Stupenda, emozionante, da lasciarci con il fiato sospeso. La finale di fioretto individuale categoria B delle paralimpiadi è stata una conferma per la nostra atleta del cuore, Bebe Vio, che con grinta e caparbietà ce l'ha fatta. Ce l'ha fatta ancora. Perché l'oro, a Tokyo 2020, è suo e suo soltanto. Ma, nonostante la bravura abbiano fatto eccellere un'atleta e una donna da ammirare, questa non è da considerarsi una vittoria scontata e a raccontarlo è stata lei stessa al termine della gara. "Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che a queste Paralimpiadi non dovessi esserci", racconta alla stampa.

instagramView full post on Instagram

"Abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiamo fatto. Non credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione (dell'arto sinistro, ndr.) entro due settimane e morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta tra l’altro... è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro".

La vittoria per Bebe Vio è stata la rivincita da un periodo di preoccupazioni e sofferenze e non a caso, al termine dell'incontro con la cinese Zhou, si è lasciata andare a un pianto liberatorio: "Ho avuto un infortunio abbastanza grave, parecchio grave e mi han detto che neanche era scontato tornare a tirare. Quindi essere qua è magnifico". A 24 anni, una tenacia inconfondibile, una grinta come quella di pochi, Bebe ha vinto; Bebe, la nostra portabandiera, ci ha fatto commuovere per davvero. La dimostrazione che lo sport è molto di più del puro esercizio, lo sport può essere vita, può essere un sogno che sembra impossibile, ma - come scrive lei - "se è impossibile, allora si può fare".