Gli Stati Uniti di medaglie a Tokyo 2020 ne hanno vinte tante, in questo momento sono 68 con 22 ori e un secondo posto nel medagliere blindato a doppia mandata. In queste 68 ce ne sono alcune che pesano di più, per la storia che raccontano, per il messaggio che lanciano, per il ricordo che ipotecano. Raven Saunders il 1 agosto ha conquistato il secondo posto per il lancio del peso (oro alla cinese Gong Lijiao e bronzo alla neozelandese Valerie Adams ndr), un argento che corona una storia personale fatta di ostacoli e sofferenze e che, proprio per questo l’atleta 25enne ha voluto dedicare ai suoi "combattenti" ovvero a "tutte le persone al mondo che stanno soffrendo". La sua protesta sul podio con polsi incrociati ha fatto il giro del globo e molto probabilmente le varrà un’azione disciplinare, ma Raven non ha il minimo pentimento, anzi.

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Una X per tutti i discriminati e per gli oppressi, per la comunità afroamericana, per i diritti LGBTQ+ e a sostegno dell'importanza della salute mentale. "Qual è il tuo impatto? Amore, consapevolezza e gentilezza", ha scritto la pesista classe 1996 sul suo profilo Instagram prima di definire "degni e fantastici" i giovani e i vecchi di colore, le persone della comunità LGBTQIA+ e chi sta lottando per il benessere mentale. "Vi vedo, sto combattendo per voi e ho bisogno che continuiate a lottare per voi stessi". E adesso che succederà? Ai sensi della regola 50 del Comitato Olimpico Internazionale, è vietato qualsiasi tipo di "manifestazione o propaganda politica, religiosa o razziale" nei luoghi e in qualsiasi altra area olimpica, compreso il podio delle medaglie, il che porterebbe a un’azione disciplinare quasi certa della Saunders, anche se il contraccolpo mediatico potrebbe essere un boomerang forse ancora più pericoloso.

Consapevole della possibile sanzione, Raven ha deciso ugualmente di usare un palcoscenico prestigioso come l’Olimpiade per portare avanti il suo attivismo il che rende il suo gesto ancora più potente. Aveva tanto da perdere, ma forse ancor di più da guadagnare. Il Cio in contatto con World Athletics, l’organo di governo dello sport e il comitato olimpico e paralimpico degli Stati Uniti sta prendendo tempo e nelle prossime ore comunicherà il verdetto, che però non potrà cancellare il gesto dell'atleta e il messaggio lanciato worldwide.

Il dado è tratto, e Raven o Hulk come la chiamano i suoi fan, non sembra aver nessun rimpianto, nonostante le assurde critiche in patria, soprattutto da parte dei repubblicani (in soldoni gli stessi che si sono scagliati contro Simone Biles). Non sarà di certo una manciata di commenti a farla desistere: perché la sua storia è un rollercoaster, parla di un successo raggiunto forse troppo presto (quinto posto alle Olimpiadi di Rio 2016 a soli 19 anni) e di un periodo buio che l'ha portata sul baratro. Era il 26 gennaio 2018 quando invece di fermarsi in Università si è trovata con la macchina davanti a un burrone a "10-15 minuti dal suo suicidio". A salvarla un messaggio alla psicoterapeuta che l'ha convinta a tornare indietro. "Depressione, ansia grave e sindrome da stress post-traumatico", la diagnosi e l'inizio di un percorso, lo stesso raccontato da Michael Phelps, che continua a percorrere tra alti e bassi, raccontandolo nel documentario Fuori dal buio e su Instagram per i suoi "fighters". Oggi è testimonial della National Suicide Prevention Lifeline, e questo vale più di qualsiasi medaglia.