Cantautore romano classe ’89 che in pochi anni ha saputo riempire i palazzetti a suon di canzoni che si sono trasformate in inni generazionali, con un nuovo tour in partenza a marzo Gazzelle, all’anagrafe Flavio Pardini, arriva al Festival di Sanremo per la prima volta con “Tutto qui”, un brano che sa di nostalgia e racconta un amore pieno di speranza, senza filtri verso chi ascolta.

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È il suo modo di presentarsi al grande pubblico dell’Ariston, con il desiderio di mettersi alla prova e vivere qualcosa di nuovo. Per la serata delle cover ha invitato il suo amico Fulminacci, con cui canterà “Notte prima degli esami”. Sorride, è felice di non aver nulla da dimostrare, solo la voglia di cantare in un palco nuovo che può arrivare a tutti. Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dal Festival. Non sa come andrà ma di una cosa è sicuro, sul palco non toglierà mai gli occhiali: «Sono cinque punti al Fantasanremo».

Perché hai scelto “Tutto qui” per la tua prima volta a Sanremo?

«Ad Amadeus ho proposto due canzoni, mi piacevano entrambe, ma questa mi piaceva di più. L’ho scritta tre mesi fa. Nasce dalla mia esigenza di tirare fuori dal cuore e dal cervello le immagini che mi stavano attraversando. C’è dolcezza, è una canzone intima che racconta gli alti e bassi di una relazione. La vita ti mette lì dei drammi che non appartengono a te ma alla persona che ami e tu ti ritrovi a doverla aiutare. C’è la voglia di far parte di quel passato che non si è vissuto insieme»

Nessuno si aspettava il tuo nome nel cast.

«Vero. Tutti mi hanno chiesto “Sei sicuro?”. Mi ha scritto anche Biagio Antonacci»

E cosa ti ha detto?

«Ti auguro la pace» (ride ndr).

Come immagini quest’esperienza?

«Come una vacanza. Ho pensato a Sanremo per interrompere la routine della mia vita. Mi annoio spesso, ho voglia di provare forti emozioni. Quando fai un lavoro come il mio che ti porta a vivere emozioni fortissime ma poi torni sulla terra ti abitui a vivere una vita a intermittenza che non è facile da gestire. Scendi dal palco dell’Olimipico e vai al bar a far colazione… Ti senti stordito e spaesato. Io inseguo la vita normale, però mi sento svuotato, quelle che provi sul palco sono emozioni troppo forti. E quindi ho scelto di uscire dalla comfort zone, ma non volendomi buttare con il paracadute, vado lì a cantare. E poi c’è il mare».

Scegli di vivere una settimana di grande esposizione, sei pronto?

«Sono più consapevole di prima che questa ora è la mia vita. Non ho più l’ansia di dover dimostrare qualcosa. Faccio musica e comunque vada continuerò a farla, ho radici difficili da togliere. Dipende tutto da me».

Perché questo è l’anno giusto?

«Non so se è l’anno giusto o se c’è qualcosa di giusto. Non faccio parte del campionato del Festival, è come se il mio fosse un altro sport, ma ho fatto uno stadio, sta andando tutto bene, ci vado perché non mi serve. Spesso partecipano gli emergenti o chi ha bisogno di promuovere nuova musica. Io non ho nulla da dimostrare, non ho dischi in tasca, ma allo stesso tempo ho bisogno di dimostrare tanto a me stesso. Voglio alzare l’asticella, farmi conoscere un po’ di più».

Vai a rappresentare l’indie?

«Non so se questa parola esiste ancora. E anche se ho ancora un’etichetta indipendente, vado a rappresentare me stesso. È Gazzelle che fa le sue cose, sono cantautore, mi piace essere chiamato così. Faccio il pop. Non saprei bene a chi paragonarmi. Non voglio essere una popstar con progetti commerciali, ma non sarò neanche mai il cantautore di nicchia. Io penso di essere in mezzo. Ho trovato il mio linguaggio personale. L’indie è diventato il nome di un genere. Le persone hanno bisogno di dare un nome alle cose, non ho nulla in contrario quindi a essere definito così».

La cover?

«In passato, quando mi capitava di pensare a Sanremo, ho sempre immaginato che avrei portato Vasco, ma "Notte prima degli esami" mi rappresenta, io e Fulminacci siamo cresciuti con Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Rino Gaetano. L’avrei cantata con Venditti, ma lui non è uno che ama gareggiare o mettersi nelle competizioni».

A casa come hanno reagito?

«Mamma aveva gli occhi a cuoricini, papà è più rock’n’roll, mi ha detto “vai”. I miei sono super easy, sono più i parenti attorno a essere contenti. Per loro sarà un orgoglio. Ho una zia in particolare che da quando faccio il cantante è come se mi volesse più bene. Mi voleva bene anche prima, ma ero un disastro, ora proprio si vanta. Fa mille foto per gli amici».

Come ti stai preparando?

«Mi sto preparando con un vocal coach, più che altro per capire qualche trucchetto sulla sostenibilità della voce. Parlerò e canterò per cinque giorni di seguito, dormirò poco… Vorrei padroneggiare al meglio la voce perché già dovrò controllare lo stress mentale... Voglio concentrarmi sull’interpretazione e dare qualcosa in più».

Oggi sei felice?

«Sto più che meglio, sono più sereno, oggi sono consapevole che questa è la mia vita. Non ho più il dubbietto che mi faceva fare scelte anche di pancia, pilotate dall’ansia di voler dimostrare a tutti i costi. Faccio questo lavoro e comunque andrà continuerò a farlo. Ora dipende tutto da me».