Una passione di famiglia al volante del bus

Marzia ha 25 anni e da quando ne aveva 23 guida l'autobus gran turismo per FlixBus in giro per l'Italia e l'Europa. Ha iniziato a guidare a livello professionale intorno ai 21 anni, non appena ha avuto l’età giusta per poter seguire il corso per la patente D. La sua è una passione che scorre nel DNA.

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Marzia


Nella tua famiglia guidano tutti: quanto ti ha condizionata e motivata il tuo background famigliare?
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Nella mia famiglia guidano sia mio padre, autista di pullman come me, sia mia madre autista di ambulanze. Mentre mio padre mi ha trasmesso la passione per questo lavoro, mia madre, con il suo esempio, mi ha insegnato che non importa se sei uomo o donna, ciò che conta è avere la guida nel proprio dna. Sapevo che l’autista era il lavoro della mia vita e ho fatto di tutto per poter realizzare il mio sogno."


Racconta la tua scelta di guidare l'autobus turistico...
"L’autista di autobus turistico non è sicuramente una scelta facile: c’è sempre qualche passeggero che si stupisce di vedermi al volante o qualcuno che mi guarda dubbioso; tuttavia quando arrivano puntuali a destinazione mi ringraziano, quasi stupiti che abbia saputo farlo senza intoppi. Inoltre, le lunghe distanze possono non essere particolarmente congeniali per le donne per via delle lunghe ore fuori casa. Per questo, in ottica di una famiglia, ho deciso di passare a ritmi di vita più tranquilli e dedicarmi alle tratte locali e ai servizi scolastici."


Qual è la tratta che ami di più?
"In realtà non ho una tratta preferita. Da quando ho preso la patente superiore, e in particolare con le linee FlixBus, ho portato viggiatori in Olanda, Svizzera, Francia e in giro per mezza Italia in luoghi meravigliosi che non sapevo neanche esistessero. Quello che mi piace di più è condurre le persone verso le mete che più desiderano e in alcuni casi aiutarli a ricongiungersi con amici e parenti."

La tua giornata tipo al volante dell'autobus?
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Di solito la mia giornata inizia molto presto: arrivo al deposito per ritirare le chiavi e controllare il veicolo. Dopodiché raggiungo il punto di partenza della linea, di solito ci si arriva 15 minuti prima dell’orario di partenza (e nel caso riesca a raggiungerlo molto prima riesco anche a bere un caffè con i colleghi). All’arrivo dei passeggeri controllo i biglietti e li aiuto a sistemare i bagagli. Questa attività viene ripetuta ad ogni fermata della linea. Per le linee a lunga percorrenza con oltre 4 ore di guida è prevista una sosta in autogrill di 30 minuti, dove ne approfitto per mangiare. Faccio pasti leggeri ma sostanziosi tipo insalatone, carni bianche con verdure, riso o cereali. E cosa importante, non esagero mai con i dolci!"

Hai incontrato qualche stereotipo di genere per il fatto di essere una donna, in un settore in cui guidano prevalentemente maschi?

"Noto che c’è ancora un pò di diffidenza tra i passeggeri di sesso maschile. Ma guidare gli autobus mi rende felice e questo mi da la forza di affrontare tutte le difficoltà e di ribattere a testa alta alle battute di tutti quei passeggeri e amici che trovano assurdo che una donna possa svolgere egregiamente questo tipo di lavoro."

Tra le nuvole per coronare un sogno

Merel, olandese, a soli 26 anni è first officer easyJet. Da tre anni vive a Milano per essere vicina a Malpensa.

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courtesy easyJet

"Sono cresciuta in Olanda, vicino a Utrecht. Dopo il liceo ho deciso di prendermi un gap year, grazie al quale ho potuto frequentare un anno presso una scuola d’arte e un corso di fisica. L'anno dopo ho iniziato la mia formazione da pilota con CAE Amsterdam. Mi sono laureata alla fine del 2013, ma a causa della crisi non sono riuscita a trovare subito lavoro, nell'anno che mi ci è voluto per trovarne uno, ho lavorato in un negozio di scarpe, come assistente di cabina e per il governo olandese. Nell'aprile 2015 ho iniziato il mio training con easyJet, dopo il quale sono stata assegnata alla base di Londra Stansted. Nel novembre 2016 mi sono trasferita a Milano."

Quando hai iniziato a sognare di diventare pilota?

"La prima volta che ho pensato di voler diventare una pilota avevo circa 13 anni: in occasione di una giornata dedicata al mondo del lavoro organizzata dalla mia scuola mi sono avvicinata incuriosita allo stand dedicato alle carriere nell’aviazione."

Raccontaci che percorso hai intrapreso per realizzare il tuo sogno...

"Il percorso per diventare pilota civile comporta diversi costi e i miei genitori non potevano permettersi di sostenermi, così ho esplorato altre strade. Ho abbandonato il mio sogno fino a quando ho incontrato un conoscente che stava svolgendo il corso di addestramento da pilota e l’idea ha ricominciato a farsi spazio nei miei pensieri. Quando poi ho partecipato ad un open day in una scuola di volo, ho avuto la sensazione che fosse davvero la strada giusta per me, e da lì non sono più tornata indietro. Quando ho finito l’Accademia di Volo nel dicembre 2013 c'erano circa 1000 piloti disoccupati nei Paesi Bassi, il paese dove sono nata, e trovare un posto di lavoro era molto complicato. Tuttavia, non mi sono lasciata scoraggiare: ho continuato a inviare il mio curriculum a diverse compagnie aeree, nella speranza che mi assumessero. Sono riuscita ad diventare assistente di volo e poi in un secondo momento, superando positivamente tutti i test previsti, sono riuscita ad entrare in easyJet e finalmente a coronare il mio sogno. Il 9 novembre, lo ricordo ancora, ricevetti una chiamata da un numero inglese: ero così nervosa che riuscivo a malapena a sentire il messaggio lasciato sulla segreteria telefonica, avevo appena ottenuto il lavoro."

