Se vi dicessimo che Cupra ha esposto al Salone del Mobile un auto disegnata da 270mila utenti, non ci credereste. È un numero che va oltre l'immaginazione, difficile da concretizzare, e da pensare con matita e carta alla mano, mentre abbozzano il loro modello di auto dei sogni. No, infatti non è andata così, ma quasi: sull'hyperlink di Cupra, che è il suo metaverso, il pubblico ha condiviso l'idea della sua macchina del futuro: come sarà l'auto della prossima epoca? E tu, come la vorresti?

Alla domanda ha risposto anche Francesca Sangalli, che ha raccolto i risultati e ha progettato l'esposizione della concept car, un'auto che secondo gli utenti deve utilizzare materiali "gentili" nei confronti del pianeta e del guidatore. «Le superfici scultoree dell’auto si trasformano in canvas per proiezioni digitali, per creare un livello espressivo aggiuntivo e apportare nuove esperienze», spiega la Responsabile di Color & Trim and Concept & Strategy CUPRA e curatrice dell’esposizione di CUPRA DarkRebel, il modello di auto esposto in piazza XXV Aprile, in cui il team Design ha messo in discussione il modo in cui le auto saranno progettate e create in futuro.

Cosmopolitan ne ha parlato proprio con Francesca, davanti a un caffè nella lounge del Cupra Garage in Corso Como 1, spaziando dal valore di essere donna in un mondo, quello dell'automotive, ancora governato prevalentemente da uomini, fino alla genesi del pensiero creativo.

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Come si diventa designer nel settore automobilistico, in un ambiente a prevalenza maschile?

«Mi sono laureata in architettura al Politecnico di Design, ai tempi ero già appassionata di industrial design quindi sono andata a Londra e mi sono specializzata. La mia passione è sempre stata il concept design, design strategico, mi piace trasformare gli oggetti, la materia. Ho iniziato subito in Mercedes Benz, dove c'era una donna responsabile dell'Advanced Design Studio a Como e aveva voglia di un approccio diverso al design dell'automotive, in un settore che ai tempi, sì, era prevalentemente maschile. Bisognava aver avuto un'educazione in transportation design, quindi era abbastanza verticale come ambito e in quel contesto ero una figura inusuale, come se parlassi una lingua diversa, molto naive. Venivo da fuori per portare una visione diversa di cui sicuramente il mercato aveva bisogno».

Qual è il valore aggiunto che porta una donna nel settore automotive?

«Non mi piace ghettizzare il discorso e distinguerlo tra uomini e donne. Si rischia di entrare nell'ottica di genere che è un discorso superato. L'auto è un prodotto trasversale, è questione di mindset. Cupra come brand sostiene la capacità di essere inclusivi, trasversali, di rendere la differenza un un valore aggiunto».

Cosa fa oggi una designer di auto?

«Passo tantissimo tempo creando, ricercando, in poche parole osservo la realtà, vedendo nuove cose, faccio tanti parallelismi perché comunque il materiale è qualcosa che vive tanto di lateral thinking. È fondamentale fare un esercizio di flessibilità di pensiero: alcuni materiali applicati nel settore della moda puoi pensarli su un prodotto tech, per esempio, nel settore auto, oppure ti puoi fare ispirare da una costruzione. Poi passo molto tempo con i fornitori per fare studi e vedere come cambiare il materiale a seconda delle nostre necessità, è un lavoro molto "hands on", mani in pasta».

Hai detto che la chiave è osservare. Qual è un aspetto del mondo di oggi che l'auto del futuro deve avere?

«La tecnologia sicuramente è molto molto importante perché ti dà la possibilità di non guardare le cose in superficialità: se voglio trasformare un oggetto devo effettivamente vedere come si costruisce, e per cambiare il sistema bisogna trasformare il prodotto innovando i processi, è fondamentale. Basti pensare che per il prodotto auto, dal momento in cui inizi a idearlo al momento in cui è in strada passano 5 anni, è il prodotto tech più complesso che esista. È per questo anche che c'è un po' più di freno nell'innovare in questo settore, perché l'investimento a monte è enorme, e ogni rivoluzione dev'essere pensata molto bene».

Serve coraggio, quindi.

«Sì e penso che Cupra lo abbia. Nella nostra azienda c'è molto ascolto ed è questo il bello, è una realtà moderna in cui è meraviglioso lavorare con un approccio start-up, è tutto giovane, veloce, smart, ti allenano a uscire dalla comfort zone e c'è grande flessibilità. E nel mio lavoro è fondamentale: il lavoro del Color & trim fino a un po' di anni fa era coprire le superfici, mentre le forme erano decise dai designer automotive, adesso è il materiale stesso che può generare delle nuove forme. Ribalta completamente il processo stesso di design».

Come la sogni la macchina del futuro?

«Bella domanda. Non ho in mente uno stereotipo di auto. Ma sicuramente deve rappresentare le necessità delle persone, superando concetti e stereotipi, deve fidelizzare il pubblico senza annoiarlo mai. È un prodotto evolutivo, non fisso, e che si adatta con il consumatore. Per noi, quindi, significa seguire le tendenze dei più giovani, considerando l'età media del nostro utente. È la sfida più interessante».