Oggi ci vestiamo da veri accademici, pront* con toga e berretta vi parliamo di annientamento simbolico, un termine utilizzato per la prima volta da George Gerbner nel 1976. Il professore di comunicazione e fondatore della teoria della coltivazione (riguardo gli effetti della televisione sulla popolazione) studiò e coniò un termine adeguato per rappresentare un fenomeno che, a partire dalla televisione e a seguire su qualsiasi altra forma di comunicazione, era terribilmente diffuso. Decise di parlare di annientamento simbolico per descrivere l’assenza o la sottorappresentazione di alcuni gruppi di persone nella televisione, nell’informazione, nei libri, nelle canzoni… Gerbner si accorse che i media più amati creavano e rappresentavano principalmente la stessa figura; rappresentavano in toto una società dominata da un uomo bianco di buona famiglia e sicuramente eterosessuale. A essere sottorapresentati o totalmente eliminati da tutte le forme di comunicazione, invece, erano tutti i gruppi di persone diverse per sesso, razza, orientamento sessuale, status socio-economico. Tutto questo rappresentava una vera diversità. Silenziosamente sottolineava il fatto che fosse l’uomo di un certo livello, di un certo ceto e di un certo portamento a dominare i media e l’informazione. Come vi abbiamo spiegato, l’annientamento simbolico è una vera forma di violenza, sottile in alcune forme di comunicazione, più evidenti in altre, per esempio nelle pubblicità.

e, infatti, questa terminologia è soprattutto portata avanti dal femminismo e dalla comunità queer; ma vediamo e cerchiamo di capire gradualmente il perché. Prima di tutto, dobbiamo sapere che il termine di George Gerbner venne ripreso anche dal sociologo Pierre Bourdieu. Lui descrisse questo fenomeno come una forma di violenza perché portava le persone a legittimare alcuni atteggiamenti di esclusione e di razzismo. Quello che era mostrato dai media era sempre più vicino a un modello da seguire: se i media rendevano invisibile una minoranza, la irridevano, oppure ne negavano l’esistenza, le persone si sentivano autorizzate a comportarsi allo stesso modo. Ciò che veniva rappresentato da forme di comunicazione come la tv, era considerato corretto a prescindere.

Se i media rendevano invisibile una minoranza, la irridevano, oppure ne negavano l’esistenza, le persone si sentivano autorizzate a comportarsi allo stesso modo

Parliamo della donna e della televisione. Come veniva rappresentato il genere femminile? Le donne che apparivano in tv avevano sempre le stesse caratteristiche: dovevano essere giovani, molto belle e molto curate. Il fatto che le donne non fossero selezionate per intelletto e competenze favoriva la nascita di uno stereotipo e l’aumento di un gap, tra uomo e donna, già molto evidente.

Per non parlare della comunità nera o del mondo LGBT. “La rappresentazione nel mondo immaginario significa esistenza sociale; assenza significa annientamento simbolico”, raccontò il padre fondatore di questo termine, ancora molto attuale. Nel dicembre 2020, Sainsbury’s, supermercato britannico, pubblicò alcuni annunci tra cui uno in cui i protagonisti erano esclusivamente persone nere. Questo provocò l’effetto opposto: coloro che escludevano si sono sentiti esclusi nel proprio dominio sociale. L’uomo bianco diventa vittima a causa dell’invisibilità della propria razza nella campagna pubblicitaria.

"La rappresentazione nel mondo immaginario significa esistenza sociale; assenza significa annientamento simbolico"

La comunità queer, invece, non è mai stata presa in considerazione nei media; si è negata così l’esistenza di una comunità, fenomeno che, negli ultimi anni, sta piano piano scomparendo. Parliamo di Disney, per esempio, che nell’ultimo periodo nei film d’animazione ha usato sempre di più la tecnica del queercoding. In questo modo i creatori Disney hanno attribuito ad alcuni personaggi delle caratteristiche fisiche e comportamentali vicine al mondo LGBT (l’ultimo, sicuramente Cruella interpretata da Emma Stone). Quali sono queste caratteristiche? Gestualità pronunciata, abbigliamento appariscente, atteggiamento altezzoso e aggressivo e assenza di partner.

Quando leggiamo un libro, ascoltiamo una canzone, guardiamo un film o sfogliamo un quotidiano, iniziamo a farci caso. La supremazia di una razza e di un sesso, deve diventare qualcosa di inesistente. E quando arriverà a esserlo nei media, saremo vicini anche ad atteggiamenti totalmente inclusivi anche nella realtà.