Ecco la notizia: le Olimpiadi di Tokyo 2020 segnano le prime Olimpiadi in cui le medaglie paralimpiche USA varranno quanto quelle olimpiche. Sì, avete capito bene. Fino a questo momento le cose stavano diversamente e i campioni paralimpici statunitensi guadagnavano meno di quelli olimpici. In realtà il Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti ha annunciato questo (doveroso? necessario?) cambiamento mesi dopo le Olimpiadi invernali del 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud. Da quel momento ha stabilito la parità retributiva e a Tokyo 2020 si vedranno i primi risultati concreti (anche se ci sono già stati degli aumenti retributivi retroattivi). "Mentre leggevo la notizia le lacrime letteralmente mi scorrevano sul viso non solo per la parità di retribuzione per le medaglie Paralimpiche, ma per il valore e il valore degli atleti Paralimpici finalmente visti uguali alle Olimpiadi", aveva commentato la notizia il campione di sci Paralimpico Oksana Masters, "Questa è assolutamente un cambiamento di VITA".

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Come spiega l'Huffington Post, ora gli atleti paralimpici USA riceveranno $ 37.500 per ogni medaglia d'oro guadagnata, $ 22.500 per l'argento e $ 15.000 per il bronzo, un aumento del compenso che in alcuni casi arriva al 400%, secondo il Comitato Paralimpico Internazionale. Stando a quanto riportato dal New York Times fino a oggi gli atleti paralimpici ricevevano infatti $ 7.500 per ogni medaglia d'oro, $ 5.250 per quella d'argento e $ 3.750 per quella di bronzo. Una tale disparità sembra incredibile, ma la storia stessa delle Paralimpiadi ce la conferma. Si sono svolti a Roma ne 1960 quelli che sono considerati a tutti gli effetti i primi Giochi Paralimpici e da allora è iniziata una lunga strada per ottenere visibilità, parità di trattamento e combattere l'idea che le Paralimpiadi siano "Giochi di serie B". Si tratta di un problema diffuso: in occasione delle Olimpiadi di Tokyo il Comitato olimpico nazionale italiano ha pagato 180 mila euro per un oro, 90 mila per un argento e 60 mila per un bronzo, ma alle Paralimpiadi le cifre sono ben diverse dato che il Comitato italiano paralimpico garantisce 75mila euro per un oro, 40mila per un argento e 25mila per un bronzo. Per quanto triste e ingiusto non c'è da stupirsi troppo se pensiamo che in Italia è stato solo nel 2020 che l'allora ministro delle Politiche giovanili e dello sport, Vincenzo Spadafora, ha annunciato tra i decreti approvati dal Consiglio dei Ministri quello che riconosce pari opportunità e diritti anche agli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato.

La parte della Riforma dello Sport riguardante gli atleti con disabilità è stata introdotta soprattutto grazie a una proposta di Legge presentata nel 2019 dalla parlamentare e campionessa paralimpica Giusy Versace. “Le disparità esistenti tra atleti nei gruppi sportivi derivavano dal fatto che nessuno aveva mai modificato la normativa" ha detto al momento dell'approvazione al Fatto Quotidiano spiegando che con questo decreto gli atleti paralimpici potranno essere maggiormente tutelati nelle loro carriere come sportivi. Insomma i passi avanti ci sono, ma arrivano sempre più tardi di quel che dovrebbero. “Sogno di unire in un’unica Federazione il mondo Olimpico e quello Paralimpico” ha dichiarato Bebe Vio che quest'anno porterà la bandiera a Tokyo. E quella sì che sarebbe una conquista.