Al Museo dei Cuori Infranti di Zagabria c'è una lampada rossa a forma di fragola, un rasoio, un flacone di veleno per formiche, un paio di stivali neri. «Li ho comprati per Ana prima del nostro viaggio a Parigi», si legge nella descrizione, «In seguito li hanno indossati anche altre ragazze, ma mi hanno sempre ricordato lei». La fine di un amore rimane incastrata negli oggetti comuni, il dolore esonda e si imprime nello spazio che abitiamo. Lo racconta bene Fabrizio Bonetto nel suo romanzo Museo di un amore infranto che prende le mosse proprio dalla curiosa galleria croata, dai cuori spezzati e dai frammenti che li costituiscono. A fare male, forse più dell'urto che provoca il punto di rottura, sono le schegge aguzze che ci restano in mano, proprio quelle che, oggi più che mai, vorremmo imparare a smussare. Nell'era del conscious uncoupling ci piacerebbe passare direttamente a un kintsugi sentimentale: siamo alla ricerca di regole per spezzarci il cuore sotto anestetico, senza che faccia troppo male.

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«L'intensità e la sofferenza che comportano una rottura dipendono non solo dal fatto che siamo stati lasciati ma anche da come siamo stati lasciati», spiega un video di The School of Life, la piattaforma creata dal filosofo Alain de Botton. «Il nostro dolore può essere intensificato enormemente quando siamo stati lasciati in malo modo, così come possiamo sopportare meglio il tutto quando siamo abbastanza fortunati da trovarci di fronte a un partner che ha imparato l'arte della rottura matura». Delle soluzioni dunque ci sono, come quelle proposte da Samantha Burns, consulente di salute mentale, coach relazionale e autrice di Breaking Up & Bouncing Back su The Cut. Il primo step è indubbiamente arginare l'effetto sorpresa: «Una rottura non dovrebbe mai arrivare all’improvviso. Prima di prendere la decisione definitiva di porre fine alla relazione, dovresti condividere le tue preoccupazioni o insoddisfazioni e provare a risolverle come una squadra».

Certo non basta: «Sii preparato al fatto che il tuo partner potrebbe essere molto ferito e sotto shock e avrà bisogno di tempo e spazio per elaborare la notizia e capire come vuole gestire la comunicazione», spiega Burns, «Probabilmente ti emozionerai anche tu. Il tuo partner era la tua casa emotiva, la persona da cui dipendevi e con cui condividevi la vita». Rimangono quindi due cose da fare: da un lato non vacillare nella decisione creando i classici «tira e molla», ma mantenersi chiari e fermi, dall'altro mettere in conto una buona dose di sofferenza e caos da entrambe le parti. «Sii empatico», consiglia la consulente, «e strappa via il cerotto con una dichiarazione diretta come: "Non esiste un modo semplice per farlo, mi fa male sapere che ti sto ferendo, ma devo porre fine a questa relazione"».

Secondo Matt Lundquist, psicoterapeuta, fondatore e direttore clinico di Tribeca Therapy, «Le rotture non sono il momento per andare in profondità», stare ore a parlare per trovare una soluzione tra suppliche e promesse di cambiamenti può risultare controproducente e sfiancante. Questo genere di conversazioni dovrebbero trovare spazio prima di arrivare a tanto. «Se stai lasciando una relazione, riaprire vecchie ferite e cercare di capire perché le cose sono andate storte non ha sempre senso». Quando ci si lascia le emozioni in gioco sono tante e la cosa migliore è darsi del tempo per trarre conclusioni più avanti. Nel frattempo ci sono i dettagli pratici da discutere: dividersi le cose e gli spazi, capire come gestire affitti o proprietà in comune, persino che fare delle foto insieme su Instagram. Burns raccomanda di farlo sapere al più presto ad amici e familiari più stretti perché possano essere d'aiuto e di mantenere un saldo controllo sulle proprie risposte emotive: «Impegnati a mantenere la calma e ricorda che la rabbia è un'emozione secondaria, che di solito maschera dolore e rifiuto. Dopo aver detto quello che devi dire, se il partner si arrabbia, allontanati dalla situazione, con la possibilità di avere una conversazione conclusiva finale quando si sarà calmato».

Sono tutti consigli utili e sempre più persone si impegnano a metterli in atto per limitare i danni a se stessi e agli altri, anche con buoni risultati e un notevole risparmio in psicoterapia. Eppure, per quanto possiamo essere chirurgici e asettici, lasciarsi senza sentire nulla rischia di diventa un controsenso. Un cuore spezzato fa male, ma quel dolore è spesso l'altra faccia dell'amore che abbiamo vissuto o delle speranze con cui l'avevamo decorato e fatto nostro. Forse il consiglio che non vorremmo sentire è quello di accettare che, se le cose vanno male, anche con tutte le precauzioni si soffrirà, che prima del vaso striato d'oro ci saranno gli inutili cocci taglienti e ci sarà una scatola di oggetti senza padrone animati da memorie a cui trovare un nuovo posto.