"In un'epoca in cui le competenze umane sono sempre più importanti e complementari alla tecnologia, il mondo non si può permettere di privarsi del talento delle donne in settori in cui è già scarso".

Con queste parole Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum, nell’introduzione al Global Gender Gap Report 2018 — che dal 2006 censisce i progressi ottenuti dalle varie nazioni sulla parità di genere rispetto a temi importantissimi, come l'educazione, la salute, l'economia e la politica — ci mette in guardia da un fenomeno che da anni, qui a Cosmo stiamo monitorando attentamente. Quello della disparità di genere nell'ambito della carriera e del lavoro. Ne scriviamo ogni anno, per spiegarti (e spiegarci) cosa non funziona nel sistema attuale, che estromette le donne dal mercato del lavoro, dai piani alti, dalle stanze dei bottoni.

L'anno scorso abbiamo scoperto che ci vorranno più di due secoli, cioè circa 8 generazioni, perché questo divario sia sanato. Ma a questo ritmo, come puoi immaginare, non andiamo proprio da nessuna parte. Ci vuole un colpo di mano, una legge che imponga alle aziende di non fare discriminazioni, partendo da politiche più inclusive per le donne a tutti i livelli, specialmente i più alti. L'Islanda ha varato una legge all'inizio dello scorso anno, che ha reso illegale pagare in modo diverso maschi e femmine a parità di ruolo e mansione, ma per ora resta l'unica. Ma come siamo messi davvero in Italia? Facciamo il punto.

Quante donne ci sono al potere (troppo poche)

In questo momento ci sono 17 donne capo di stato o Primo Ministro in su 149 paesi. Solo il 18% dei ministri sono donne. In alcuni stati, come lo Yemen, non ce ne sono affatto. Le donne in ruoli manageriali sono il 34% sono donne, una su tre. Considera che questi numeri striminziti rappresenta un passo avanti rispetto all'ultimo mezzo secolo: le cose stanno pian piano migliorando.

È anche una questione di opportunità: ci sono stati in cui le posizioni aperte per posizioni di rilievo sono pari per maschi e femmine. Pensi agli USA o alla Norvegia? Sbagliato, si tratta di Bahamas, in Colombia, Giamaica, Laos e Filippine.

Un dato positivo riguarda l'istruzione: stati hanno raggiunto la parità o hanno chiuso il 99% del gap rispetto all'educazione tra maschi e femmine.

L'Italia si trova all'incirca a metà della classifica rispetto ai vari parametri considerati in questa indagine, migliorando, anche se di poco, di anno in anno. Nel 2018 ha chiuso più del 70% dei suoi "buchi di genere", aumentando il numero di donne in Parlamento e adeguando in molti casi gli stipendi per le stesse posizioni di lavoro ricoperte da maschi e femmine.

Una donna in media lavora un'ora in più di un uomo (512 minuti al giorno contro 453)

Il divario di reddito tra maschi e femmine rimane comunque abissale: in media una donna italiana guadagna 25mila euro all'anno, contro i 44mila di un uomo, a fronte di molte più ore lavorate, sia perché viene pagata proporzionalmente meno, ma anche perché fa molto più lavoro non pagato di un uomo, vedi i lavori domestici e tante altre mansioni che non prevedono una retribuzione, come la cura dei figli o dei genitori anziani o malati. Il quadretto non è certamente dei più rosei, ma guardando il dato positivo i numeri stanno migliorando.

Il futuro delle STEM è donna

"C'è ancora molto da fare", avverte Schwab. "Da un lato, paesi dove le nuove generazioni di donne stanno diventando leader nei loro settori sono pronti a ottenere nuovi successi. Dall'altro l'analisi di quest'anno ci mette in guardia dalla possibile emergenza di un nuovo gap di genere nelle tecnologie avanzate, come il rischio associato al gender gap nelle competenze relative all'Intelligenza Artificiale."

Uno degli indicatori più interessanti nel report di quest'anno è la presenza di donne nell'ambito delle nuove tecnologie. L'Italia, assieme a Singapore e al Sudafrica hanno circa il 28% (e di conseguenza il 72% di uomini) impegnati nel settore dell'Intelligenza Artificiale. Sempre più ragazze decidono di intraprendere un percorso di studi nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) e diventare medici, ingegneri, scienziate, ricercatrici, docenti di materie scientifiche.

Entro il 2025 ci saranno circa 7 milioni di posti di lavoro in tutta Europa nei settori STEM, che rappresenteranno l'85% dell'occupazione totale.

Un recente rapporto OCSE The Pursuit of Gender Equality: An Uphill Battle, stilato nel 2017, ha evidenziato che in Italia 4 laureati su 10 in discipline STEM sono donne.

In parallelo c'è un dato negativo che non possiamo ignorare: meno della metà delle donne in età lavorativa è occupata, con un divario di genere nel tasso di occupazione tra i più alti fra i paesi Ocse.

Lo stesso report ha evidenziato che in Italia ci sono molte più donne che lavorano in proprio, come le freelance o le imprenditrici, rispetto ad altri paesi, ma guadagnano circa la metà rispetto agli uomini. Il motivo? Le donne spesso sono sottopagate e lavorano meno ore, non sempre per scelta.

La soluzione passa da un processo lungo, che la tua generazione forse sarà in grado di affrontare per debellare, una volta per tutte, la disparità: abbattere gli stereotipi di genere, raggiungere la parità vera attraverso leggi ad hoc ma anche attraverso un'equa divisione dei compiti tra i sessi, opportunità e agevolazioni per entrambi i generi.

"Sviluppando le caratteristiche e i talenti unici di ciascuno, l'umanità può fronteggiare i cambiamenti tecnologici sempre più repentini e assicurare il progresso per tutti. L'uguale contribuzione di uomini e donne a questo processo alla profonda trasformazione economica e sociale è un cruciale," scrive Schwab." Oggi più che mai la società non si può permettere di perdere competenze, idee e prospettive di metà dell'umanità per realizzare la promessa di un futuro più prospero e umanocentrico che la tecnologia può portare".