La violenza psicologica sul lavoro può avere tante facce. Stai pensando a quella del tuo capo che ti ha appioppato un carico di lavoro extra o alla tua perfida vicina di scrivania, che sparla di te mettendoti in cattiva luce con i colleghi? Non sei da sola!

Le angherie e i soprusi psicologici sul posto di lavoro possono essere subdoli e difficili da inquadrare: la legge li punisce e a nessuno piace beccarsi una denuncia per abuso di potere o per mobbing. Ma non esiste solo quello: gli esperti hanno individuato altre forme di abuso che ti mettono sotto pressione, come lo Straining e il Bossing.

"Se pensi di essere vittima di violenza o vivi un forte disagio sul luogo di lavoro, può essere utile un confronto con uno psicologo o un medico del lavoro. Puoi rivolgerti anche a Centri che si occupano nello specifico di stress da disadattamento lavorativo," consiglia la psicologa Giovanna Castellini.

"Quando entri in un vortice di malessere non sempre riesci a valutare obiettivamente il contesto lavorativo nel quale ti trovi. Quindi, cercare un punto di vista diverso può aiutarti a identificare o attivare diverse strategie”.

Ti senti in trappola? Come riconoscere lo Straining

Lo Straining è una condizione psicologica a metà strada tra il Mobbing e il semplice stress occupazionale," spiegano Giuseppe Ferrari e Valentina Penati nel loro saggio Il mobbing e le violenze psicologiche.: Fenomenologia, prevenzione, intervento. Mentre nel Mobbing l'abuso è sistematico, cioè avviene con continuità, nello Straining le vessazioni possono essere intermittenti, quindi sono anche più difficili da mettere in relazione tra loro e da denunciare.

Può trattarsi anche di una sola azione isolata, che però ha conseguenze a lungo termine, per esempio se ti viene chiesto di assorbire le mansioni di un collega che è stato licenziato, inizialmente la cosa ti viene proposta come temporanea ma poi diventa una situazione permanente. O se vieni spostata in un altro reparto o trasferita in un'altra sede senza che tu abbia modo di affrontare una vera negoziazione, o se ti vengono imposte mansioni non previste dal tuo contratto.

E se il contratto non c'è o è vago su questi temi? La flessibilità è importante, ma se arbitrariamente vieni demansionata o discriminata senza motivo, fai suonare un campanellino d'allarme!

Difenditi così

La cosa migliore da fare, in questi casi, è andare alle HR a riportare l'accaduto. Affrontare di petto la situazione può essere controproducente, perché rischieresti di saltare a conclusioni affrettate e lasciarti trascinare dalle emozioni. "È importante attenersi quanto più possibile ai fatti, cercando di documentare gli avvenimenti o le dinamiche avverse, ad esempio trasformare ordini verbali in forma scritta attraverso mail", consiglia la dottoressa Castellini.

Il tuo capo ti ha presa di mira? Le regole del Bossing

In alcuni casi il ricatto che hai dovuto a malincuore accettare potrebbe far parte di una strategia precisa per ridurre il personale o allontanare un dipendente, inducendolo a farsi da parte o dimettersi volontariamente. In questo caso si parla di Bossing: una violenza psicologica dall'alto verso il basso, che fa parte di una politica aziendale illegale.

"Il Bossing è una scelta consapevole dell'azienda per indurre alle dimissioni il dipendente, schivando così le leggi sul licenziamento," spiegano gli autori.

Come lo riconosci? Se sei vittima di rimproveri molto severi e immotivati o sabotaggi da parte dei tuoi superiori, ti senti messa in un angolo da cui è impossibile uscire (e tantomeno fare carriera), l'ambiente di lavoro è insopportabile al punto che preferiresti ammalarti che trascinarti in ufficio, lo stress è così forte che provi sbalzi di umore, insonnia e attacchi d'ansia, potresti essere vittima di Bossing.

Come uscirne

Lo scopo è indurti a mollare, ma prova a tenere duro e parlarne con qualcuno dei tuoi superiori che si dimostra più comprensivo, o che non si presta a questa perfida strategia. Se la tensione è insostenibile, dai una rinfrescata al tuo profilo su LinkedIn e cambia aria: prima te ne vai da un ambiente tossico, in cui non vieni valorizzata, meglio è per la tua salute e la tua carriera. “Potrebbe essere necessario mettere in risalto gli antecedenti che hanno prodotto una modificazione delle condizioni di lavoro rispetto ad un precedente di buon adattamento", avverte l'esperta.

Se il tuo collega è un bullo...

La violenza psicologica sul posto di lavoro non sempre avviene dai superiori verso i dipendenti: anche tra colleghi possono esserci ostilità, invidie o risentimenti che sfociano nella violenza psicologica. Si chiama anche violenza indiretta ed è difficile da mettere a fuoco, al punto che potresti abituarti al carattere spigoloso di un collega, alle frecciatine, alle richieste inopportune che ricevi sistematicamente, fino a considerarle normali. È una forma di prevaricazione che può sconfinare nel bullismo.

Per educazione non te la senti di reagire e dire dei no, o mettere le persone al loro posto, perché è come se tra le scrivanie ci fosse una forza invisibile che te lo impedisce. Se tutto questo avvenisse in un ambiente neutro saresti perfettamente in grado di farti valere, ma se succede nell'ambiente lavorativo diventi improvvisamente remissiva. La frustrazione che senti, a lungo andare potrebbe logorarti.

Come reagire?

Una strategia può essere quella di replicare con gentilezza, negandoti con una scusa plausibile. O di neutralizzare le critiche impertinenti con una scrollata di spalle, oppure sdrammatizzando con una "mossa di judo" che rovescia tutto il potere offensivo e destabilizzante che viene rivolto verso di te, scaricandolo sul mittente. Se le molestie sono insostenibili parlane con un superiore di cui ti fidi, stando bene attenta a pesare le parole e circostanziare i fatti, mettendo l'accento sul fatto che ti senti a disagio e proponendo una soluzione. Magari spostarti in un altro reparto dove non ti troverai il tuo molestatore tra i piedi.

I consigli della psicologa per individuare i campanelli d'allarme

Non sottovalutare i primi sentori di allarme riguardo allo stato di salute psicofisica soprattutto emotiva. Spesso ad accorgersi di cambiamenti comportamentali e umorali sono proprio le persone vicine affettivamente e socialmente a seguito di sovvertimento di equilibri consolidati.

I disturbi del sonno sono i primi a manifestarsi in situazioni di disagio lavorativo. Un cattivo sonno produce effetti negativi sull’umore, altera la lucidità psicologica e fisica, con conseguenti influenze negative nell’attivare risorse utili e proficue.

[La foto di apertura di questo articolo è tratta dal film Come ammazzare il capo 2 (Horrible Bosses 2) del 2014.]