«Dentro ognuno di noi c’è un piccolo cassetto dove sono riunite tutte quelle persone che non vorremmo più sentir parlare. Il problema è che ognuno ha le sue: sono tutte persone diverse. Così abbiamo pensato di “prendercela” con quelle categorie di persone che mettono un po’ tutti d’accordo». Così gli AUCH - boyband formata dalle tre star dei social Tommycassi, Andrea Pisani (Panpers) e Gabriele Boscaino (Nirkiop) - ci hanno raccontato la genesi del loro nuovo brano, "Zitto" , uscito in questi giorni per Columbia Records/Sony Music Italy.

Si tratta, infatti, di un pezzo (prodotto da Okgiorgio) che è uno sfogo nei confronti di tutti coloro che parlano a sproposito e che hanno il costante bisogno di dire la propria. Anche quando nessuno gliel’ha richiesto. Il piglio ironico del brano - che ha un mood più trap rispetto ad altri pezzi del trio - spinge tutti a riflettere. Con un inevitabile sorriso stampato in faccia.

Con chi ve la siete presa, quindi?

Andrea: «Nella canzone parliamo del tassista che parla la sera tardi o la mattina presto. Se ci pensi bene, quelli che parlano di pomeriggio, alla fine, li tolleri (ride, ndr). Oppure parliamo del bambino che piange sull’aereo, magari mentre stai partendo per New York. Un viaggio lunghissimo».

Tommy: «Anche perché se chiedi a un neonato di stare zitto, mica lo capisce (ride, ndr)».

Qual è l’argomento sul quale siete più “sensibili” quando vedete persone che si esprimono senza sapere?

Tommy: «Io non riesco a gestire quando qualcuno sa vagamente cosa faccio sui social ma chiede a me di spiegarglielo. “Ho visto qualcosa, ma tu che fai?”. Non ne ho idea. Non mi arrabbio, ma mi manda in confusione totale».

Gabriele: «In generale chi non sa qualcosa ma comunque parla di quell’argomento. Come fanno a essere tutti tuttologi? Ecco perché io nella maggior parte del tempo sto zitto (ride, ndr). E poi ricordiamoci che ognuno di noi può sentirsi anche attaccato mentre ascolta qualcuno fare commenti su una cosa che, a differenza sua, non vive».

Andrea: Non a caso siamo nel paese di “tutti allenatori”.

Nel videoclip diretto da Matteo Croci avete deciso di inserire il linguaggio dei segni per sensibilizzare il pubblico sul tema del deficit dell’udito (la cover del brano disegnata da Gio Quasirosso, poi, verrà stampata e i proventi andranno a favore della Fondazione Lega del Filo d’Oro E.T.S.). Come mai?

Gabriele: «In piccolissima parte mi prendo il merito di questa cosa. Vengo da tre cortometraggi che ho girato e in uno di questi c’era come protagonista la ragazza che abbiamo invitato nel nostro videoclip (Martina Rebecca Romano, ndr). È un argomento di cui secondo me si parla poco. Nei cinema, ad esempio, non trovi spesso i sottotitoli nei film che vai a vedere. Quindi non è una cosa aperta a tutti. E così di base anche i videoclip non sono proprio per tutti. Per questo motivo abbiamo deciso di inserire i sottotitoli e di avere nel video una ragazza interprete LIS per poter sensibilizzare verso quell’argomento».

C’è un trend in particolare di TikTok che detestate?

Tommy: «A me l’idea stessa di trend manda un po’ fuori di testa. Siamo tutti nati cercando l’originalità. Abbiamo avviato i nostri percorsi perché abbiamo pensato a lungo a che tipo di personaggio creare e che tipo di contenuti proporre. Quindi, sempre basandoci sull’essere il più differenti possibili dagli altri. Con l’arrivo dei vari social ultimamente è un po’ cambiata questa cosa. È sempre più cool seguire la massa, seguire il trend. È un po’ destabilizzante».

Andrea: «Il trend è il villain della creatività. TikTok ha avuto la genialità di illudere tutti di essere mini creator. Uno che non ha mai fatto un video e ha un profilo da 70 visualizzazioni, se fa un video e vede che per caso arriva a 50mila views dice: “Oddio, sono anche io un creator”. Questo rende tutto inclusivo e tutti si sentono più fighi. Ovviamente per chi si sveglia ogni mattina e deve sempre cercare un’idea nuova per fare delle news (almeno questo rimane il nostro stile di pubblicazione) è un po’ il nemico, perché poi rischi di perderti in un pentolone molto più grande, uniformato di trend, mode e balletti».

Gabriele: «TikTok è basato su quei famosi quindici minuti di notorietà».

Cosa ne sarà, quindi, del mondo dei creator? Si va verso una democratizzazione vincente o si arriverà a un punto di crisi?

Tommy: «Secondo me cambierà il modo di giudicare la creatività. Prima chi aveva tanti follower aveva quasi sicuramente qualcosa da dire. Negativo o positivo che fosse: era in ogni caso qualcuno con una personalità interessante. Adesso non è più così perché è molto più facile, perché ci sono più mezzi, perché c’è molta più gente che usa i social e perché è molto più facile avere un seguito. Quindi la differenza la fa (e la farà) chi riesce a creare qualcosa di valore».

Andrea: «Esatto. E poi ricordiamoci che un minimo di selezione naturale c’è sempre».

Spostiamoci nel mondo del cinema, altro ambiente che conoscete bene. Che tipo di film vi piacerebbe fare insieme?

Tutti e tre: «Un musical!».

Tommy: «Però dev’essere comico. Non ce ne sono molti, così, in Italia. E poi ci andrebbe infilata una nostra canzone».

Andrea: «Una cosa alla School of Rock! Potrebbe essere un’idea…».

Una vostra abitudine imbarazzante che non avete mai detto a nessuno?

Andrea: «Ho scoperto recentemente di avere un sacco di psicosi. Non ne ho mai parlato con nessuno ma le ho sempre avute. Ad esempio ho un problema con le cose che lampeggiano per strada. Per me devono lampeggiare pari. Se io prevedo che, andando avanti, una luce lampeggerà cinque volte, allora la quinta volta devo riuscire a non vederla. Quindi chiudo gli occhi. Nessuno se n’era mai accorto. L’altro giorno, però, la mia ragazza mi ha chiesto se avessi sonno, visto che mi ha beccato mentre chiudevo gli occhi per un istante».

Tommy: «Io invece prima di farmi la doccia aziono l’acqua e la spengo tre volte. Nella mia testa è: “Controllo che vada”. Lo faccio sempre. Perdo due secondi di vita al giorno in questo modo. Il perché? Non lo so».

Pensate al futuro degli AUCH. Un artista con cui vi piacerebbe collaborare?

Andrea: «Siamo sempre andati su pietre miliari. Questa volta andiamo sul moderno, dai».

Tommy: «Allora direi Thasup. Sono un grande fan».

E con chi assolutamente no?

Tommy: «Ed Sheeran. Tutti ma non lui (ride, ndr). È ovvio che con lui esce una hit. Dov’è la sfida? Troppo banale».