Il 12 giugno di quest'anno avrebbe compiuto 87 anni. Parliamo di Anna Frank, di cui ricorre in questa data l'anniversario della nascita.

Non è facile parlare di lei, icona della speranza che non si arrende mai, forte, tenace e - a detta delle compagne di classe - con un caratterino tutt'altro che accomodante. Ma ricordarla è imprescindibile e abbiamo deciso di farlo raccontandovi del suo museo-memoriale ad Amsterdam. La città che ha accolto la sua famiglia transfuga dalla Germania e l'ha protetta fino a quando un delatore non ha tradito i Frank, rivelando il rifugio segreto.

Ecco 8 cose che non sapevamo di lei e che abbiamo scoperto visitando la casa-museo:

1. La Casa di Anna Frank è il museo più visitato della città. Incredibile, ma non troppo: nonostante la fama di capitale dello svago e del divertimento ai limiti del trasgressivo, Amsterdam ha una storia antichissima, gloriosa e di tutto rispetto. La sua tolleranza e inclusività nei confronti delle minoranze è nello stesso tempo datata e contemporanea. Preparati dunque a una lunga coda e a un'attesa di ore. Noi abbiamo fatto la fila al freddo e sotto la pioggia, accuditi dal personale del museo che passava con depliant in tutte le lingue e ombrelli per chi ne era sprovvisto.

2. Mentre Anna e la sua famiglia vivevano clandestinamente dietro la ditta di proprietà del padre (che commercializzava la pectina, un addensante alimentare), la fabbrica funzionava regolarmente. In un secondo tempo furono raggiunti nel nascondiglio da una coppia di amici con un figlio e da un'altra persona. Furono protetti da quattro dipendenti della ditta: veri e propri eroi che hanno tenuto il segreto a costo della loro stessa vita. Una volta scoperto l'appartamento segreto, Anna e la sorella furono separate dai genitori, a loro volta deportati in capi diversi. Dopo la liberazione di Auschwitz (dove era detenuto) da parte dei russi, il padre era convinto di ritrovare le figlie vive. Ma Anna e Margot non ce l'avevano fatta: erano morte di tifo, a pochissimi giorni di distanza l'una dall'altra, poco prima che il loro campo (quello di Bergen-Belsen) venisse liberato.

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l\'esterno della casa-museo di Anne Frank

3. Il papà di Anna, Otto Frank, l'unico sopravvissuto alla guerra, non ha mai voluto rivelare l'identità del delatore che li ha traditi (forse per negargli notorietà), e nemmeno ri-arredare gli spazi della casa che si possono visitare in un vuoto spettrale, a simboleggiare il grande dramma e la diaspora della famiglia seguìti all'arresto.

4. È stata una delle dipendenti-protettrici della famiglia in clandestinità che, trovato il diario di Anna, l'ha riconsegnato al padre dopo la guerra. Otto Frank, che prima di proporlo agli editori ci ha pensato parecchio, ha dovuto faticare non poco per trovare una casa editrice che volesse pubblicarlo. Non solo: il successo del libro è stato tutt'altro che immediato.

5. Anna e la sorella Margot riuscirono a studiare anche in clandestinità, per non perdere anni di scuola, sfruttando corsi per corrispondenza richiesti a nome di una delle dipendenti del padre. In un espositore del museo viene mostrato il loro corso a distanza di francese. Non ci si pensa, ma la scuola talvolta può essere un lusso!

6. Le cose che più mancavano ad Anna erano la libertà e gli spazi aperti: durante il giorno non si poteva assolutamente fare rumore né aprire gli scuri, poiché gli operai della fabbrica erano ignari della presenza della famiglia Frank nella casa sul retro. Facendo il tour tra le stanze si avverte esattamente il senso di claustrofobia che deve aver provato la piccola ospite.

7. Anne era tenace e determinata, ha sperato fino all'ultimo che la prigionia nel nascondiglio segreto finisse. Ma come spesso accade, avere personalità spesso significa attirarsi le critiche: una compagna di scuola, che appare in uno dei video-documenti mostrati negli spazi attigui alla Casa, sostiene che Anna era una ragazzina dal carattere tutt'altro che facile!

8. Il sogno di Anna? Diventare una giornalista e scrittrice famosa per far conoscere al mondo storie e situazioni grazie al suo talento. Ecco una delle sue frasi più celebri: «So quello che voglio, ho uno scopo, un'opinione, una fede e un amore». Aveva le idee chiare, la ragazza, e il grandissimo successo del suo Diario le ha dato ragione. Sostiene ancora: «Scrivendo mi libero di qualsiasi cosa, mi passa il malumore, mi si solleva il morale!». Le sue memorie sono state inserite nel 1997 nel Registro della Memoria del Mondo dell'Unesco.

La casa-museo di Anna Frank è stata ufficialmente inaugurata nel 1960 e si trova ad Amsterdam, in Prinsengracht al numero 263-265.

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