L'Unione Europea giovedì 11 aprile 2024 ha preso una posizione storica sull'aborto di cui si sta parlando molto. Non lo è tanto in termini pratici, ma indubbiamente segue il solco tracciato dalla Francia che da poco ha inserito il diritto all'IVG nella sua Costituzione. Giovedì scorso il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per chiedere di inserire nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea la tutela della salute sessuale e riproduttiva e il diritto a un aborto libero, sicuro e legale. Perché questo avvenga serve il voto unanime di tutti gli Stati membri, una circostanza a oggi pressoché impossibile, ma, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, si è riusciti a fissare un punto di partenza.

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Una protesta pro choice in Polonia nel 2020

La risoluzione chiede di modificare l’articolo 3 della Carta stabilendo che «tutte le persone hanno il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale». Tutto questo meriterebbe di avere spazio nella Carta dei diritti fondamentali UE, il documento che enuncia i diritti civili, politici, economici e sociali di tutte le persone che vivono sul territorio dell'Unione? Per la maggior parte dei deputati sì, ma in molti Stati la situazione è ben diversa. Nella risoluzione, infatti, si parla di un arretramento in tema di diritti delle donne a livello globale con pesanti limitazioni all'IVG non solo negli Stati Uniti, ma anche in Polonia, Ungheria e Malta e un preoccupante aumento dei finanziamenti ai gruppi antiabortisti.

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Un cartello a favore dell’IVG durante una manifestazione a Napoli

Nel testo è stato inserito un invito esplicito a Polonia e Malta ad abrogare le leggi che limitano duramente l’accesso all'interruzione volontaria di gravidanza e si fa riferimento anche a Stati come l'Italia, la Romania e la Slovacchia dove «L'accesso alle cure abortive viene eroso in quanto una larga maggioranza di medici fa obiezione di coscienza rendendo di fatto l'accesso all'aborto estremamente difficoltoso in alcune regioni». In Italia di questo problema si parla da tempo e attivisti e associazioni pro choice hanno più volete osservato come la legge 194 sia, di fatto, di difficile applicazione proprio perché prevede l'obiezione di coscienza.

Secondo il Parlamento Europeo, le procedure di aborto dovrebbero essere necessariamente parte del curriculum di medici e studenti di medicina, bisognerebbe introdurre in ogni Stato membro un’educazione sessuale e relazionale completa e dovrebbe essere previsto un accesso sicuro e gratuito alla contraccezione. «Decidere del proprio corpo», aveva dichiarato l’eurodeputata danese Karen Melchior (Renew Europe), presentando l’iniziativa a marzo, «è un diritto fondamentale, non c’è uguaglianza se le donne non possono farlo».