Quando si attraversa un periodo difficile spesso ci si rivolge ai libri di auto aiuto come un modo per trovare le risposte giuste a quelle domande, sulla vita, sulla felicità o sul destino, che avvertiamo come impellenti. Capita a volte, che tra i tanti libri pubblicati, ce ne sia uno in grado non solo di rispondere a queste domande, ma di fornire delle chiavi di lettura fondamentali per migliorare il rapporto con noi stessi e con gli altri. Uno di questi è Il coraggio di non piacere libro illuminante, profondo e da leggere almeno una volta nella vita.

Scritto a quattro mani, dal filosofo e psicologo giapponese Ichiro Kishimi e dallo scrittore Fumitake Koga, il libro Il coraggio di non piacere è diventato un caso editoriale, vendendo oltre 4 milioni di copie in più di trenta paesi: redatto sotto forma di dialogo, il libro narra dell’incontro tra un giovane in crisi esistenziale e un filosofo a cui, nell’arco di cinque notti, il giovane pone delle domande che puntano a trovare la strada della felicità. Il filosofo, che riprende i concetti della filosofia greca, illustra al giovane una serie di pensieri basati sulla filosofia di pensiero dello psichiatra austriaco Richard Adler che, insieme a Freud e Jung, è considerato tra i padri della psicologia dell’inconscio.

Il coraggio di non piacere, trama

Nel corso di un dialogo che si sviluppa nell’arco di cinque notti, un giovane infelice e insoddisfatto della propria vita interroga un saggio su come poter essere felici: l'uomo crede infatti che la felicità sia un’illusione e qualcosa di molto difficile da raggiungere soprattutto nel mondo in cui viviamo.

Il saggio, al contrario, ritiene che la felicità sia uno status che chiunque possa raggiungere e il segreto per essere felici è quello di lasciare andare il passato, abbracciare il proprio essere senza lasciarsi influenzare dal giudizio altrui, rimanere se stessi e non diventare un'altra versione di sé basandosi solo sulle aspettative o sul volere delle persone che ci circondano.

Ma come fare per raggiungere tutto questo? Il saggio non ha dubbi: per riuscire ad essere felici è necessario avere coraggio, il coraggio di liberarsi dei pregiudizi altrui, il coraggio di dimenticare il passato e di scegliere ciò che noi stessi reputiamo meglio. Il dialogo tra il giovane e il maestro è in realtà un dialogo aperto che abbraccia tutte le persone che si trovano a un bivio nella loro vita, che si sentono perse o insoddisfatte e cercano una risposta per liberare tutto il loro potenziale inespresso. Una conversazione illuminante che, tra le righe, rivela ai lettori, il segreto per iniziare un cammino duraturo in grado di condurli alla versione migliore di se stessi.

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Il coraggio di non piacere, insegnamenti

Il libro parte da una domanda esistenziale: che cos’è la felicità? E perché il concetto stesso di felicità sembra così influenzato dal giudizio altrui, come la società riesce a influire così tanto sul singolo individuo? Il saggio filosofo parte da questa e altre domande per trasmettere, attraverso un linguaggio semplice e diretto, le chiavi per liberarsi dalle sovrastrutture imposte dalla società, e trovare da soli la nostra strada.

Nel corso del libro vengono affrontate diverse tematiche, ma ci sono alcuni insegnamenti che, secondo il filosofo, vanno sempre tenuti a mente. Il primo insegnamento riguarda proprio il coraggio di lasciare andare il passato e il fatto che ciò che è successo nel passato non determina il nostro futuro, anzi, è pericoloso credere che possa farlo.

Uno dei capisaldi della psicologia freudiana è la parola “trauma” insieme al fatto che come ci comportiamo oggi e l’immagine che abbiamo di noi stessi ha radici profonde che iniziano in giovane età: di conseguenza Freud riteneva che la maggior parte della nostra vita adulta venga trascorsa cercando di combattere, svelare e superare le nostre convinzioni limitanti del passato. Tuttavia, secondo Adler, questo non è vero.

Sebbene fosse d'accordo sul fatto che formiamo presto uno stile di vita, sia che si tratti di essere ottimisti o pessimisti, non credeva che questo fosse un punto fermo del nostro carattere, sostenendo al contrario che siamo capaci di cambiare in qualunque momento della nostra vita. I momenti difficili del nostro passato, non devono quindi essere considerati solo come degli ostacoli, ma soprattutto come un’opportunità per sviluppare nuovi aspetti della nostra personalità, senza lasciare che quanto di brutto accade condizioni influenzi la nostra felicità nel presente e nel futuro.

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Nel corso del libro, il giovane spesso si sofferma su quelli che considera i suoi difetti, aspetti della sua personalità di cui è consapevole, che tuttavia lo spingono ad amarsi di meno e a isolarsi dal resto del mondo per evitare che anche gli altri possano vederli. Il saggio filosofo, riprendendo il pensiero di Adler, racconta al giovane che le uniche inferiorità con cui dobbiamo confrontarci attivamente sono quelle oggettive, e solo se ci ostacolano davvero nel raggiungere i nostri obiettivi. Qualunque altra cosa noi percepiamo come “difetto” non è davvero reale e non deve limitarci dal fare ciò che sentiamo essere giusto.

Infine, il saggio filosofo racconta al giovane di come la competizione, ovvero il bisogno di primeggiare sugli altri per qualche aspetto, sia assolutamente deleteria per la nostra felicità: avere più amici, più like o più soldi non condurrà a niente altro che a una finta felicità, qualcosa pronta ad essere spazzata via al primo accenno di pericolo.

Il coraggio di non piacere vuole insegnare ai lettori come la felicità o lo stare bene con se stessi, non sia qualcosa di irrealizzabile o utopistico, ma qualcosa che possiamo ottenere nella vita di tutti i giorni. Basta avere un po’ di coraggio per lasciarsi andare.