Quando mancano i termini per esprimere un concetto è tutto molto più difficile: non si può parlarne, non si può discuterne, non si può spiegare cosa non va, non si può lottare per cambiare le cose. Quando le parole mancano, bisogna introdurle e studiarle. Così, alla fine degli anni '80 nel mondo anglosassone si è iniziata a diffondere la parola "ableism" per indicare l’atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità: non solo atti d'odio e di violenza, ma anche costante pietismo, termini con connotazioni negative utilizzati di default, stereotipi che vincolano la persona alla disabilità e il dare per scontato che siano le persone con disabilità a doversi adattare a una società che sceglie di ignorarle. Oggi il termine "abilismo" sta iniziando (fortunatamente) a venire sempre più utilizzato anche in Italia: nel 2020 l'Enciclopedia Treccani gli ha dedicato una definizione presa da un articolo del Corriere della Sera scritto da Sofia Righetti. Attivista, Campionessa nazionale di sci alpino paralimpico, una laurea in Filosofia della medicina, una magistrale in Filosofia del diritto sui Disability Studies, divulgatrice, content creator e formatrice (con un animo battagliero e ribelle dal sapore rock): diciamolo, non poteva mancare nel nostro Dizionario dell'Inclusion!

dizionario dell'inclusion cosa significa abilismopinterest
Courtesy Photo Sofia Righetti

Ciao Sofia! Iniziamo con dire che luglio è il Disability Pride Month. C'è però chi sostiene che una disabilità non possa essere qualcosa di cui andare orgogliosi, cosa c'è alla radice di questa idea secondo te?

L’abilismo, ossia quella forma di potere e di oppressione che asserisce che alcune abilità abbiano più valore rispetto ad altre. O rispecchi i canoni normativi che la società ha prefissato, oppure ti devi vergognare per come sei e per chi sei, non a caso abbiamo alle spalle una storia dove le persone disabili venivano etichettate come “freak”, scherzi della natura, o come “crip”, che in inglese indicava una persona considerata brutta per la sua disabilità fisica. È ora di riprendere i nostri corpi, le nostre menti e i nostri modi di essere con orgoglio, mostrandoli con fierezza senza aver paura di reclamare i nostri diritti e il nostro valore, esattamente come sta succedendo con le persone queer.

instagramView full post on Instagram



L’abilismo, come hai spiegato nel reel non è solo una forma di discriminazione ma anche uno schema mentale, possiamo dire che in un certo senso è la società stessa a “creare” le disabilità?

È un discorso complesso che difficilmente riesco ad esaurire in poche righe. Più che creare la disabilità, la società disabilizza alcuni cittadini e ne abilizza altri, a seconda se le loro abilità siano considerate degne di rispetto oppure no.

È ora di riprendere i nostri corpi, le nostre menti e i nostri modi di essere con orgoglio, mostrandoli con fierezza senza aver paura di reclamare i nostri diritti e il nostro valore

“Disabilità” è un termine in continua evoluzione, ora l’ONU la intende come una condizione della persona che emerge nel momento in cui le sue caratteristiche si incontrano o si scontrano con l’ambiente. Molti attivisti stanno ripulendo il termine dal suo significato negativo rivendicando la sua potenzialità a livello politico e sociale, per identificare una comunità di persone, le persone disabili.

Tu tratti molto questi temi sui social, ma spesso (almeno qui in Italia) sembra ci sia ancora l’idea che siano argomenti su cui ognuno può dire la sua anche senza formarsi. Ci parli di cosa sono i Disability Studies?

I Disability Studies sono una disciplina accademica che esamina il significato, la natura e le conseguenze della disabilità. Sono stati fondamentali per smantellare il preconcetto che la disabilità fosse un problema della persona, indicando invece come questa sia una costruzione sociale, e come cambiando la società si potesse cambiare le condizioni di vita delle persone. Ora i Disability Studies sono andati avanti aprendo le porte a tantissimi rami interdisciplinari dando origine ai Critical Disability Studies, ai Feminist Disability Studies e alla Crip Theory, unendosi allo studio di altre forme di discriminazione in nome dell’intersezionalità. Ho una laurea magistrale sui Disability Studies presa all’Università di Bologna con il massimo dei voti e la lode, e ne vado molto fiera.

