Tutte le mattine mi alzo, mi sveglio e mi metto di profilo. Controllo la mia pancia. Se è aumentata, se è diminuita rispetto al giorno prima, e se sì, di quanto. Faccio questa cosa tutti i giorni da quando ho sei anni, ne ho trentasei. C’è stato un momento della mia vita, in cui ho avuto la cosa che ho sempre desiderato, ma non lo sapevo: la pancia piatta. Ma di quel momento non ho memoria. Ho memoria però del giorno in cui la mia pancia ha cominciato a crescere in concomitanza della scoperta dell’amore della mia vita: il prosciutto. Ero a Pozzaglia Sabina, in provincia di Rieti, e mia nonna mi mandò da Mario “l’alimentari” sotto casa. Mario era un uomo piccolo, normale, con davanti a sé un’enorme coscia di prosciutto, che quotidianamente guardavo con timore. Non mangiavo nulla prima di allora, solo penne olio e parmigiano.
Io:«Prosciutto, buono!».
Lui: «Vuoi un po'?».
Io: «No, no».

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Cosmopolitan

Ma un giorno dissi sì, ancora me lo ricordo. Quel sapore pervase le mie papille gustative, e da lì la mia vita cambiò. Ne mangiai sempre di più, in maniera spasmodica, come solo un bambino senza regole può fare, fino a sentirmi male. E fu lì che la mia pancia iniziò a crescere. Da quel momento la mia pancia ha avuto sempre una vita a sé. È rimpicciolita, è aumentata in maniera incontrollata determinando spesso la mia vita, la mia volontà di espormi, è stata la mia ossessione. A volte sembrava un corpo estraneo. La cosa che mi sono sentita dire più spesso è «che bella ragazza, peccato per quella pancia!». Quanti pantaloni che non si sono allacciati, ma che mi stavano benissimo perché avevo le gambe magre, quante volte l’ho voluta nascondere legandomi maldestramente una felpa in vita, quante volte l’ho vista come un ostacolo, un limite. A volte di notte sogno ancora di smontarla come fossi un playmobil, tanto l’ho odiata. Ne sono stata ossessionata così tanto che in Flaminia il mio film, ho girato una scena dove rappresento quello che vivo ogni mattina. Ludovica (che è il personaggio di mia sorella nel film, interpretato dalla brava Rita Abela) allo specchio si mette di profilo, si studia, si confronta con Costanza, la fisicatissima amica della sorella Flaminia, nei confronti della quale si sente inadeguata, sconfitta, più o meno come mi sono sentita io miliardi di volte durante l’adolescenza.

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Eleonora Sabet

Fino a quando la mia pancia, che tanto disprezzavo, mi ha guidato verso l’amore, quello vero. Tra le fortune della mia vita c’è stata quella di trovare una persona che nonostante mi nascondessi aveva capito quanto io soffrissi la mia pancia. Se io facevo finta che non esistesse, lui faceva tutto il contrario: la afferrava, la massaggiava, la baciava dandogli anche un tenero soprannome: “il pansotto”. La cosa che io avevo odiato di più e alla quale mi ero più strenuamente opposta, era diventata la cosa preferita del ragazzo di cui ero innamorata. Follia. Pazzia. Sparta. Ma chi aveva torto dei due? Chi era il folle? Lui che la adorava o io che la disprezzavo? Mi sono fermata e ho pensato: non sarò stata ingenerosa con lei? La mia pancia alla fine è sempre stata con me. Con la mia pancia ho fatto un sacco di cose: la mia pancia mi ha portato a scuola quando avevo paura delle interrogazioni di greco, è stata con me durante i saggi di danza in ultima fila, mi ha avvertita ogni volta che avevo di fronte un’amica stronza o un ragazzo che mi voleva solo usare, e ha avuto sempre, sempre ragione. Con la mia pancia ho dato quarantaquattro esami, sono salita sul palco per la prima volta, ho riconosciuto l’amore. E allora penso che alla fine io con questa pancia non sono stata così infelice come credo, perché mi ha permesso di resistere a tutto, alle voci, ai commenti cattivi, ai bombardamenti dei social con immagini di ragazze stupende che come fruste si stagliano sulle retine delle nostre fragilità facendole diventare sempre più grandi, perchè tutto ciò che vediamo crediamo esista ferendoci, ma in realtà non c’è. Non esiste, se non vuoi che esista. Ma allora mi chiedo, vale la pena che ciò che è reale venga sopraffatto da ciò che non lo è? No. La mia pancia c’è. Io ci sono, e quindi: viva la pancia!

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Eleonora Sabet


Michela Giraud, 36 anni, sceneggiatrice, è regista e protagonista del film Flaminia, ora nelle sale. La sinossi: Flaminia De Angelis è tutto quello che una ragazza di Roma Nord dev’essere, sorridente, ossessionata dalla forma fisica e soprattutto ricca o meglio arricchita. Sotto la pressione di sua madre Francesca, sta per sposare Alberto, il figlio di un importante diplomatico regalando all’intera famiglia la tanto agognata scalata sociale. Tutto è pronto per il grande evento quando nella vita patinata di Flaminia piomba Ludovica, la sua sorellastra, un uragano di complessità dal cuore ingestibile. Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe nella vita di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo tutte le ipocrisie con cui Flaminia crede di convivere benissimo. Proprio quando la convivenza delle sorelle fa riaffiorare il sentimento di un rapporto dimenticato, un evento inaspettato mette di nuovo a repentaglio tutto.

Nelle foto Michela Giraud inaugura "interno giorno", un format di portrait realizzati in esclusiva per Cosmopolitan dalla fotografa e creativa Eleonora Sabet con donne dello spettacolo ritratte nell'intimità delle loro case.

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