Inganno di Philip Roth (Einaudi, 2015) è uno dei romanzi dell’autore americano, premio Pulitzer per la narrativa, scomparso ieri. Quest’anno Roth era in lizza per il premio Nobel per la letteratura, che non sarebbe comunque stato assegnato dopo lo scandalo sessuale che ha coinvolto il marito di una giurata. Non lo riceverà più, perché è un premio che si riscuote da vivi.

Nel 2012 Philip Roth ha lasciato cadere la penna. “Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne" ha detto. E così è stato. Ci ha lasciato alcuni dei più grandi capolavori della narrativa contemporanea: Il lamento di Portnoy, Pastorale Americana, La macchia umana. Tutti libri che ti consigliamo di leggere. Tra i suoi scritti meno celebrati ce n’è uno in particolare che parla di relazioni, intimità, tradimento. Questo romanzo è Inganno (titolo originale Deception), pubblicato nel 1990.

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courtesy EINAUDI

Sarebbe facile definirla una storia di corna, ma di fatto non lo è. La narrazione è tutta focalizzata sulla relazione tra due amanti: il protagonista è Philip, trentenne ebreo che ha una relazione extraconiugale con un’affascinante donna inglese, anche lei sposata e con figli.

Il protagonista trascrive i loro dialoghi, prima e dopo aver fatto l’amore, su un taccuino. Un giorno sua moglie lo trova e, comprensibilmente, gli fa una scenata: immagina di essere stata tradita e di aver appena trovato le prove. Lui le spiega che sono appunti per un romanzo: l’inganno diventa così narrazione e inizia a fondersi con la realtà.

È il primo libro in cui l’autore dà al protagonista il suo nome, Philip, dando l’illusione dell’autobiografia. Anzi, della meta-autobiografia: tra le righe, la moglie gli chiede di cambiare il nome del protagonista in Nathan e lui spiega il gioco di specchi della finzione. Il Philip del taccuino è lui, ma non è lui. È un alter ego diverso dall’autore, che però ne è strettamente legato.

“Mi hai appena detto che non sei tu.” protesta la moglie. “No, ti ho detto che sono io, nell’immaginazione. È la storia di un’immaginazione che si innamora.”

Il primo grande inganno è quello riservato al lettore. E più dell’inganno ai rispettivi coniugi che vengono traditi, il vero inganno di cui parla il romanzo è l’illusione in cui si cullano i due amanti, l'abbaglio di una relazione senza futuro, in cui la seduzione lascia inevitabilmente il passo all'intimità, che sconfina pericolosamente in complicità, andando a sabotare le basi stesse dell'eccitazione: il mistero.

I dialoghi di cui è fitto il romanzo esplorano in continuazione questo tema: l’amante è l’antitesi di una relazione, il suo esatto opposto.

“Con l’amante la vita di tutti i giorni passa in secondo piano. La sindrome di Emma Bovary. Nel primo impeto della passione di una donna, qualsiasi amante è Rodolphe. L’amante che le fa gridare a sé stessa: “Ho un amante! Ho un amante!”. Una sorta di seduzione permanente.”

I protagonisti non sono intrappolati dalla relazione adulterina, non ci sono rapporti di forza: è una relazione equilibrata, in cui entrambi danno e prendono ciò di cui hanno bisogno. Non subiscono la loro relazione: ci giocano. È la loro evasione. Il senso di colpa non viene nemmeno contemplato, invece si parla moltissimo della noia che spazza via il desiderio. E il desiderio di dare un nome al loro rapporto spazza via ogni possibile definizione.

— Come si chiama questa cosa?
— Non so. Come la vogliamo chiamare?
— Questionario sul sogno di fuggire insieme.
— Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti.
— Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti di mezza età.
— Tu non sei di mezza età.
— Come no?

In un dialogo serrato improvvisano un questionario con le grandi domande che tutti si fanno all’inizio di una relazione, non necessariamente mentre sono a letto col proprio amante.

“Dici bugie? Mi hai già mentito? Ti aspetti di sentirti dire la verità, se la chiedi? Pensi che la generosità sia un segno di debolezza? Mi lasceresti in mano la tua carta di credito senza fare domande? Sotto quali aspetti sono già una delusione? Ti piace come mi vesto?”.

Insicurezze e rassicurazioni si mescolano, il bisogno di potersi fidare e il brivido di non esserne del tutto sicuri, quel limite tra lo sconosciuto e il famigliare che rende eccitante la relazione con un amante, qualcuno che non ci deve niente. L’amante diventa lo specchio in cui ci vediamo per ciò che siamo, o è l’ennesima persona chiamata a giudicarci?

“Una delle ingiustizie dell’adulterio è che quando paragoni il tuo amante a tuo marito l’amante non lo vedi mai in quelle situazioni terribilmente squallide, mentre litiga per la verdura o fa bruciare il toast o si dimentica di fare una telefonata o imbroglia qualcuno o si fa imbrogliare da qualcuno. Tutte queste cose, secondo me, la gente le tiene deliberatamente fuori dalle relazioni amorose. Perché se non lo facessero sarebbe un tormento.”

L’inganno finale è la rivelazione che, come in qualsiasi relazione, la storia cambia a seconda di come ce la raccontiamo.

“Questa è la vita: sempre una forma leggermente distorta di letteratura”.