Sanremo 2024 è ancora di stretta attualità dopo il caso esploso a Domenica In all'indomani della finale di questa edizione. Il tema al centro del dibattito è ancora l'appello di Ghali, che durante la sua ultima esibizione ha invocato un cessate il fuoco a Gaza (impegno, questo, che porta avanti da tempo) e a Dargen D'Amico, che durante la sua partecipazione al Festival ha più volte ribadito l'importanza dell'accoglienza dei migranti che approdano sulle nostre coste. Il fuoco lo ha riacceso Alessandro Morelli, senatore della Lega e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che in un'intervista rilasciata al Tempo ha dichiarato la necessità di una «sorta di DASPO per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica. Un artista lì fa musica, non fa politica».

Un DASPO - Divieto di accedere a manifestazioni sportive, è un'interdizione ad accedere allo stadio per chi si è stato protagonista di episodi di violenza prevista dalla Legge 401 del 13 dicembre 1989. Esistono vari tipi di DASPO, anche quello preventivo: la misura serve a tenere lontani dagli spalti chi fomenta o si macchia di atti violenti o intimidatori. Per Morelli, ci sarebbe dunque l'esigenza di interdire il palco dell'Ariston a tutti coloro che, anche prima del Festival, si è schierato politicamente. Un modo, così ha detto generando non poche polemiche e risposte piccate da parte di diversi interlocutori. «Gli artisti dovrebbero salire sul palco, fare la loro bella esibizione e andarsene». E poi ha aggiunto: «Secondo me chi fa politica utilizzando il palcoscenico Rai deve stare fuori dalla Rai per un periodo di ‘limbo. Faccio notare che oggi non parliamo delle canzoni ma delle posizioni politiche estremiste di alcuni cantanti, quelli che hanno scambiato il palco dell’Ariston con un Circolo Arci qualunque».

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L'intervento del sottosegretario ha ovviamente generato reazioni di ogni tipo e non solo da esponenti dell'opposizione che si battono per la libertà di espressione, a Sanremo e ovunque. Il DASPO è una regola che impedisce a chi si macchia di atti illeciti e violenti di accedere in un luogo in cui dovrebbe regnare il fairplay: associarla all'idea che l'attualità debba rimanere fuori da un palco come quello del Festival (che solo quest'anno ha raccolto davanti alla tv una media di 10-12 milioni di spettatori) è fortemente divisiva. Partendo dal mero punto di vista dello spettacolo, significherebbe vanificare l'impegno di Amadeus nell'integrare artisti di ogni generazione e provenienza non solo musicale ma anche sociale, una tra le forze più potenti dei suoi Sanremo. La presenza di Ghali, Dargen e di tutti gli artisti che li hanno preceduti su quel palco, proprio in virtù di questa linea editoriale voluta da Amadeus (a scopi di share e per massimizzare la popolarità del Festival tra vari target anagrafici), ha garantito, per converso, anche l'accesso a questi artisti a una platea vastissima, variegata e molto attenta e interessata alle questioni sociali più urgenti e importanti della nostra epoca. Per gli artisti Sanremo è anche un modo per portare sul palco canzoni di grande impatto, per amplificare messaggi di ogni tipo, per mettere in pratica un diritto che dovrebbe essere sempre garantito in democrazia, quello della libertà d'espressione.