Ci sono tanti motivi per cui una persona decide di andare a New York e altrettanti per tornarci.

La prima volta vai perché la vuoi finalmente incontrare, iconograficamente l’hai già vista mille volte nei film, letta nei libri, vissuta nelle storie delle serie tv, ma quel tuffo al cuore che provi quando dall’aeroporto inizi a intravedere i primi grattacieli fa star male da quanto è forte e non te lo scordi più.

Quindi primo consiglio: anche se hai fatto 100 scali per risparmiare sul volo, anche se hai preso sonniferi e un buon prosecco a bordo per non accorgerti neanche del decollo, anche se le tue gambe sono gonfie e ti senti come la Sora Lella in viaggio per Ladispoli, cerca di tenere gli occhi aperti e non perdere quel momento magico.

Quest’estate, dopo un anno di chiodo fisso, ho deciso di partire con un’amica e starci un mese intero. È la mia quarta volta, ma la più lunga. Voglio tornare a Milano ed essere sazia per un po’, mentre supererò il trauma del conto in rosso in banca (eh sì, si spende, si spende, si spende) e fingerò entrando in ufficio di aver comunque una grande voglia di tornare a lavorare (coi tempi che corrono…).

Io e Simona, la mia compagna di viaggio, staremo a Williamsburg, la parte di Brooklyn che guarda l’East Village, una bomboniera di negozietti vintage, bar colorati, musica jazz dal vivo nei ristorantini fusion, feste sui roof top, ma senza le “altezze” di Manhattan, un po’ a misura d’uomo, o di donna che rasenta il metro e 60, come me.

Ora quello che mi separa da lì è la valigia. Non ho mai consultato un tutorial per prepararla: se sbaglio voglio farlo da sola. La mia valigia nera, enorme, è lì che mi guarda ai piedi del letto da una settimana…

Negli ultimi giorni ho anche sognato di iniziare a prepararla, ma a un giorno dalla partenza è ancora lì. Sarà mezza vuota, questo lo so, perché a New York compri di sicuro qualcosa e con qualcosa intendo talmente tante cose che è scontato l’attacco di panico nel momento in cui la rifai per tornare: per magia le due file della cerniera saranno separate da 10 incolmabili centimetri. E via di salti carpiati sopra per cercare di chiuderla.

Ma iniziamo a partire… Godetevi le missioni che animeranno le mie giornate. Io farò il possibile per farvi sentire un po’ lì con me.