È il 1969 quando, con una frase e una collezione di vinili, una ragazza cambia per sempre il destino del fratello minore: «Un giorno diventerai uno sballo». Lui è William, lei si chiama Anita. Nonostante l’assenza di un legame evidente tra la sorella del protagonista di Quasi famosi di Cameron Crowe e Alana, il personaggio centrale di Licorice Pizza, è a quel momento iniziale e a quella sua furia e impazienza adolescenziale a cui si pensa guardando il nuovo capolavoro di Paul Thomas Anderson, finalmente in sala, dedicato a una storia d’amore instabile nel pieno dell’instabilità della California suburbana degli anni Settanta di cui proprio Alana è il cuore, grazie soprattutto alla ragazza che la interpreta. Perché Alana è Alana Haim, lunghi capelli castani, membro del trio musicale Haim formato insieme alle sue sorelle e ora alla prima esperienza sul grande schermo, figura favolosa fuori e dentro i contorni cinematografici in cui si muove, guida e corre. Realistica come una vecchia amica cresciuta nella San Fernando Valley e fantastica come una ragazza concepita dai sogni di Hollywood.

È il 1991 quando Alana Mychal Haim nasce grazie a uno starnuto. Il 15 dicembre di quell’anno sua madre ha starnutito, le si sono rotte le acque e pochi minuti dopo oltre a Danielle e Este la famiglia ebraica degli Haim salutava la terza bambina dagli occhi azzurri. L’infanzia va bene, l’adolescenza è un disastro, si vede bruttissima e si ritrova nel mito di Barbra Streisand in Funny Girl. A 18 anni, mentre lei vaga per la casa dei suoi genitori, entrambi ex-qualcosa-di-successo (padre ex calciatore in Israele e madre ex cantante e polistrumentista), Danielle ed Este si fanno strada nel mondo, la prima in tour con Julian Casablancas, la seconda al conservatorio, formano le “The Valli Girls”, poi un nuovo gruppo, le RockinHaim, che ottiene riconoscimenti in molti locali della California. Essere “una Haim” diventa pesantissimo. Così, fino al momento in cui le cose diventano fatali: Alana si iscrive al college e inizia a guadagnarsi da vivere lavorando come tata, poi in un negozio di vestiti second hand e registrando jingle per la radio dove una musicista la sente e la convince a intraprendere una carriera nel mondo della musica. Si unisce al gruppo delle due sorelle come seconda chitarra e tastierista e ogni esibizione svolta, arriva il primo vero Ep, il tour insieme ai Mumford & Sons, l’album di debutto, Days Are Gone, che ottiene recensioni entusiastiche e una nomination ai Grammy, suonano a Glastonbury: il trionfo delle Haim è definitivo. Come ha raccontato durante un’intervista all’Independent, quando pensa all’Alana che interpreta nel film di Anderson ci ritrova quella ragazza che aveva poco meno di vent’anni, «è l’età in cui non sai dove andare ma ci provi e basta. E forse a un certo punto ci riesci pure».

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Gary e Alana

La prima volta che si vede Alana in Licorice Pizza non la si vede. Quando cammina nella scuola di Gary Valentine – Cooper Hoffman, figlio dell’amico del regista nonché volto proprio di Quasi famosi, Philip Seymour – giovanissimo attore aspirante imprenditore, Anderson si assicura di mostrarla di spalle, in campo lungo, dalla testa ai piedi, capelli e minigonna sincronizzati delicatamente negli stessi movimenti. Per ragioni che nemmeno conosce, accetta di uscire con Gary nonostante abbia 10 anni in meno di lei, dando inizio a una relazione (più o meno) in cui vanno d’accordo (più o meno) si odiano (più o meno) hanno un business in comune (più o meno, la vendita di materassi ad acqua destinata al fallimento) e una storia d’amore che sfiora il realismo magico e contiene dentro i suoi confini la struttura episodica del film: un viaggio incantevole ed esilarante verso l’autodefinizione di una giovane donna nell’inferno di Los Angeles, che prova diversi lavori, compagnie, veste differenti personalità per scoprire quale le si addica meglio. E di Alana, qui al suo debutto cinematografico eppure già una stella per la gamma espressiva del viso e la sicurezza fisica, ci si innamora da quel primo campo lungo e poi in ogni scena successiva, con gli sbagli, i tempi comici perfetti, un certo scoglionamento affascinantissimo e l’idea che con la sua conoscenza precaria del mondo sappia più di quello che noi sapremo mai.

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Alla recitazione, Alana Haim non ci aveva mai pensato e ci ha pensato Paul Thomas Anderson. Cresciuto nello stesso quartiere della Valley ed ex allievo nella scuola dove la madre di Alana insegnava storia dell'arte, si è avvicinato al gruppo delle ragazze per caso dopo una festa in cui ne aveva sentito parlare, ha lasciato la sua mail a un’amica comune, «dì alle Haim di scrivermi, faremo grandi cose insieme». Così sono arrivate le prime collaborazioni, i primi video diretti da Anderson come “Summer Girls” e “Hallelujiah”, poi “Now I’m in It” e altri che sembrano tutti un prequel di Licorice Pizza, fino al nuovo e bellissimo “Lost Track” in cui loro sono protagoniste, le uniche donne davvero eroiche nelle opere dell’otto volte candidato all'Oscar che ha sempre costruito i suoi film solo sui ripiegamenti dei personaggi maschili, da Dirk Diggler (The Dirk Diggler Story del 1988, il primo lavoro di Anderson sulla vita di un porno attore di successo) a Reynolds Woodcoock (Il filo nascosto). Fino alle Haim. Fino ad Alana.

In Louis Vuitton verde ai Critics Choice Awards dove ha ritirato per il regista il premio per il Miglior film-commedia originale, in camicia oversize sul suo profilo, su TikTok dove le sue sorelle la prendono per il culo perché alla fine sta diventando più famosa di loro, Alana Haim rimane un’ossessione anche dopo il film di Anderson, dove è naturale come la “Funny Girl” di Barbra Streisand, un’eroina farsesca della California che illumina tutti i personaggi con lo stesso influsso di un fuoco d’artificio.

È il 1973 quando, in Licorice Pizza, una ragazza cambia per sempre le sorti di un adolescente. Perché Alana e Anita condividono lo stesso numero di lettere e anche un certo modo di galvanizzare e ribellarsi che hanno solo le ragazze di cui ci si innamora come se fosse necessario. Con ragioni che non si conoscono, come succede nelle storie più belle.