All'anagrafe è Laura Pergolizzi, ma in pratica se la chiami Laura ti ferma subito: «Preferisco LP». Di origini italiane, nata e cresciuta nello stato di New York, LP ha una voce che si riconosce in mezzo a mille altre mentre racconta il dolore dell'amore. Lo fa anche con Love lines, il suo ultimo album disponibile dal 29 settembre, una fenomenologia delle relazioni avute e di quelle possibili. Tra queste "Golden", il brano che ha anticipato l'album, racconta il diritto di essere felici anche dopo la fine di una storia d'amore, aspettando "Wild", scritta e cantata con Levante. Noi l'abbiamo incontrata durante la Milano Fashion Week nel salotto di Coreva Design, il primo jeanswear brand totalmente sostenibile, di cui è testimonial. E abbiamo scoperto che essere se stessi è un passo verso il cambiamento.

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Coreva
LP è la nuova cover digitale di Cosmopolitan.

Sei qui per un motivo molto importante, l'impegno per il pianeta.

«Bisogna imparare a pesare sempre meno sul pianeta, nella vita di tutti giorni. Oggi dev'essere l'obiettivo numero uno, perché essere sostenibili significa questo, non prendere più di quanto dai. Questo in termini di politiche nazionali che riguardano l'ambiente ma anche i diritti fondamentali di ognuno. Penso che possa essere anche motivo di aggregazione, perché dovrebbe essere una lotta che va oltre lo schieramento politico, oltre la tua opinione su come le persone dovrebbero vivere, c'è il pianeta, senza il quale non vivremmo proprio».

Ci sono altre battaglie che porti avanti nella tua vita di tutti i giorni?

«I diritti della comunità queer, i diritti delle donne, i diritti civili. Voglio un mondo più inclusivo e egualitario, per tutti».

Come ti senti a rappresentare la comunità queer?

«È una sensazione bellissima. Io sono la rappresentazione vivente dell'essere se stessi, è il più importante diritto di tutti, ho visto in molti Paesi come mi guardavano, mi sono sentita criticata e ho sempre reagito essendo me stessa. È mio diritto essere me stessa, ma è soprattutto un mio dovere per permettere a tante altre persone di essere chi vogliono essere, per dare l'esempio. Se non vado bene possono andarsene tutti a casa».

In Italia la situazione dei diritti Lgbtqia+ è molto compromessa al momento.

«È orribile, penso che sia molto invasivo che altri si arroghino il diritto di scegliere con chi si debba andare a letto. Le relazioni omosessuali esistono dall'alba dei tempi, da quando è stato inventato il sesso, e l'Impero Romano lo ha messo per iscritto, è nato tutto qui. Quindi non dimenticatevelo. La cultura italiana ama ricordare quello che serve, ma le cose ritenute scomode non potete nasconderle sotto un tappeto. Non voglio che dire che credo nella violenza, ma ci sono delle volte in cui è meglio essere pronti. Non provate a dirmi con chi devo andare a letto».

Che cos'è l'amore?

«È la cosa più importante di tutte, è tutto. E anche l'odio è il risultato dell'amore in un certo senso. E ti cambia la giornata. Lo vedi quando sorridi a una persona e quella risponde con un sorriso, e tendenzialmente è contagioso. Se sorridi e quell'altro non ti risponde significa che c'è qualcosa che non va, o che non è empatico e non riconosce la emozioni. Penso che sia la guida della vita. Mai fidarsi di chi non vive per amore».

È difficile scrivere canzoni d'amore?

«Si, è il mio lavoro preferito e significa farle venire fuori dal mio cuore. L'amore di cui scrivo è per le persone, per la mia ragazza, ma anche per la famiglia, gli amici».

Esiste anche l'amore per i ricordi. C'è un oggetto a cui sei particolarmente legata?

«Gli anelli sono una parte molto importante di me, alcuni li ho da moltissimo tempo. E anche i tatuaggi sono un'altra parte di me. Per questo se dovessi scegliere un tatuaggio che mi rappresenta più di altri è questa farfalla che ho sul dito, ispirata a un anello che mia mamma mi ha regalato a Natale, un anno prima che morisse. È un anello molto piccolo che ho fatto sistemare di recente. Per il resto sono legata non tanto ad oggetti, ma a parti di me che curo con attenzione come il mio cervello, la mia personalità, il mio modo di vedere la vita».

Ho un tatuaggio che mi rappresenta più di altri, ed è questa farfalla che ho sul dito, ispirata a un anello che mia mamma mi ha regalato a Natale, un anno prima che morisse.

A questo proposito, mi racconti del tuo ultimo album Love lines?

