È facile che di quei circa 60 grammi di panna di cui è composto ogni maritozzo almeno un terzo frani sotto al peso del primo morso, cadendo in un’area di imbarazzo circoscritta tra il tavolo e il pavimento, la maglia e i lati della bocca. Ed è esattamente quello che succede davanti ad Arisa, durante una lunga colazione in Porta Venezia, prima che lei prenda il treno direzione Roma Termini per le prove di Ballando con le stelle. È un lunedì di novembre, non ha ancora vinto e nemmeno pensa riuscirà a farlo – «io mi annoio tantissimo, mi piace essere piena di impegni, mi fa sentire tranquilla vada come vada» – e invece non solo trionferà in coppia con Vito Coppola, ma sarà protagonista (e con molta probabilità anche artefice) dell’edizione del dance show di Rai 1 record di ascolti dal 2013. Ci incontriamo nella settimana di uscita del nuovo disco, Ero romantica, undici brani che si muovono tra il pop anni Ottanta e l’elettronica, che seguono il rilascio nei giorni precedenti di "Ortica", "Psycho" e "Altalene", e accompagnano un nuovo elogio del proprio corpo attraverso alcune foto su Instagram e l’audacia di ballare in prima serata: «Siamo tutti insieme, tutti questi corpi bellissimi e mezzi nudi anche durante le prove. Io sono stanca di vergognarmi. C’è da dire che sono stata fortunata, Vito profuma pure quando suda». Rosalba Pippa, in arte Arisa, non si ferma, canta mentre cammina svelta con la valigia rosa e lo sguardo di chi entra in un locale cercando quello di qualcuno che conosce. Ma non ti stanca tutta questa esuberanza? «Ma scherzi? Ti dirò, ieri ho provato una sorta di sensazione inedita a casa mia. Mi sono fatta il bagno pomeriggio e ho visto un po’ di sole riflesso sulla porta, la luce che entrava dalla persiana e mi sono sentita tranquilla. Mi ricordava qualcosa di quando ero piccola, quando non sentivo più nulla».

A proposito dei ricordi. Il tuo nuovo album ha un titolo che è un imperfetto, Ero romantica, come se segnasse un distacco dall’Arisa precedente e quella di adesso. Esiste davvero un prima e un dopo?

«No, ero romantica sta semplicemente per “Erotico-romantica”, è eros e romanticismo, però naturalmente non lo potevo mettere perché dovendo presentarlo a Ballando con le stelle in Rai… All’inizio si doveva chiamare “Porno romanza”, forse faremo un pezzo, mi hanno detto “Senti, non fare cazzate”. Rappresenta un po’ le tante sfaccettature delle persone».

Tra parrucche e nuovi generi, negli ultimi anni hai fatto un po’ la trasformista. Ti senti tante cose diverse?

«Tutte le persone sono tantissime cose e sono inetichettabili, quello che vedi dipende solo dalla parte di loro che viene illuminata. Ora parliamo tanto di fluidità, di assenza di genere, e questa cosa la diceva Freud già tantissimi anni fa, che uomini e donne potessero avere sia lati femminili che maschili, adesso si tratta solo di recuperare. Abbiamo fatto dei grandi passi avanti, poi ci siamo spaventati e siamo tornati indietro».

Le cose erano troppo evidenti?

«Sì, a un certo punto semplicemente sono iniziate a sfuggire al raziocinio del genere umano. Le donne dovevano solo essere donne e gli uomini solo uomini».

E adesso?

«E adesso fortunatamente stiamo cambiando. Ogni cosa è così infinita che arriva, ti colpisce e poi ti spaventi. Nella storia ci sono stati dei momenti in cui tutto doveva azzerarsi perché le scoperte erano troppe, come la distruzione della Biblioteca di Alessandria. Si riparte dal niente ma poi si ritorna a splendere».

Sono quasi certa che in questo momento stiamo parlando di te.

«Non lo so, forse sì, però io voglio ripartire, si vede nel disco. Diciamo che anche io mi sono sentita un po’ morta».

Quindi sei rinata e ti sei anche ritrovata. Questo discorso lo stai facendo ultimamente soprattutto con il corpo, su Instagram scrivi che ti piacciono quelle parti che di solito non piacciono, come un doppio mento, il seno che scende. Fa parte di un passaggio, ti sei accettata e riscoperta?

«Non so neanche questo. So solo che mi vedo tanti difetti. In realtà io sono stata così già tante volte, quando sono andata a Sanremo nel 2017 avevo i capelli lunghi neri, ero vestita tutta carina, facevo la provocante, però quando vai avanti le cose acquistavano più valore, quando ti riscopri a 39 anni è diverso da quando ti riscopri a 26. Alla mia età è una rivoluzione».

