Cambiano i tempi, cambia la lingua. E non solo quella italiana. Il dibattito sull'identità di genere in Cina prosegue, a partire dai pronomi personali fluidi. Ma cosa sono esattamente? Basti pensare a tutte le volte in cui abbiamo scelto di utilizzare l'asterisco per omettere la vocale finale che nella lingua italiana demarca il genere (è successo a tutt* di imbattersi in un asterisco, no?). 😌 Ora non ce ne voglia la morfologia (sia benedetta sempre 🙌), ma un modo per rendere più inclusivo il genere grammaticale andava trovato. E l'asterisco a tal proposito sta funzionando alla grande. Ma in cinese come si fa? *Spoiler*: non si usa l'asterisco, e ora vi spieghiamo perché.

La farò davvero facilissima, credetemi. Ma partiamo dall'idea che l'evoluzione che la lingua cinese ha subito nel corso del tempo è una roba super. Radiichina.com spiega infatti che, solo a seguito della forte influenza esercitata dalla lingua inglese su quella cinese, gli accademici dei primi del Novecento hanno ben pensato di distinguere i pronomi personali cinesi: uno per il genere femminile, l'altro per il genere maschile. Ma con l'amplificarsi della voce della comunità LGBTQ+ in Cina (tra l'altro, proprio recentemente Dior Beauty ha scelto come testimonial la prima donna transgender cinese, di nome Jin Xing!, ndr), andava trovato un modo per rendere la lingua cinese più al passo con i tempi. Più inclusiva per tutt*. 🌈🌈🌈

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Ad oggi, i pronomi personali in Cina sono due, e si pronunciano entrambi . Proprio come nella lingua italiana esiste una radice per ogni parola, in cinese esiste il cosiddetto "radicale". Ogni ideogramma si compone così di radicale + parte fonetica. E ora che osserverete i caratteri che stanno (tradotti) per "lui" e "lei" potrete notare come i radicali provino rispettivamente a rappresentare un uomo (in piedi) e una donna (inginocchiata, ma questa è un'altra storia e potrebbe avere a che fare con la gerarchia familiare indottrinata anche dal confucianesimo). Ecco l'ideogramma di "lui": ta . Ed ecco l'ideogramma che sta per "lei": ta 她. Gli accademici dei primi del Novecento non avevano però gli strumenti per prevedere che un giorno, finalmente, la comunità LGBTQ+ sarebbe stata solida e compatta. E che avrebbe chiesto rappresentazione (di questa, ne abbiamo parlato anche quando abbiamo saputo che il Pride di Shanghai era stato annullato, btw).

Ed eccoci. Se priviamo i precedenti ideogrammi appena visti del loro "radicale" - ergo, l'uomo e la donna - non resterà altro che la parte fonetica, 也. Cosa apporre prima di questi tre semplici tratti uniti insieme? Il collettivo cinese The Missing Gender ha proposto (già nel 2015!) l'utilizzo di una X per creare un pronome personale fluido in cui la comunità LGBTQ+ potesse rispecchiarsi. Il risultato è il seguente: X也. Molt* invece preferiscono scrivere a lettere occidentali e appellarsi come TA, riprendendo così la pronuncia dell'ideogramma stesso. Certo, se ripescassi il grande dizionario cinese che mi ha accompagnato negli anni di studio del cinese all'università, vi direi: state cert* che X也 non c'è 😐. Ma l'uso che questo nuovo pronome personale fluido sta riscontrando sulle piattaforme social tra millennial e Generazione Z cinesi è sempre più diffuso 😍. Perché la lingua, insieme alla nostra consapevolezza, si evolve sempre. Magia del Cosmo, rendiamo grazie al Cosmo. 🌈🌈🌈

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