto giovane e ha un’età abbastanza vicina a quella del resto del team, quindi comprende le esigenze dei suoi dipendenti a un livello più personale. Si interessa molto alle nostre vite al di fuori del lavoro. La cosa più importante è che non ha paura di ammettere quando è in difficoltà o ha bisogno di una mano. È per questo che sono rimasta in questo posto di lavoro così a lungo e ho intenzione di restarci.
Il mio capo ha un cuore: si prende cura delle persone che lavorano con lui e riesce ancora a stare in trincea assieme a chi fa il lavoro duro.

È una persona rispettosa. Troppi capi ti vedono come un lavoratore e niente di più.


Non ti sta col fiato sul collo

Il una parola: delega. Si fida, ma ti mette anche nelle condizioni migliori per non tradire, anche involontariamente, la sua fiducia. Sbagliare, con un capo così, non è un dramma perché la relazione si basa su uno scambio fondato sulla reciproca stima. Non fa micromanagement, ovvero la microgestione di ogni piccolo aspetto del tuo lavoro: non ti costringe a report continui, ti lascia lavorare in pace. Fa un passo indietro, ma la sua porta è sempre aperta.

La mia attuale manager è una persona con cui mi sento molto fortunata di poter lavorare. Per me è la migliore! È onesta, ascolta, si preoccupa sia a livello professionale che personale, ma mantiene le giuste distanze professionali, non si occupa affatto di microgestione, ci spinge a migliorarci in continuazione. Quando fa una critica o un elogio è sempre in ottica costruttiva.

Il mio capo per me è un mentore: posso sempre contare su di lei se ho qualche dubbio o domanda, è una persona straordinaria e positiva che rende l'ambiente di lavoro estremamente piacevole per tutti. Sa delegare e si fida dei suoi dipendenti.

Il mio capo preferito l’ho avuto ai tempi dell’università. Mi ha fatta sentire apprezzata per come svolgevo il mio lavoro e non mi è mai stato troppo addosso. Sfortunatamente, la maggior parte dei capi che ho avuto in seguito si sono dimostrati meschini, immaturi o scostanti.
La mia attuale capa è una persona corretta, amichevole e affidabile. Non mi chiedo mai come reagirà a qualcosa perché è molto chiara sulle sue aspettative, è brava a comunicare e ascolta quello che ho da dire. È anche molto equilibrata e lavora bene sotto pressione, il che sembra rendere il nostro team più fiducioso quando dobbiamo gestire qualche progetto da incubo. È completamente diversa dal mio capo precedente, un tipo davvero dispersivo, non capivi mai dove andava a parare, in più non si rendeva mai disponibile e dovevo sempre rincorrerlo. Un’altra vita!

Ti tratta da pari

Le gerarchie sul lavoro esistono ancora: il tuo capo è pur sempre il tuo capo, ma questo non significa che debba comportarsi con superiorità o tu trattarlo con deferenza. Un ambiente di lavoro rilassato e amichevole è un must have!

La mia capa è una delle migliori amiche di mia madre, quindi la conosco da una vita. Condividiamo la stessa passione per i libri e i viaggi, quindi di solito finiamo per parlare per ore dopo il lavoro. Ormai è quasi come una seconda mamma per me e il fatto che avrebbe dovuto essere la mia madrina probabilmente aiuta, ahah.
Il capo migliore che ho avuto si prendeva veramente cura del suo staff. Ci trattava come se fossimo suoi amici.

La mia ex capa è diventata una delle mie migliori amiche. Mi ha portata al mio primo concerto e siamo state a un pigiama party insieme. Non si è mai comportata da boss, ma più come una sorella maggiore.
Le doti che apprezzo di più nel mio capo sono la sua immensa esperienza, la conoscenza enciclopedica (sa davvero tutto!) e il suo senso dell'umorismo.

Ti fa crescere

Il tuo diretto superiore è la persona che, meglio di chiunque altra, conosce i tuoi pregi e difetti sul lavoro, il tuo talento, i tuoi punti deboli e quelli di forza. È la persona che ti vede all'opera e, quando è il momento di distribuire bonus, aumenti di stipendio o promozioni, ha presente il tuo valore. E se lui o lei ha contribuito a renderti una professionista migliore, le possibilità che riconosca i tuoi meriti è maggiore. Ma anche senza un tornaconto immediato, un capo-mentore è la cosa migliore che ti possa capitare!

Il mio ex capo si preoccupava molto della qualità del nostro lavoro e si dedicava molto a sviluppare le nostre capacità.

Il mio ultimo capo è stato eccezionale, in quanto mi ha permesso di crescere e ha considerato un vantaggio il fatto che io sia molto giovane, nonostante la mia scarsa esperienza. Non mi ha discriminata in base alla mia età. È stato di supporto, stimolante e costruttivo, ma anche gentile, divertente e amichevole.

Il mio ex capo aveva stabilito davvero un legame autentico con i suoi dipendenti. Nel mio caso mi ha aiutata a compensare la mia mancanza di esperienza, rendendomi le cose più facili e comprensibili, oltre a insegnarmi qual era il modo giusto di fare le cose e un sacco di termini tecnici che all’epoca non conoscevo.
Ho adorato un mio ex capo che credeva in me e nelle mie capacità, quando non tutti i miei superiori la pensavano così. Ha saputo rivolgermi critiche costruttive. Ho imparato molte cose da lui, che mi hanno aiutato concretamente a diventare un manager a mia volta.


È un leader

L'esatto opposto del capo scaricabarile che che si sfila, ti lancia una patata bollente e si dà alla macchia, è uno dei tipi più subdoli. La sua attitudine non è quella di distribuire il lavoro in modo equo, rispettando i carichi e le inclinazioni personali dei membri del team (oltre che, ovviamente, le loro job description).

Non mi scavalca e non mi assilla, mi fa imparare un sacco di cose e mi coinvolge attivamente nelle cose in cui devo essere coinvolta. Non posso davvero lamentarmi!

La flessibilità nella gestione delle persone per le è la dote migliore in un boss. Quando si hanno tante persone da gestire è fondamentale capire come prenderle dal verso giusto. Ho una grande ammirazione per i capi che sanno come gestire personalità diverse, facili e difficili.

Io apprezzo la leadership: sei il mio capo, non un mio amico. Mi aspetto che tu prenda le decisioni, anche quelle con cui non sono d’accordo, purché le prenda con fermezza e coerenza.
Il mio capo mi tratta come una pari, nonostante tra noi ci sia una notevole differenza di età (più di 10 anni) e di esperienza.
La passione! Ama il suo lavoro e ama insegnare il mestiere alle persone che vogliono impararlo.