Ma la prima, grande rivoluzione della tua vita quando è arrivata?

«Non è che è arrivata, è che l’ho fatta. Sono andata via da casa a 19 anni verso quello che volevo diventare, prima a Bergamo e poi a Milano, con mio padre che piangeva nascosto per non farsi vedere. A nove anni la prima sigaretta, più che rivoluzione quella è stata la prima ribellione. Ma l’ho detto subito a mio papà, con mia madre che mi gridava di stare zitta».

E in adolescenza, sempre un battitore libero?

«Sempre, ma con molti più casini. Il corpo che esplode, le forme. Io ero troppo esuberante, i miei non riuscivano a gestirmi. La mia adolescenza è stata solitaria, piena di cose che ho dovuto scoprire da sola. Mai stata in un gruppo. Da sola ho scoperto pure come nascono i bambini: facevo i conti nelle telenovele che vedeva mia madre, se lei era stata presa da davanti ed era rimasta incinta allora “funzionava così”. Se però rimaneva incinta anche se veniva presa, non so, da dietro, mi incasinava tutto».

Quando ti riscopri a 39 anni è diverso da quando ne hai 26. Alla mia età, è una rivoluzione

Il corpo che esplode proprio in un momento in cui è molto facile sgretolarsi sotto al peso di un giudizio, soprattutto se ha a che fare con l’estetica. Come si fa, a quell’età e anche adesso, a rimanere intatte?

«Non si può, ci si rompe. Io non sono intatta, sono rattoppata, ricucita come un patchwork, ma cammino lo stesso. Mia madre ha avuto otto gravidanze, due tumori, due figli morti dopo poche settimane, quando lei aveva 12 anni mia nonna si è ammalata e si è ritrovata a portare avanti una casa, fratelli, animali. Lei è un esempio, è proprio rattoppata come un calzino ma va avanti».

Tu parli di rattoppo, potresti parlare di Kintsugi, lo facevano i giapponesi: riempire le crepe dei vasi con l’oro per renderli non intatti o perfetti, ma in qualche modo unici.

«Bellissimo, fammi vedere come si scrive che lo inizio a dire».

Negli anni hai dato vita a tante metamorfosi, parti da una voce che è incredibile e con quella decidi di giocare continuamente, sia per quanto riguarda lo stile, sia per l’emozione che vuoi trasmettere. Siamo arrivati a Ero romantica, a che fase della tua vita corrisponde?

«Mi guardo in giro e vedo che le persone si danno delle opportunità, non si fanno le paranoie che mi faccio io. Trovo sempre limiti a me stessa, magari sono troppo vecchia per fare queste cose, magari sono troppo grassa, mi trovavo un milione di limiti già quando ero ragazzina. Ora voglio provarci e basta, provare a fare musica elettronica, nuovi generi. Perché se ci provi e rimani deluso puoi sempre tornare indietro e non farlo più. Io sono una tartaruga, ho mille idee, avanzo un po’ e poi torno a casa. Sono in un momento di osservazione di quello che voglio fare nella mia vita. E io non lo so ancora cosa voglio fare».

arisa and vito coppola during the semi final of the broadcast dancing with the stars at the rai foro italico auditorium rome italy, december 11th, 2021 photo by massimo insabatoarchivio massimo insabatomondadori portfolio via getty imagespinterest
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Arisa e Vito Coppola a Ballando con le stelle

Intanto Rocco vorrebbe che tu facessi un porno.

«Va beh, ma io sono ironica, che tutti credano un po’ quello che vogliono. Gossip, non gossip. Vorrei avere 40 anni in meno per rinascere, rifare tutto quello che ho fatto ma essendo più degna, più orgogliosa, più sicura».

C’è qualcosa che ti intristisce?

«Mi intristisce sapere che l’amore non esiste. Sapere che tutto ha una scadenza, anche l’amicizia».

In Ero romantica c’è “Licantropo”, su un amore che è famelico, vorace e distruttivo. Da cosa nasce?

«È una storia che è esistita, la storia di una relazione tossica che ho avuto in cui ci si mangiava e spolpava fino all’osso, era bellissima ma non era sana. E infatti è finita male. Il licantropo è un ragazzo mangiatore di tutto, l’uomo che in quelle relazioni ti divora piano piano e tu non te ne accorgi».

Lui licantropo, e tu?

