Alessio Mininni, classe 1997, in arte è Maninni. Lo avevamo già visto lo scorso anno tra i partecipanti di Sanremo Giovani, lo ritroviamo direttamente tra i Big. Amadeus glielo aveva detto, la sua canzone gli era piaciuta tantissimo. E così, un anno dopo la delusione di non essere entrato nel cast della scorsa edizione si trasforma nella sua grande occasione. Non si è fermato, è tornato in studio, ha scritto un album variegato che conterrà canzoni da ballare o su cui emozionarsi, immaginando giù i suoi concerti «Perché per me la musica è dal vivo». Lo abbiamo incontrato in Sony, la sua casa discografica.

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Maninni chi? Quante volte lo hai sentito?

«Le persone non mi conoscono e in fondo è un bene. Il mio nome è stato il più ricercato dopo l’annuncio. Avevo già fatto Sanremo Giovani l’anno scorso ma la gente dimentica. Meglio così. Non c’è aspettativa, devo farmi conoscere su quel palco, con la mia canzone. Penso sia il modo giusto e mi dà la carica per dimostrare quello che faccio e chi sono. Darò il duecento per cento».

Avevi capito di essere piaciuto così tanto ad Amadeus?

«Sono sincero, non l’avevo capito. Dopo Sanremo Giovani ci eravamo incrociati in albergo, mi aveva detto che il pezzo gli era piaciuto tantissimo e ho voluto crederci, ma ero deluso e ho pensato fosse una frase di circostanza. Invece mi ha dimostrato che la canzone gli piaceva realmente. Quando è arrivato l’annuncio dei Big ero tesissimo. Sono stato il ventiseiesimo ad essere annunciato. Non me lo aspettavo».

Ora che emozioni provi?

«È un sogno. Sono uno dei protagonisti di quest’anno».

L’anno scorso quanta delusione c’è stata?

«Tanta. Ero a un passo dall’obiettivo e l’ho visto scappare via. Ma ringrazio il giorno in cui non sono passato perché mi ha dato la forza di reagire ed è in fondo quello che canto in “Spettacolare”. Sono tornato a casa, ho cominciato a scrivere di nuovo, è venuto fuori il disco. La forza di rialzarsi dalle cadute è la cosa più importante nella vita di ogni persona».

“Spettacolare” era già scritta.

«Sì, prima di Sanremo Giovani avevo pensato di mollare tutto. Ho messo in dubbio, tra delusioni e cadute, il mio stare sul palco. Mi sarei dedicato solo alla produzione, dietro le quinte. È un’attività che porto avanti in parallelo. La canzone è nata in quel periodo. La vita è un’eterna lotta contro gli ostacoli, canto il reagire, il trarre il positivo dalle cadute».

Suona come una canzone d’amore.

«L’amore è per la vita. “Spettacolare” è il mio inno alla vita. Il ritornello è chiaro “Abbracciami che non è male, stringersi forte è spettacolare” perché in fondo con un abbraccio si può risolvere tutto».

Chi ti abbraccia?

«Non c’è una persona in particolare, anche perché sono uno abituato a ragionare con la mia testa. Sono un po’ testardo. È la musica che mi tira su. E so che una vita senza musica per me non sarebbe una vita felice».

A che età hai iniziato a fare musica?

«Avevo nove anni quando ho imparato a suonare la chitarra. Ho suonato vari strumenti fino ai sedici, quando ho iniziato a scrivere. Volevo raccontare la mia storia, poi mi è venuta voglia di cantarla. Quasi come una sfida. Se Vasco è stato in grado di raccontare la sua, ci sarei riuscito anche io».

Di cosa scrivi?

«Sono una persona molto istintiva, cerco sempre di buttare su carta i primi pensieri che mi vengono in mente, cerco di catturare quello che succede nel quotidiano. Mi piace parlare ad immagini, trascrivere quello che vedo. Sono anche riflessivo e a volte impulsivo».

Cosa ti aspetti dal palco dell’Ariston?

«Più che aspettative mi auguro di emozionarmi e far arrivare quell’emozione alla gente perché per me l’emozione è alla base di tutto, quando si fa musica. Il mio obiettivo è parlare a quelli della mia generazione. Noi ragazzi tendiamo ad abbatterci davanti all’ostacolo, siamo pessimisti verso il futuro. E invece ci dobbiamo provare. Dobbiamo continuare a provarci. Io l’anno scorso non sono entrato nei Big. E ora eccomi qui».