I ragazzi che si amano non si baciano in piedi contro le porte della notte, non più. Usano Telegram, si scattano una foto, fanno sexting. I ragazzi che si amano nel 2023 fanno sopratutto sesso online. Lo dice una nuova indagine promossa dalla Società Italiana di Andrologia (SIA) che ha preso in esame i cambiamenti delle abitudini sessuali della Gen Z dopo la pandemia: in Italia un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale e oltre un milione e 600mila giovani tra i 18 e i 35 anni non ha mai avuto un rapporto sessuale. Non solo: circa 220mila coppie stabili della stessa fascia di età dichiarano di astenersi dal sesso.

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L'indagine, condotta dall'Università IULM di Milano su un campione di 500 giovani maschi dai 16 ai 35 anni e i loro partner, è stata promossa nell'ambito della campagna di sensibilizzazione e prevenzione andrologica (novembre è il mese dedicato) e ha visto coinvolti l'Esercito Italiano e la Croce Rossa Italiana (CRI). Il quadro che emerge mostra un approccio alla sessualità ben diverso dalle generazioni precedenti. «I risultati preliminari dell'indagine mostrano che il rapporto della Generazione Z con il sesso è complicato e contraddittorio» spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e Professore di Urologia alla Università Federico II di Napoli, «La sessualità negli under 35 appare sempre più sganciata dalla componente relazionale e riproduttiva, e questo si riflette sulla scarsa soddisfazione nei rapporti reali (50% del campione), e sul ricorso al sesso solo virtuale per un ragazzo su tre».

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Che succede? Forse i giovani, tra pandemia e salute mentale sempre in bilico, stanno davvero faticando a intrecciare rapporti umani e preferiscono trincerarsi dietro gli schermi dei loro smartphone. O forse semplicemente la sessualità sta cambiando mescolandosi con il mondo digitale in modi che, per le generazioni precedenti, sembrano strani e addirittura anomali. «Non è che siamo meno vogliosi», ha spiegato tempo fa a Cosmopolitan US Remy Kassimir, 29 anni, conduttrice del podcast How Cum che racconta il suo viaggio verso il suo primo orgasmo, «Non siamo dei robot. Siamo solo diventati più esigenti nelle cose che facciamo e quindi ci chiediamo: "Vale la pena dedicare il mio tempo e le mie emozioni a questa cosa?". Piuttosto che rischiare un brutto rapporto o un legame emotivo poco prudente non è forse semplicemente più bello tornare a casa dal mio Womanizer e andare avanti con la mia giornata?». Certo, c'è da chiedersi cosa vada perso.

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Il lato più preoccupante di questa scarsa attenzione al sesso, però, è legato alle disfunzioni e alla bassa propensione dei ragazzi a rivolgersi agli specialisti. Il 68% dichiara di sapere chi è l'andrologo, il 58% ritiene importantissimo fare visite preventive, ma il 74% dei giovani risponde che non ha mai fatto una visita andrologica e l'83,9% dichiara di non effettuare controlli regolari. Anche a questo serve il #Movember, la campagna internazionale che, dal 2003, sensibilizza sui problemi di salute degli uomini tra salute mentale e salute sessuale. «L’identikit della Generazione Z emerso dalla nostra indagine dimostra chiaramente l’importanza di campagne di informazione e sensibilizzazione sulla salute sessuale maschile nei giovani», conclude Palmieri, «per aumentare la consapevolezza dell’importanza della prevenzione andrologica per una vita sessuale sana e soddisfacente».