«Penso che sia il mio lavoro migliore fino ad ora. Sono spaventata perché non so come andrà, amo tutto il materiale che ne è uscito, lo sento mio, spero che le persone lo facciano loro, lo ascoltino nelle loro stanze, lo rivedano, lo interpretino. Ma io sto già pensando al prossimo, ogni artista è diverso e io sono così».

Le canzoni del nuovo disco cosa raccontano?

«Vengono soprattutto dalle mie relazioni d'amore. Quando ho iniziato a scriverlo uscivo da una storia importante e sentivo il bisogno di mettere in fila i pensieri, non avevo ancora scritto niente su di lei. Allo stesso tempo avevo appena iniziato a frequentare un'altra persona, finché non ho capito che volevo solo essere single, come ora, volevo conoscere tante persone e non avere impegni. In mezzo a questi cambiamenti ho scritto e composto le tracce del disco e ho deciso di chiamarlo Love lines, proprio perché affronto tutte le varie situazioni che si possono incontrare in una storia d'amore, sono come delle vignette. Io vivo per le relazioni. A volte è tutto perfetto, mi sento di non aver bisogno di nient'altro e ringrazio la vita per avermi dato la stabilità e una persona che mi ama e che io amo. Ma poi arrivano nuovi desideri, nuovi concetti, nuovi bisogni ed ecco che vado in cerca di un'altra persona. È la vita».

Possiamo parlare di trasformazione, sia nella musica che nell'amore?

«Si certo, e anche la sostenibilità è trasformazione. Il cambiamento è inevitabile, è una cosa positiva, ma può far paura. Io non amo molto i cambiamenti, per quanto io abbia attraversato moltissime fasi diverse, tanti traumi e momenti inaspettati. Per questo penso che sapersi adattare sia molto importante. Se c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna mai forzare, mai voler controllare per forza tutto. E seguendo questo "flow" la mia vita è stata un vero e proprio miracolo, proprio perché è andato tutto così, come doveva andare, senza che io fermarsi i flussi. Ed è andata molto meglio di come avrei mai pensato».

Il cambiamento è inevitabile, è una cosa positiva, ma può far paura. Io non amo molto i cambiamenti, per quanto io abbia attraversato moltissime fasi diverse, tanti traumi e momenti inaspettati. Per questo penso che sapersi adattare sia molto importante.

C'è mai stato un momento in cui hai capito di aver toccato il fondo?

«Penso che il momento più basso sia stato il 2015, un anno e mezzo prima della pubblicazione di "Lost on you", ho scritto la canzone ed ero sotto questa grandissima casa discografica che mi amava moltissimo, finché non hanno assunto persone che non erano in sintonia con me. Ho fatto sentire loro il pezzo e gli altri che avevo appena finito di produrre, mi hanno detto "Bel lavoro", e poi sono spariti. In quel momento non provavo rabbia. Ero in uno stato passivo, continuavo a pensare che fosse il quinto contratto discografico che non era andato in porto, ero più delusa che altro. Voglio dire, quando sei più giovane ti immagini da adulto, pensi che sarai autonomo, grande abbastanza e intelligente al punto da guadagnarti la tua vita, ti aspetti di avere un buono stipendio. Non pensi mai che ci possa essere un limite ai propri sogni».

E il momento più alto?

«Sicuramente il 2016, quando il successo è arrivato tutto insieme, una vera e propria sorpresa. Questo insegna alle persone che tutto è possibile, che niente è mai detto fino alla fine, bisogna lasciar andare, lasciar correre, senza mai porre limiti alla tua empatia verso le altre persone, bisogna sempre difendere il rispetto per gli altri, che è un regalo. Alla fine ti premia».

Vorresti mai mettere al mondo dei figli in un mondo come quello di oggi?

«Penso di no, ma solo perché non so che ne sarà di me, della mia compagna, non so nulla del futuro. Per rimanere strettamente legati al mondo che mi circonda, non penso che sia un brutto momento adesso, anche grazie alle nuove generazioni che scendono in piazza, che lottano per difendere i valori in cui credono. Cerco di vedere le conquiste di questi anni e non ho una prospettiva pessimista e distruttiva. Nel caso dovesse succedermi, però, e volessi aver voglia e desiderio, penso che invece che averne uno preferirei adottare un bambino o un giovane che ha bisogno».

Quindi possiamo dire che sei una fan delle nuovi generazioni.

«In realtà penso che da un lato abbiano nuove idee, ma hanno il problema di dover affrontare un mondo più duro. O meglio, sono cresciuti nella bambagia rispetto a noi, il loro mondo è stato iper protetto e oggi quando sono adolescenti sono molto più fragili di come eravamo noi alla loro età. Negli ultimi trenta o quarant'anni ci siamo dimenticati quanto è difficile la vita, davvero. Dall'altro lato sento che ci troviamo davanti a un immenso cambiamento, qualcosa di grande e irreparabile sta per succedere, il momento è ora».