Il sottotitolo di quello divertente librino (104 pagine) è Manuale di sopravvivenza per coppie di precari.
E non è un caso: l'autrice ha 28 anni e si definisce precaria. Da un punto di vista lavorativo, sì. Ma questo, lo sappiamo, significa anche esistenziale.
Le è venuto naturale, quindi, riflettere su come la mancanza di certezze sul futuro abbia delle ricadute sui rapporti tra uomo e donna.
Certo, a complicare le cose non è solo la precarietà: ci sono Facebook, e Skype e, diciamolo, anche tutta una serie di caratteristiche maschili che rendono l'incontro tra "noi" e "loro" più faticoso della maratona di NY.
Ecco un esempio del tono (ironico, ma non superficiale) delle riflessioni di Alessia:
«Se la donna è triste, abbattuta, con l'autostima sotto i piedi, e comincia a comprare abiti di qualsiasi genere, adducendo un "ma non ho niente da mettermi", l'uomo invece nei momenti di autostima sotto zero cammina con fare circospetto, si guarda a destra e a sinistra per identificare la preda, semina testosterone inutilizzato, distribuendo occhiate ammiccanti per poi arrivare a trionfali entrate nei bar alla Fonzie.
Ha bisogno di sapere che è ancora vivo e lotta insieme a noi tramite il lancio dell'esca verso un numero non definito di prede per ottenere consensi e qualche standing ovation per poi tornare nella tana, lanciarsi in un selvaggio letargo meglio noto come "Ho bisogno dei miei spazi"».
Be'... come non essere d'accordo?