La mia amica M. è felicemente monogama da più di un decennio. Chiusa una storia di 9 anni, dopo qualche mese di disperazione ben gestita, ne ha aperta un’altra che dura da quattro e ora aspetta un bimbo. Parlare a lei della mia sregolata via da single è come cercare di spiegare alla mia amica londinese la politica italiana. Entrambe sfoderano uno sguardo attento, ma si vede che perdono il filo del discorso.

M. non maneggia un preservativo da quando era in terza liceo. Ma da ampiamente per scontato che, in presenza di partner occasionali, il condom faccia parte del gioco. E senza discussioni. Invece le discussioni ci sono. E qui ne riporto un esempio.

Tempo fa, durante una serata in discoteca, mentre ballavo con il secondo Mojito in mano (o era il terzo?) un tizio sì è avvinghiato a me agitando il bacino che nemmeno Shakira. L’ho assecondato (tutta colpa dell’alcol).

L’indomani sera, dopo aver comunicato a un paio di persone fidate il nome e il numero di cellulare del tizio (ché la prudenza non è mai troppa), ci sono uscita. La serata ha preso l’unica piega possibile. A casa mia.

Per i tre mesi durante i quali io e G. ci siamo visti per fare sesso (con uno che ti abborda in discoteca non ci parli di fisica quantistica nemmeno se lui ha una laurea in quello), ogni singolo incontro è stata una battaglia sull’uso del condom.

Nonostante lui snocciolasse con orgoglio le sue innumerevoli conquiste, pretendeva di farlo senza. E una volta se lo metteva di mala voglia e poi se lo toglieva “durante” senza che io me ne accorgessi. E un’altra si lamentava di non riuscire a mantenere l’erezione. E un’altra ancora sosteneva che il povero profilattico toglieva “animalità” (testuali parole) al sesso.

Finché una volta, l’ennesima in cui mi rendo conto a metà del gioco che lui è “scoperto” (“Non mi sono accorto che si era sfilato!”: questa la sua inattaccabile linea difensiva) cerco quantomeno di recuperare il vituperato sacchetto di lattice. Niente. Frughiamo di qua e frughiamo di là, dentro, sotto e sopra il letto, finché G. se ne esce con un “Vabbè, salterà fuori”. Poi, cavallerescamente, taglia la corda. Come “Salterà fuori?”.

24 ore dopo, sono ancora lì che cerco, se non altro per evitare l’imbarazzo di farlo trovare alla colf che viene una volta la settimana a fare le pulizie a casa mia.

Invano. Alla fine, esasperata, decido di andare a curiosare nell’unico posto che non ho ancora esplorato: il mio corpo. Idea balzana? Mica tanto, ché proprio lì dentro si è rintanato.

Ora: di correre qualche rischio con un irresponsabile che ti piace alla follia, ahimé capita. Correrlo con uno a cui non ti lega niente, è di per sé una follia.

Così, l’emulo di Shakira è stato invitato ad andare a muovere il suo bacino lontano da casa mia. E questa volta, la mia amica M. non solo ha capito: ha applaudito soddisfatta.

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