A chi scrivi quando sei in strada, di notte, da sola e hai paura? A tua sorella sperando che sia ancora sveglia, al tuo ragazzo che sicuramente già dorme. Servirebbe unire le forze, avere un gruppo di riferimento con tante donne: almeno una rimarrà a vegliare che torniamo a casa sane e salve. È questa l'idea di partenza con cui Samia Outia, 22 anni, quarto anno di giurisprudenza, ha creato il gruppo Whatsapp "Scrivi quando arrivi" fatto di ragazze pronte a monitorare i rispettivi tragitti verso casa accertandosi che non accada nulla di pericoloso. «Ciao ragazze, c’è qualcuna sveglia?», è il messaggio di una delle partecipanti. «Sì, ci sono», risponde un'altra.

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Vicki Jauron, Babylon and Beyond Photography//Getty Images

Come riporta Repubblica, lo scorso autunno Outia, che è veneta ma studia a Bologna, è rimasta molto scossa dal femminicidio di Giulia Cecchettin e dai casi di violenza sessuale «in via dell’Unione e delle Belle Arti», a Bologna. Lei e le sue amiche non si erano mai sentite «così affrante e insicure» come in quel periodo. Ha capito che c'era bisogno di fare qualcosa e così ha stampato dei volantini da appendere nella biblioteca di via Zamboni 38, nelle aule universitarie, nei bagni, nei locali bolognesi: «Non ti senti sicura a tornare a casa?», si legge sul foglio, «Neanche io». Sotto ha indicato il gruppo Whatsapp a cui accedere, un gruppo transfemminista e inclusivo, ma con a monte un filtro di verifica delle informazioni dell’utente per renderlo «safe». Da allora riceve decine di messaggi e richieste di iscrizione ogni giorno.

Le ragazze non si sentono sicure nelle città e spesso ricorrono a metodi di auto-aiuto come questo o come le dirette su Instagram di DonneXStrada pensate allo stesso scopo. A oggi sono circa 300 le ragazze iscritte al gruppo WhatsApp di Samia Outia, principalmente studentesse e molte fuorisede. C'è chi racconta episodi di catcalling e di molestie da parte di sconosciuti per strada, chi si sfoga, chi chiede aiuto e chi semplicemente un po' di compagnia finché non scrive «Sono arrivata, grazie». Come dice un famoso slogan femminista: «Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano».