Sempre più studiosi, tra cui Madsen Pirie, autore di Come avere sempre ragione (Ponte alle Grazie), studiano il linguaggio dei politici per capire come riescano a girare le cose a loro favore. «Se stai pianificando un confronto, prima di attaccare, analizza la situazione segnando su un foglio i punti di scontro. Se riesci a “vedere” le diverse prospettive, la tua capacità di comprendere la realtà aumenta e l’emotività migliora», dice Mario Gastaldi, coach facilitatore. Ecco altri trucchi da mettere in atto sul momento.

Cerca di esemplificare al massimo. Per sottolineare certi passaggi caldi, abolisci il linguaggio troppo tecnico e i giri di parole e argomenta con esempi precisi: se ti scontri con un collega perché si è intromesso nel tuo lavoro, elenca uno per uno i casi in cui è successo.

Usa un tono di voce moderato, non troppo concitato, con un accenno di sorriso. Anche l’intonazione e le pause contano: se stai per dire una frase che ti sta a cuore, fermati, respira e procedi con convinzione. Chi ti sta davanti si distrarrà da ciò che ha in mente e si predisporrà all’ascolto.

Durante il confronto sei in difficoltà? Per mettere in soggezione il collega, cerca delle analogie con altre situazioni simili che lui conosce bene e che esemplificano il tuo stato d’animo. Esempio: «Mi hai fatto innervosire quanto la volta in cui Sara mi ha consegnato quella relazione importante con due giorni di ritardo».

Prova a invertire i ruoli. E fai in modo che l’avversario si immedesimi nella situazione che tu stai vivendo per colpa sua. Esempio: «Tu cosa faresti se un collega facesse una battuta infelice sulla tua vita privata davanti al capo?».

Fai domande incalzanti. Serve a confondere le idee di chi hai di fronte: perché non mi hai inviato quel file? Ti sei dimenticato? Avevi qualcosa di più urgente da fare? O non hai letto la mail?