Siamo nel 2022, il genere umano esiste da oltre due milioni di anni e tutto questo non dovrebbe succedere. È dal 24 febbraio che non facciamo altro che ripeterlo, forse più per dare conforto al nostro sgomento che perché crediamo che qualcuno possa esaudire presto il nostro appello. Nessuno era preparato a quanto sta avvenendo da quando la Russia – da quando Putin, ha invaso l’Ucraina. Stando a quanto riportato in tempo reale da Reuters, a poco più di un mese dall’inizio del conflitto si contano almeno 23.521 morti, almeno 10 milioni di profughi, almeno 1752 edifici distrutti, per un totale di 565 Mrd USD di danni materiali. Uno scenario in cui il mondo della moda appare solo un universo molto lontano ma che, contrariamente a quanto si possa pensare, costituisce un grande capitolo di storie, di vite umane e di iniziative di supporto, e che per questo va allo stesso modo documentato.

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Di fronte a quello che sta accadendo a 2361,87 chilometri da Milano, il modo migliore per introdurre alle nuove testimonianze che abbiamo raccolto, dopo un primo articolo dello stesso tipo, è proprio dare la parola a coloro che, insieme ai propri colleghi, dipendenti e famiglie, hanno vissuto sulla propria pelle ogni minuto. Loro sono le fondatrici di TTSWRTS, di Bobkova, di Gunia Project e di Yuliya Magdych e ci hanno raccontato dove si trovavano il giorno che ha segnato un prima e un dopo, come stanno e dove sono in questo momento. Adesso che stanno lottando, come hanno detto Natasha Kamenska e Maria Gavryliuk di Gunia Project, sul fronte economico e creativo del conflitto:

«Dobbiamo essere creativi per salvare il nostro Paese. C'è un fronte militare, c'è un fronte di volontari e c'è un fronte economico. Ecco perché è importante riprendere il lavoro del marchio e pensare ai modi per aiutare l’economia». «La nostra missione di raccontare l'Ucraina sta diventando sempre più preziosa, e per questo, abbiamo bisogno di cercare le ultime riserve di creatività dentro noi stessi e di agire rapidamente. Stiamo lottando per la verità, per la conservazione del patrimonio e dei valori ucraini. Non ci arrenderemo mai e faremo tutto e ancora di più per vincere insieme».

Il giorno dell’invasione

«La guerra è iniziata». Sono queste le parole che la mamma di Anna Osmekhina, founder e direttrice creativa di TTSWTRS, le ha detto al telefono mentre si trovava a Barcellona e si preparava per un importante shooting fotografico a cui lei e il suo team lavoravano da tempo. Il suo pensiero è andato subito a Kyiv, dove si trovavano la sua famiglia e la sua squadra. Nella capitale ucraina c’erano anche Kristina Bobkova, fondatrice della sua etichetta omonima, così come Natasha e Maria di Gunia Project: anche queste ultime, come Anna, si preparavano a una release speciale, quella dedicata alla giornata mondiale delle donne. Anche Yuliya Magdych, che invece era a Lviv a lavorare su un progetto digitale, ha ricevuto una chiamata dalla mamma. Racconta la grande preoccupazione per la sua famiglia, ma conferma che fortunatamente è riuscita a raggiungerla.

Dove sono ora

Anna di TTSWTRS è ancora in Spagna, impegnata 24/7 ad aiutare la sua famiglia, i suoi amici e i suoi dipendenti, cercando una soluzione per far evacuare quelli di loro rimasti nella capitale, dove passano la maggior parte del tempo nei rifugi sotterranei, e di trovare un rifugio sicuro per chi, specialmente tra i membri del team, si nasconde dalle bombe e dalle truppe russe a ovest. In Ucraina occidentale si trova anche la maggior parte del team di Gunia Project, mentre Kristina Bobkova è al sicuro in Germania, dove ha ricevuto l’accoglienza e il supporto di “amici” e clienti del marchio: «ci hanno nutriti, si sono presi cura dei nostri bambini. Hanno pensato perfino al gatto, gli hanno comprato cibo, ciotole per mangiare. Sono profondamente toccata oltre che stupefatta di tale supporto».

Emozioni e paure di quel momento

Quando abbiamo chiesto ai designer ucraini di esporre qualsiasi sentimento sentissero il desiderio di condividere, i loro racconti ci hanno messo davanti alle immagini degli orrori che hanno luogo lì dove si trovano alcuni di loro, specialmente i loro team e i loro cari, e dei tormenti che assalgono giorno dopo giorno il popolo ucraino. Sirene, allarmi, ancora sirene, razzi, esplosioni, popolano tutti i loro racconti. Sono tutti immensamente spaventati, più per coloro che amano che per se stessi in quanto hanno già perso amici, vicini, parenti di cui ci raccontano come ci raccontano dei sopravvissuti che conoscono, di come questi si nascondano nei rifugi antiatomici e di come abbiano trovato rifugio quando hanno perso tutto, o degli uomini – mariti, compagni, colleghi, rimasti a combattere. E anche se nessuno di loro manca l’occasione di ringraziare tutti coloro che stanno offrendo il proprio supporto, c’è una parola che ritorna in ogni singolo resoconto: «inferno».

La volontà di portare avanti i progetti

Salvare il personale, assicurarsi che stiano tutti bene e garantire condizioni di lavoro sicure; intanto, esportare quanta più merce possibile all’estero in modo da mantenere attive le vendite online per espandere la rete di acquirenti specialmente in Europa. Sono queste le prerogative di Anna Osmekhina, di Kristina Bobkova, di Natasha Kamenska e Maria Gavryliuk e di Yuliya Magdych. Mentre quest’ultima ha rivelato di voler esportare l’intera produzione nella parte occidentale del Paese e ricominciare da zero, le co-founder di Gunia Project, che tra le altre cose hanno raccolto fondi e indetto una campagna di beneficienza, hanno confermato la promessa di riprendere il prima possibile a produrre per tenere in vita la cultura e l’economia ucraina. «Crediamo che la missione di Gunia Project sia diventata ancora più preziosa oggi in quanto il piano del nemico è quello di distruggere la nostra storia. Pertanto faremo tutto il possibile pur di impedirgli di avere successo».

Come mantenere la creatività in questo periodo?

Le opinioni si dividono in moltissimi pezzi. C’è chi, come la direttrice creativa di TTSWTRS, sostiene che «Non si può», che «È semplicemente impossibile» e che la vena creativa tornerà solo quando l’Ucraina vincerà. C’è anche chi, come la fondatrice di Bobkova, lotta per mantenere la concentrazione anche solo per cinque minuti, sforzandosi di focalizzarsi sul proprio lavoro perché, nonostante il periodo oscuro, pensa che la luce si trovi ancora ora nell’arte e nella bellezza. E poi c’è la designer di Yuliya Magdych che, come le co-founder di Gunia, vuole continuare a esprimere fiducia, forza, resilienza, speranza con il suo lavoro, senza farsi abbattere dalle terribili ingiustizie della guerra. «Non ho intenzione di mettere altro dolore, di cui il cuore del popolo ucraino è già pieno, nei miei abiti», ha detto «Voglio che il mio lavoro esprima fiducia in un futuro radioso per tutti noi».