Il momento è finalmente arrivato, i Pinguini Tattici Nucleari sono tornati in tour per la primavera 2024, e faranno il giro dei palazzetti italiani per far ballare ed emozionare i cuori di un milione di persone. La band infatti raggiunge un nuovo record, quello di aver venduto più biglietti in un solo anno con 33 concerti. Obiettivo raggiunto, ma non essenziale: per i musicisti infatti i numeri non contano, il successo e la voglia di fare musica non si misurano, sono le canzoni a scaldare il pubblico e loro da sempre amano cantare live per raccontare chi sono e stare vicino alle persone. I loro show sono fatti per la gente, per tutti quelli che amano condividere un momento felice insieme, e a raccontarcelo in occasione della prima di sei date (8, 9, 11, 12, 13 aprile e 17 maggio) al Forum di Assago di Milano sono stati proprio i Pinguini, con un intervista alla fine della performance.

instagramView full post on Instagram

33 date tutte sold out. Non è una cosa che succede spesso, ha quasi del miracoloso

Riccardo Zanotti: «Noi nasciamo come una band live e questo secondo me è parte del nostro DNA, ci è sempre piaciuto e abbiamo imparato a farlo fin da ragazzini. Chi viene dal metal, chi dall'elettronica, chi dal folk. Il rito proprio apotropaico del live è centrale, l'abbiamo sempre detto. Ci sono state delle polemiche negli anni, iniziate decine e decine di anni fa su artisti che fanno 3 o 4 date e basta e quello lo chiamano tour. Non è un problema fare anche così, noi non li incolpiamo di nulla, però dall'altra parte a noi piace anche proprio partire e non vedere nessuno per settimane - in questo caso per due mesi. Ovviamente non è una vacanza, è comunque un lavoro, però ti diverti».

Ma il numero magico di 1.000.000 di biglietti venduti come lo vivete?

Riccardo Zanotti: «Noi non viviamo con questo milione sulla testa perché quello che è successo negli ultimi tempi si è visto, ne hanno parlato tutti - da Sangiovanni, a Mr Rain e molti altri -, questi disagi secondo me subentrano quando si parla troppo di numeri e troppo poco di persona, di arte. Chiaramente siamo felicissimi, però non vogliamo diventare numeri. Perché i numeri sono importanti ma i pezzi, come dice Luca De Gennaro, di più. Noi vogliamo scrivere musica, fare quello sul palco e allo stesso tempo siamo coscienti che i risultati che abbiamo ottenuto. Ci hanno detto anche che su vari magazine di stampo mondiale (Pollstar) hanno citato il nostro come un esempio abbastanza virtuoso. In sintesi, sì, siamo coscienti dei risultati che abbiamo ottenuto però dall'altra parte non viviamo pensandoci, se no diventa davvero una scure lì che poi quando non fai più quei numeri chissà cosa succede».

Lorenzo Pasini: «Noi vediamo le persone di sera in sera, ed è il riscontro poi delle persone alla fine di ogni serata che è la cosa che poi ci spinge ad andare avanti, più che il dato simbolico. Che appunto per carità fa molto piacere, ma non è per quello che cerchiamo di andare avanti».

Non ci sono canzoni dei primi tre dischi. Perché?

Elio Biffi: «Stasera non c'erano, ma ci saranno. Abbiamo un sistema molto complesso e magico per modificare la scaletta più o meno ogni sera. Abbiamo cercato, nonostante il numero mastodontico e il tanto lavoro di preparazione, di regalare qualcosa di diverso ogni sera al nostro pubblico. E in queste c'è anche del materiale dei primi dischi».

Riccardo Zanotti: «Per esempio abbiamo fatto "Fix You" questa sera, che era una sorta di sorpresa, e a quasi ogni data c'è una sorta di sorpresa».

Come avete affrontato gli arrangiamenti di questo tour e che cosa c'è di differente rispetto a San Siro?

Riccardo Zanotti: «Ci sono molti arrangiamenti differenti. Per esempio mi viene in mente Antartide, mi viene in mente Hold On...»

Elio Biffi: «Scooby Doo...»

Lorenzo Pasini: «Verdura, un altro esempio…»

R: «Vero, non l'avevamo mai portata con questo arrangiamento nella vita, che è molto simile alla registrazione, non avevamo mai trovato la quadra. C'è da dire che noi ci ritroviamo per circa un periodo di due mesi e mezzo prima di ogni tour in sala prove a Bergamo, e dalla mattina alla sera ogni giorno, escluse le domeniche, suoniamo…»

E: «Suoniamo, pensiamo, ragioniamo, dibattiamo. Quindi l'affrontare gli arrangiamenti non è solo provare le cose, ma anche ragionare tra noi su quali sono gli equilibri dello spettacolo, le immagini, la possibilità di prendersi spazio visivo e nel frattempo musicale, che è una cosa che stiamo esplorando tanto.»

R: «Anche perché ogni palco è diverso, a differenza degli stadi in cui più o meno ti ritrovi sempre. Magari la parte del pubblico è completamente diversa. Qui lo stage è molto modulabile, magari hai un'uscita, non ne hai un'altra, la parte a destra è più estesa, quindi ci basiamo anche su quello. Non c'entra strettamente con l'arrangiamento, ma studiamo proprio tutto quello che è il live insieme in questi due mesi e mezzo, a partire dalle mappe dei palchi, siamo abbastanza maniacali su certe cose.»

Che idea vi siete fatti del vostro pubblico?

Riccardo Zanotti: «Mi dicono in diversi, magari lo intendono come un insulto non ho mai ben capito, “ti ascoltano solo le ragazzine”. A parte che, anche se fosse così andrebbe benissimo, ogni volta che ci fermano per strada mi rendo conto che ci sono persone, veramente tante di 40, 45 anni. Siamo sempre stati abituati fino a qualche anno fa, post covid, ad avere fan più giovani o della nostra età, io ne ho 29. Vedere delle persone di 50 anni che cantano tutti i pezzi è una cosa che notiamo sempre di più e ci fa molto piacere, significa che arrivi a prescindere da chi sei, dalla tua età, da cosa canti perché cantiamo la nostra realtà di trentenni, eppure riusciamo ad arrivare anche a qualcuno che trentenne non è, una cosa davvero forte. C’è una varietà di persone, dovremmo anche iniziare a capire perché, non lo so, però c’è ed è bello.

Ci seguono anche gli sportivi, questa sera c’erano due giocatori dell’Olimpia Milano, negli anni ci hanno scritto in diversi dal mondo del basket a quello del calcio. Noi non siamo mai stati dei grandi sportivi, siamo “sportivi da divano”, lo seguiamo. È come vedere degli dei che vengono ad ascoltarti, ricordo la prima volta che è venuto Ranocchia e mi sono chiesto “ma com’è possibile?”»

Stadi nel 2025 ci arriverete con un disco nuovo

Riccardo Zanotti: «Arriveremo sicuramente con un nuovo progetto, qualcosa di nuovo uscirà sotto formato disco. Hello World è una frase che ci affascina tantissimo, è la frase che insegnano ai programmatori, la prima cosa che fanno programmare. Ci affascinava per il mondo tecnologico, intelligenza artificiale, giocheremo anche un po’ con quello. Hello World ha dentro di sé tutto: “hello”, ciao, l’azione e “world” la platea. Hello World, mi sto riferendo a tutti indiscriminatamente. C'è l'attività, la possibilità, c'è l'oggetto c'è, il soggetto, c'è qualsiasi cosa dentro una frase di due semplici parole, ci ha affascinato talmente tanto che è un po’ la storia della nostra band.»