Sei una pilota molto giovane, in un ambito molto maschile. Come ti senti in questo ruolo?

"Penso che sia fantastico lavorare come pilota, e che sia una carriera assolutamente adatta a una donna. Sono in easyJet da quasi 4 anni, gli orari di lavoro sono molto vantaggiosi e mi permettono di mantenere uno stile di vita equilibrato: mi consente di viaggiare spesso, e durante la settimana riesco ad essere a casa quasi sempre ogni sera, quindi avere una vita sociale non è un problema. Molte donne hanno paura di intraprendere questa carriera, pensando di non essere adatte a questo stile di vita che è considerato ancora una prerogativa maschile, e temono di non riuscire ad adattarsi. La verità è che non ci sono barriere in questo settore, io personalmente non ho mai subito discriminazioni o ricevuto commenti negativi da parte dei colleghi. Al contrario, la maggior parte dei piloti è molto socievole. Le uniche persone da cui a volte ricevo commenti sono i passeggeri, ma sono episodi che fanno quasi sempre sorridere. Una volta un passeggero mi ha chiesto se sono stata la prima pilota donna, rido ancora al solo pensiero."

Com'è la tua giornata tipo?

"La mia giornata può cominciare anche molto presto: con il volo del mattino la sveglia scatta alle 03:50, ma trovo che le partenze all’alba siano sempre le più emozionanti: ad esempio in decollo da Catania la luce del primo giorno illumina l'Etna, è uno spettacolo meraviglioso vedere la neve che diventa rosa! Nella mia settimana tipo, oltre ai collegamenti che mi sono normalmente assegnati, ci sono giorni in cui devo essere disponibile per il cosiddetto standby aeroportuale, nell’eventualità in cui sia necessario un pilota in caso di emergenze o imprevisti. Può essere effettuato sia nella base assegnata a ciascun pilota, sia da casa, una sorta di “smart working” dell’aviazione. Questo mercoledì, ad esempio, durante il mio standby ho dovuto portare un aereo vuoto a Berlino, per poi volare a Napoli e tornare a Milano. Altre volte invece, mi rimane del tempo per esplorare un po’ le città, quando sono d’istanza in Italia ne approfitto sempre per assaporare qualche specialità della cucina locale."


In sella alla bici a tutta flessibilità

Francesca, 25 anni, bolognese d'origine, guadagna qualche extra pedalando in giro per la città, facendo consegne in bibicletta per Take My Things. Da tre anni vive a Torino dove si è laureata in Psicologia e sta per concludere l’anno di tirocinio post-lauream in Cure Palliative, che le permetterà di abilitarsi alla professione. Poiché il tirocinio non è retribuito ha trovato qualche lavoretto per mantenersi.

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Francesca

Francesca, oltre a dedicarti al tirocinio, che ti tiene molto impegnata, quanti lavori fai?

"Faccio la cameriera serale in un’osteria enoteca, faccio dog-sitting quando capita e faccio consegne in bicicletta con Take My Things".

Come sei arrivata a fare le consegne in bici?

"Ci sono arrivata per caso, in realtà: cercavo qualcosa che mi permettesse di arrotondare impegnando quegli spazi temporali vuoti nelle giornate di tirocinio e mi sono imbattuta in un annuncio di lavoro dove si cercava, appunto, una figura per consegne. Mi ha incuriosita subito, perché sono una ciclista urbana e quindi ben contenta di poter usare il mio mezzo per lavoro."

Per te la bici è molto più di un mezzo di trasporto, ma una filosofia di vita...

"Sì, la mia speranza è quella che si arrivi ad usare sempre di più mezzi ecologici e meno inquinanti quando possibile, e quello delle consegne in bicicletta è qualcosa che va oltre il solo aspetto “ecologico”: potremmo considerarlo un modo di approcciarci alla quotidianità, cercando di rallentare la nostra vita, cercando di guardarci più intorno."

Un aspetto interessante di questo lavoro?

"Il fatto che sei tu a dare la tua disponibilità. Settimanalmente comunico via WhatsApp i giorni e le fasce orarie in cui sono disponibile per le consegne. Rendermi il lavoro più facile è compito mio, facendo le consegne in ordine, da quelle vicine a quelle più lontane, senza dover fare degli “avanti e indietro” superflui. La flessibilità temporale e l’aspetto decisionale per me sono fondamentali."

Consiglieresti questa esperienza a una ragazza, magari una studentessa come te, che ha bisogno di arrotondare?

"Assolutamente sì! È divertente, ci si tiene in forma facendo qualcosa che fa bene sia al corpo che alla mente (e perché no, anche all’ambiente!), ci costringe a tenere la mente attiva, a guardarci intorno, a relazionarci con tante persone diverse per professione, modi e contesti."

Requisiti e talenti particolari?

"Bisogna solo imparare ad usare la BiciCargo: il resto è tutto in discesa!"

Visto che questo è un lavoro temporaneo raccontaci quali sono i tuoi sogni per il futuro...

"Per una sognatrice come me è sempre difficile dare una risposta, potrei cambiarla di giorno in giorno! Mi piacerebbe essere d’aiuto alle fasce più deboli, magari operando in quello che è l’ultimo stadio della vita, quello terminale. Continuare insomma quello che sto facendo ora: occuparmi di Cure Palliative. Sono anche un’instancabile e curiosa viaggiatrice, mentale e non, quindi non nascondo che cercherò in tutti i modi di prendermi cura di me stessa: esplorando il mondo sarà un buon modo per farlo."