La società disabilizza alcuni cittadini e ne abilizza altri, a seconda se le loro abilità siano considerate degne di rispetto oppure no



Parliamo del DDL Zan! Il disegno di legge tutela anche dall’abilismo, ma di questo si parla poco, secondo te perché? Si fatica ancora a vedere le lotte come interconnesse?

L’abilismo è stato inserito grazie a un emendamento di cui la prima firmataria è l’onorevole Lisa Noja, e sono molto orgogliosa di essere stata con lei e con l’onorevole Alessandro Zan al Milano Pride a parlare di quanto fosse fondamentale inserire questa forma di discriminazione. Putroppo l’abilismo, forse anche perché i media hanno dato poca importanza, è passato sotto gamba, ma con la comunità LGBTQ+ stiamo facendo un enorme lavoro di consapevolezza su quanto le discriminazioni subite dalle persone queer e dalle persone disabili siano simili.

A questo proposito che legame c'è tra la comunità LGBT+ e quella delle persone con disabilità?

Ce ne sono tantissime, basti pensare il dar per scontato che tutte le persone siano non-disabili e siano eterosessuali e cisgender, e costruire quindi la società e le sue leggi solo per le persone non disabili, cis ed etero. C’è la questione della medicalizzazione forzata e di come le persone disabili ed LGBTQ+ siano viste come un problema, una deviazione dalla norma, e non che il problema sia la società che non fornisce diritti uguali per tutti i cittadini.

Putroppo l’abilismo, forse anche perché i media hanno dato poca importanza, è passato sotto gamba

I crimini d’odio, le violenze e gli insulti che entrambe le comunità devono subire solo perché esistono. Per non parlare dell’invisibilizzazione sistematica, che toglie gli spazi sociali alle persone queer come se dovessero vergognarsi ad uscire e chiude le persone disabili in un’apartheid formata da barriere architettoniche e sensoriali.

E sessismo e abilismo, invece, come si influenzano a vicenda?

Qui entriamo nel campo delle discriminazioni multiple, e di come una persona possa sperimentare su di sé forme di discriminazioni diverse che si uniscono creando un fenomeno nuovo. Ad esempio, io che sono una donna disabile, subisco una forma di discriminazione ulteriore e più pesante rispetto alle donne non disabili o agli uomini disabili, proprio perché faccio parte di due categorie oppresse. Se fossi una donna disabile nera, subirei una forma di discriminazione ancora più devastante. Le donne disabili hanno un rischio di subire violenza che arriva all’80%, poche lavorano e sono indipendenti a livello economico, ci sono poi tutte le conseguenze dovute alla desessualizzazione e al fatto che le donne disabili non sono considerate all’altezza di essere partner o genitori validi.

O rispecchi i canoni normativi che la società ha prefissato, oppure ti devi vergognare per come sei e per chi sei. È ora di riprendere i nostri corpi, le nostre menti e i nostri modi di essere con orgoglio, mostrandoli con fierezza

Per la tua esperienza credi che il movimento femminista oggi riesca a tenere adeguatamente conto dell’esperienza delle donne con disabilità?

Ci stiamo lavorando, nell’ultimo anno ho visto una grande apertura nei social e nella cosiddetta “bolla femminista” riguardo le questioni che riguardano le donne disabili, quando pochi anni prima non ne sentivo mai parlare. Ho grande fiducia nelle mie compagne femministe e transfemministe, penso che insieme possiamo fare molto per non lasciare nessuna donna, anzi, nessuna persona indietro.

dizionario dell'inclusion cosa significa abilismopinterest
Courtesy Photo Sofia Righetti