Sono seduta sul letto di una stanza d’albergo piuttosto anonima, sul sedile di un treno alta velocità, sul tavolo da pranzo di casa di mia mamma, nell’angolo preferito del solito bar. Il computer davanti. Scrivere e poi cancellare. Continuo a distrarmi a telefono. È da tanto che non scrivo qualcosa avendo davanti una pagina bianca. Con l’università ho scritto e sto scrivendo molto (sto lavorando alla mia testi per laurearmi in Storia dell’Arte a Ca Foscari, Venezia), ma sono tutte cose profondamente finalizzate, la pagina non è mai davvero bianca, c’è sempre un tema, una domanda esplicita o implicita.

Sto rimandando da giorni cercando disperatamente un messaggio, qualcosa che voglio dire che mi sento di rappresentare. Il problema è non penso di avere messaggi da dare e l’unica cosa che posso fare è essere onesta. Parlerò di questo momento della mia vita. Quindi parlerò di questa pagina bianca.

carolina salapinterest
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Carolina Sala fotografata da Fabrizio Cestari nello spazio del Dopocinema di Cosmopolitan. Foto, Fabrizio Cestari. Assistente fotografo, Leonardo Cestari. Stylist, Sarah Grittini. Blazer, Stella McCartney. Tutti i gioielli sono di Rue Des Mille.


La verità è che un poco mi spaventa. Non sono mai stata brava a iniziare le conversazioni, fin da piccola, per una specie di timidezza, per aprirmi avevo bisogno che gli altri iniziassero a parlarmi. L’imbarazzo di non sapere cosa dire, e spesso quel rifugiarsi al telefono per evitare i silenzi. Ma a queste cose ci sto lavorando, d’altra parte almeno questa pagina, piano piano, la sto riempiendo. È forse una paura del vuoto? Sicuramente. Da un lato è una necessità positiva di continuare sempre a migliorarmi facendo mille attività e progetti diversi, dall’altro sento che viviamo in una società talmente veloce e frenetica da non essere più abituati ai momenti di pausa, al niente, e spesso mi sento catturata da questa pazza corsa. Ma è qualcosa che cerco di combattere, di resistere a quel senso di colpa dato da qualche momento di non produttività. Da piccola adoravo un libro (che un po' anche mi inquietava), chiamato L’isola del tempo perso di Silvana Gandolfi, parlava di un non fare niente positivo, dell’utilità creativa di un momento di nulla, anche di noia. E io lo sento il bisogno di andare, ogni tanto, su quell’isola.

Forse la pagina vuota è anche la paura e la meraviglia per i nuovi inizi, il momento di stallo che precede i cambiamenti. Perché effettivamente molte cose stanno cambiando. Ho finito tutti gli esami all’università e sto salutando Venezia per trasferirmi presto a Roma. Sono due città che hanno per me qualcosa di speciale, profondamente diverse ma sono le due grandi città che fino ad ora hanno davvero segnato la mia vita. Camminare di sera per i vicoli di Venezia, il suo silenzio, i magici posti nascosti e i muri infiltrati di umidità, i bacaro tour, e il suo fragilissimo equilibrio. Roma, invece, è caos e vita, inafferrabile ed eterna e, anche se ci sono stata lunghi periodi per lavoro, è una città da scoprire. Sono città che mi fanno sentire più bella, felice.

E a questi nuovi inizi si aggiunge il lavoro di attrice che è un ricominciare continuo. Una chiamata può letteralmente cambiarti la vita, in pochi minuti può sconvolgere i tuoi piani per mesi (e ogni nuovo progetto lo fa). Quindi adesso sto vivendo nello stallo, ci sono i prima e i dopo ma il presente è una sala d’aspetto. Bianca. Come i miei capelli in questo periodo.

carolina salapinterest
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Foto di Fabrizio Cestari.


Parlando dell’essere attrice mi piace pensarmi come una pagina bianca. Una delle cose che amo di più del lavoro è mettermi completamente a servizio della storia, scomparirci dentro. Essere ogni volta irriconoscibili. Essere un corriere che porta un messaggio. Spesso le persone fanno fatica a riconoscermi dopo avermi visto in qualche mio lavoro, e questa cosa mi piace moltissimo. Non devono vedere me, non devono pensare a me, ma alla storia. Per questo penso sia fondamentale il lavoro con il regista, capire quello che vuole comunicare con il tuo personaggio, con la fotografia, con il suono e la scenografia, c’è un'idea di mettersi a servizio di un progetto, essere uno strumento creativo di un'idea artistica.

Avvicinarsi a un personaggio come pagina bianca in questo senso è anche un esercizio utile e potenzialmente rivoluzionario. Se fatto bene ti permette di assumere un punto di vista di un altro, senza pregiudizi, e prendendone, per il tempo in cui lo devi interpretare, le sue difese a tutti i costi. In questo senso recitare aiuta a essere altro da sé, ed è qualcosa di incredibile, che ti trasforma profondamente. A volte penso che se tutti lo provassero almeno una volta il mondo sarebbe un posto migliore.

«Il presente è una sala d'aspetto»

Vorrei spesso poter ricominciare anche con le persone che mi circondano, se ci ripenso ho fatto tante di quelle cavolate. Una cosa che però ho capito, proprio sbagliando, è l’importanza di circondarsi di persone che ti vogliono bene, che tirano fuori il meglio da te (e tu da loro). A volte ci si rende conto di questo staccandosi dal proprio giro abituale, cambiando, viaggiando, e quando capisci che il problema non sei tu, o comunque non solo tu, ma tu quando sei insieme a loro. E allora lo senti quel bisogno di nuove possibilità, nuove pagine da scrivere. Di una pagina bianca.

Questa pagina di un diario che non ho mai scritto è lo specchio di questi giorni di cambiamento un po’ strani. Sarà perché è settembre, il mese dei cambiamenti per eccellenza. Sarà che ci sono un sacco di cose che sfuggono al controllo. Sarà che sono emozionata per la partenza, ma preoccupata per quello che lascio.

Ma in ogni caso,
Facciamo un brindisi ai cambiamenti

Un abbraccio,
Carolina