Si torna a parlare di libertà di abortire in Italia, della legge 194 e dei movimenti che si oppongono all'IVG. Mentre la Francia festeggia l'introduzione dell'aborto nella Costituzione e l'Unione Europea vorrebbe inserire il diritto all'aborto libero e sicuro nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, in Italia si discute delle associazioni pro life nei consultori. La maggioranza di governo ha infatti approvato un emendamento al decreto Pnrr che sottolinea la possibilità per le associazioni pro vita antiabortiste di entrare nei consultori. Ne è nato un acceso dibattito sui rischi che un tale provvedimento avrebbe sulla libertà delle donne di decidere del loro corpo.

students in naples protest against fascismpinterest
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Ne ha parlato persino il Guardian, l'emendamento su cui il governo ha messo la fiducia prevede che le Regioni possano «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». Nel giro di pochi giorni passerà alla Camera e poi al Senato. In realtà la legge 194 che regola l'interruzione di gravidanza in Italia prevede già la possibilità di coinvolgere associazioni di volontari all’interno dei consultori e questo dunque sembra più che altro un tentativo di ribadire il via libera ai movimenti "pro life" antiabortisti ammettendo la possibilità di finanziamenti regionali.

Secondo la deputata PD Cecilia Guerra, componente della commissione Bilancio, l'emendamento originariamente prevedeva l’obbligo e non solo la possibilità per le Regioni di inserire nei consultori i «soggetti del Terzo settore» e non conteneva la precisazione «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». A oggi i consultori sono le strutture sanitarie dove viene fatto il maggior numero di certificazioni per l’interruzione volontaria di gravidanza e, secondo le associazioni femministe, è fondamentale che si mantengano luoghi laici dove le donne non siano sottoposte a pressioni sulle loro decisioni.

«Era dunque davvero necessario presentare un “nuovo” emendamento per far applicare una legge in vigore da 46 anni?» si chiede l’avvocata Filomena Gallo segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, «Se questo fosse stato il vero scopo, allora sarebbero davvero tanti, forse troppi, gli emendamenti necessari per rendere effettive tutte le parti ad oggi disapplicate della legge 194. In primis, la necessità di garantire l'erogazione delle prestazioni senza interruzione di servizio e con la disponibilità della RU 486 in tutte le strutture».

La presenza di associazioni pro life contrarie all'aborto (e spesso di stampo religioso) favorita da questo emendamento, rischia di aprire la strada a pressioni psicologiche su persone che si trovano già in una situazione di vulnerabilità a fronte di un percorso per accedere all'IVG che in Italia è spesso molto complicato, tra burocrazia e personale medico obiettore. Per una donna che sta valutando di abortire sono fondamentali le informazioni mediche e quelle sui propri diritti ma, nel fornirle, andrebbe tutelata la libertà di scelta. Le dirette interessate potrebbero trovarsi nei consultori a parlare con volontari di associazioni antiabortiste, le stesse che in passato hanno presentato la pillola abortiva come un veleno dando informazioni fuorvianti, che hanno portato avanti campagne stigmatizzanti o promesso aiuti una tantum che non vanno incidere effettivamente sulla situazione economica delle persone in difficoltà. Ora si teme che, anche senza cambiare la 194, la libertà di abortire subisca l'ennesimo colpo, se non sulla carta, nei fatti.