«Vampiro! Voglio vivere a lungo, spero sempre che le cose durino in eterno proprio perché so che non potrà essere così. Nell’amore, ma anche nella musica. Questo è il motivo per il quale sto cambiando continuamente, perché ho capito che vivere a lungo non vuol dire diventare “un classico”, rimanere immobili. Nella mia playlist c’è di tutto, cose particolarmente poetiche ed elettroniche, ora amo i beat boxer orientali».

Mi hai detto che Ero romantica sta per “erotico-romantica”. Cos’è l’eros, come definiresti la seduzione?

«È quella cosa che succede solo a letto, subdolamente, per far fare agli altri quello che vuoi tu. Io so farlo solo lì, nella vita mai. Infatti non vedo l’ora che arrivi quel momento di totale connessione per vedere davvero la persona con cui mi sto relazionando. Alla fine, tutto sto ambaradan, parlare, farsi i complimenti… la verità sta solo in quel momento in cui siamo io e te di fronte, o di spalle, o di lato, va beh un po’ come ti piace, tanto nudi anche emotivamente che abbandoniamo tutte le strutture. Per me il sesso è la forma d’arte migliore di tutte, infatti vorrei un mondo in cui gli appuntamenti inizino dal sesso senza che questo venga considerato motivo di vergogna. Adesso ti chiedono, “dai vieni a casa sabato, facciamo una bella cena con anche altri amici”, mentre io sogno un’era futurista in cui si possa dire apertamente “dai vieni a casa che ci facciamo una scopata e poi parliamo un po’”».

Potrebbe essere un manifesto, “demistifichiamo il sesso”. Bello.

«Però pensa, se veramente il corpo potesse essere accarezzato, amato, sentito senza tutta quella costruzione che ci facciamo noi intorno. Se il sesso fosse assimilato a questa colazione, venendo considerato una cosa normale, un incontro vuoto di significato eppure pienissimo. Se il sesso quindi fosse solo sesso, ti piacerebbe davvero? Secondo me non siamo abbastanza intelligenti per rispondere alla domanda».

Vivi in Porta Venezia, nel pieno del quartiere Lgbtq+, che almeno a Milano è un baluardo di questa libertà straordinaria. Hai scelto di abitare qui per una simile ragione?

«Mi hai vista prima? Conosco tutti, anche le ragazze trans che stanno in Piazzale Loreto, ci parlo di notte quando cammino e non riesco a dormire. È un posto meraviglioso da cui si può solo imparare. Io prima stavo in Sempione, mi sono studiata un po’ Milano e ho capito che questo era il luogo giusto. La gente è più libera, più aperta. L’hai visto il ragazzo che ho salutato? Ecco, ci siamo conosciuti per strada, mi ha offerto una mela. Il giorno dopo non sapevo cosa fare, gli ho scritto e sono andata con lui e un amico a una festa in un parco».

Io non ho niente da perdere amore. Sono sola, e ogni novità la voglio accogliere

Però serve un po’ di coraggio e anche tanta leggerezza.

«Ma io non ho niente da perdere amore. Ogni novità la devo accogliere. Sto a 900 km dai miei, non ho un amore, ho amici sparsi. Io sto da sola. Da sola, senza lezioni, ho anche imparato a cantare. Quello che capita, se può darmi un’emozione, lo raccolgo, e quando sono triste piango e basta».

Ma quindi dopo tutto questo, considerando che è il tema al centro dell’album e che affiora da ogni risposta, l’amore dà qualcosa, o toglie soltanto?

«Sta mattina pensavo proprio al fatto che toglie. Mi vestivo e pensavo, ma vedi quanto ci metto a mettermi ste calze che non mi entrano, se avessi un fidanzato non le potrei mai mettere e dovrei sceglierne un altro paio più veloce da indossare perché lui starebbe lì ad aspettare, dovrei dargli attenzioni. Poi certo, se ti ha tolto troppo, vuol dire che non era amore. Io ho le idee molto chiare su quello che vorrei che fosse, ma molto confuse rispetto a ciò che è».

E cosa vorresti che fosse?

«Reciprocità. Un appartenersi senza appartenersi».

Però ora stai bene, ti sei completamente gettata in qualcosa di nuovo, forse vinci Ballando, sei diventata una versione di Arisa ancora diversa. E tutto anche senza l’amore.

«Sai io faccio un sacco di cose per gli altri, poi c’è un momento in cui vado fuori di matto e brucio tutto, letteralmente. Distruggo, non mantengo i rapporti, butto, cancello. Non so come sto ora, dipende, non so se si vinca senza l’amore, è che a un certo punto devi imparare tu ad amarti. E capisci che non va bene essere per qualcuno solo la parte di un tutto, devi essere tutto».

E se quest’altra persona non c’è? Se non hai qualcuno da cui pretendere, se sei da sola?

«Lo fai per te».