Primo Flash, Margherita Carducci è una bambina. Si taglia i capelli come Mulan, la protagonista del celebre film Disney. È il suo cartone preferito, lo guarda in continuazione e quando la giovane guerriera si taglia i capelli per andare in guerra lei vuole fare lo stesso. Prende le forbici e taglia: «Sono andata in giro con il riporto per un sacco di tempo, fino a che non mi sono cresciuti di nuovo».

Secondo Flash, Margherita è adolescente. La sua serie preferita è Skins, le piace Effy Stonem, ragazza dark molto misteriosa e un po’ triste: «Io sono l’opposto, super solare, ma volevo assomigliarle». Compra le calze a rete e prima di uscire le buca apposta, si trucca prima di andare a dormire o prima di fare la doccia per avere gli occhi sbavati, come lei.

Terzo flash, Margherita diventa grande e quello che le piace è stare in famiglia, pranzare a casa, con i suoi genitori e il suo ragazzo: «È proprio una cosa che mi fa stare meglio».

Margherita è Ditonellapiaga, la cantautrice nata a Roma nel 1997 che nel nel 2022 cantava “Chimica” al Festival di Sanremo in coppia con Donatella Rettore. Il 10 maggio pubblica Flash (BMG/Dischi Belli), un disco di istantanee che fermano il momento e la raccontano attraverso tracce autobiografiche e storie di altri, spaziando tra i generi e gli umori. Si balla, si piange, si vive. Ed è la vita la sua priorità. Dopo il Festival ha sentito il bisogno di fermarsi per accumulare esperienze e storie da rimettere in musica, rimanendo fedele a se stessa e alla sua voglia di mettersi a nudo senza perdere la spontaneità, sperimentando e continuando a giocare, come quando il lavoro della musica era solo un sogno.

Così ha ritrovato le parole, i suoni e non vede l'ora di tornare a suonare live, senza subire le regole del mercato o i commenti sui social. E mentre diventa grande, anche se fa paura, Margherita si circonda di persone che le vogliono bene, cercando di godersi i momenti e uscire da questa corsa veloce che ci coinvolge tutti, smettendo di pensare al futuro ma impegnandosi nel presente. Perché quello che conta è stare bene.

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Irene Montini
Ditonellapiaga è il volto della nuova cover digitale di Cosmopolitan. Foto: Irene Montini; Stylist: Lorenzo Oddo e Paolo Sbaraglia; Hair stylist: Cinzia Carletti; MUA: Daniele Peluso; Ufficio Stampa: Goigest.

Come è nato questo disco?

«L’ho scritto in cinque mesi, se penso che per il precedente ci ho messo tre anni, è pochissimo. Certo era il primo disco e avevo anche altre cose da fare, come la babysitter, la cameriera e migliaia di altre cose. Qui ho voluto fissare le istantanee di quel momento, i contrasti. La luce del flash è molto contrastata, dà grande esposizione ma lascia anche il buio nelle parti in cui non illumina. Come l’anima di questo disco».

Poter vivere di sola musica che effetto ti fa, dopo averlo sognato per tanto?

«Mi sento molto fortunata. Non si tratta solo di merito, c’è tanta gente che se lo merita. Quando inizi a lavorare 24 ore su 24 al tuo sogno capisci che quella che prima era una passione che vivevi in maniera spensierata diventa un lavoro reale. Ci sono anche dei contro».

Qual è il contro che ti pesa di più?

«Forse essere sempre presenti, rispettare le esigenze del mercato. Io faccio pop ma ascolto anche altro che esce dal mainstream e, a volte, proporre qualcosa di azzardato rischia di essere una zappa sui piedi. Eppure per me è importante farlo, per rimanere coerente con me stessa».

Senti il bisogno di distinguerti dalla massa?

«Fino a un certo punto. Mi piace fare quello che rispecchia le tante parti di me ed è giusto trovare una cifra, anche musicale, che non sia accomunabile a qualcun altro, ma penso che farlo a tutti i costi diventi un esercizio di stile che rischia di lasciare in secondo piano i contenuti. Io so che non voglio tradire me stessa, non voglio essere uguale a tutti perché se no non funziona. Ma non voglio neanche farlo a tutti i costi».

In "È tutto vero" ti apri molto. Senti il peso del giudizio degli altri?

«In un mestiere in cui sei costantemente messo di fronte allo specchio, dove lo specchio sono i commenti degli altri, è normale essere influenzati, ma io sono abituata, vengo da un contesto familiare dove si è sempre commentato tutto. Mia nonna è la regina del giudizio».

E che cosa dice la nonna?

«Mi consiglia, passando da tantissime critiche. Pubblica anche post con le mie cose scrivendo “non mi piace”, quindi i social non possono pesarmi così tanto (ride ndr), certo a volte ci sono commenti che danno fastidio, ma ho un rapporto buono con la condivisione di me stessa. Forse quello che mi pesa è il tempo che il lavoro sui social toglie alla musica».

La tua scrittura come funziona?

«Mi espongo molto a livello personale, scrivere è un po’ come una terapia, ti trovi a scrivere cose che non sai che stai per scrivere. Non decido prima di cosa parlerò, inizio a farlo e spesso vengono fuori tratti dolenti, soprattutto nei momenti delicati. Fino a poco tempo fa, soprattutto nelle relazioni, mi spaventava l’idea di eternità per esempio. Le cose non sono eterne, ma quando sei più più piccolo il futuro è veramente molto lontano e davanti a te hai ipotesi infinite. A un certo punto però ti scontri con il fatto che per avere una relazione bella, per avere cose belle, devi impegnarti nell’immediato. Se non credi nell’eternità ti arrendi, perché sai che quelle cose finiranno. Ed è così che le cose finiscono davvero».

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Sei cambiata?

«Ho fatto i conti con il fatto che devo smetterla di essere una ragazzina di sedici anni, perché non lo sono».

Nei tuoi testi si sente la difficoltà di lasciarsi andare alle emozioni, è così?

«Sì, da sempre. Nella mia vita ho sempre avuto a che fare con persone dell’emotività straripante, mi ha sempre spaventato, era troppo, quindi soprattutto da ragazzina, al liceo, ho cercato di contenere tantissimo, anche cercando di imitare la protagonista di Skins che era tutta dura e tosta. Quando ho iniziato a studiare recitazione ho dovuto smollare ma ho vissuto tanti anni di chiusura e ho ancora strascichi. Oggi mi ritengo una persona emotiva che sa mostrare le sue emozioni, ma alcuni blocchi riemergono. Ed è normale che escano nelle canzoni».

Diventare adulta ti spaventa?

«Un botto. Penso alla carriera, alla famiglia che potrei avere e allora spero di non dover rinunciare a nulla, anche se so che è difficile far conciliare le due cose. Sicuramente il mio desiderio è quello di essere circondata di persone a cui voglio bene, avere una famiglia mia, avere i miei genitori, senza smettere di fare quello che faccio e soprattutto di farlo con serenità e libertà. Vorrei che la musica rimanesse un gioco per me. E so che vorrò fare anche altro, la radio per esempio».

L’amore sta bene?

«Sì, sono molto contenta romanticamente parlando. Essere amati è bellissimo, ma è molto più bello amare. Ti fa sentire diversamente, certo se non è amore ricambiato è sofferenza, ma è una sensazione bellissima».

Nel disco c’è anche sesso e in “Mary” racconti di una prima volta. Come è nata?

«L’ho scritta con Dario e Veronica de La Rappresentante di Lista, volevamo scrivere la storia di una ragazzina che andava nello spazio, ma ci rendiamo conto che più di andare nello spazio Mary avesse voglia di fare l’amore»

Quanto è importante la prima volta?

«La mia non è stata stupenda, come quella di tantissime persone credo. Però credo serva a imparare che sia importante trovare la persona giusta, più adatta. A volte non è un problema di prima volta ma di persone sbagliate. È importante sentirsi sereni e, a volte, non succede. A me non è successo, ma mi è servito a capire che non è importante la prima volta ma la persona».

Esistono dei campanelli d’allarme per le persone sbagliate?

«Sì, io ho avuto la fortuna di averle incontrate da piccola e da lì in poi ho capito cosa non doveva andarmi bene. Non tutti abbiamo questa fortuna, vale anche per i ragazzi, ci sono ragazze tossiche allo stesso modo, ma non è facile accorgersene. Sicuramente avere attorno amici e amiche che ti fanno aprire gli occhi aiuta, ma è difficile, soprattutto quando in tv o nei film impariamo che l’amore è tormentato. Il dramma fa stare male, ma allo stesso tempo sotto sotto ti fa stare bene perché ti fa provare sensazioni fortissime, ti fa sentire protagonista della tua vita… Ma non è sano. Va bene a sedici anni, ma dopo basta».

Che cosa hai capito crescendo?

«Che soffriamo tutti di ansia e che mi piacerebbe un futuro dove tutti noi in prima persona ci impegniamo a essere un po’ più calmi, a dare priorità a qualcosa che non sia la carriera. Vorrei che mettessimo un freno a tutta questa velocità, ne siamo travolti, i più giovani ancora di più».


Tu sai rallentare?

«L’ho fatto. Dopo Sanremo sono stata ferma un anno, mi hanno dato della matta, ma che dovevo fare? Dovevo scrivere canzoni, non volevo farle scrivere a qualcun altro, io non lavoro così. Per scrivere devo fare esperienze. Se finisce il carburante, non c’è più niente. E allora ho viaggiato ma soprattutto sono stata tranquilla a casa, mi sono riposata, sono stata in campagna, ho traslocato. E musicalmente mi son fermata, per tre mesi non ho proprio fatto nulla».

Ora riparti.

«Non vedo l’ora di suonare dal vivo. Il primo live di Roma il 15 maggio è sold out. Sono molto contenta».