Natalia Ginzburg è stata una scrittrice prolifica la cui attività letteraria ha solcato numerosi generi. In questo viaggio, come vedremo, si intrecciano temi differenti. Ci sono la storia della famiglia e della vita della scrittrice, fortemente segnata dagli anni del fascismo. C’è poi il desiderio da parte della scrittrice di raccontare, attraverso i suoi romanzi, le storie delle famiglie e delle vite dei suoi personaggi. Come ad esempio il rapporto conflittuale tra Michele e la madre, dipinto nel romanzo epistolare Caro Michele.

Quando e dove è nata Natalia Ginzburg?

Natalia Levi, figlia di Giuseppe Levi e di Lidia Tanzi, nasce il 14 luglio 1916 a Palermo. Il cognome Ginzburg è quello del primo marito, Leone Ginzburg, che sposa nel 1938 e del quale rimane vedova nel 1944. Per quanto riguarda i primi anni della vita di Natalia Ginzburg, la futura scrittrice li trascorre nella città di Torino. A segnare la sua giovinezza sono in particolare le conseguenze dell’avvento del fascismo in Italia, che si scagliano duramente sulla sua famiglia.

Libri

Natalia Ginzburg nel corso della sua carriera letteraria ha scritto numerosi testi che afferiscono a molti generi diversi. Ci sono romanzi, racconti, ma anche saggi, memorie e opere teatrali. In questo articolo focalizzeremo la nostra attenzione su alcuni dei suoi romanzi, con una piccola incursione nella sua attività di drammaturga.

La strada che va in città

Il romanzo breve La strada che va in città viene pubblicato per la prima volta nel 1942 con uno pseudonimo, ovvero Alessandra Tornimparte. Ad essere protagonista del libro è una ragazza che decide di intraprendere la via di un matrimonio di interesse allo scopo di abbandonare la campagna e poter intraprendere una vita in città, proprio come evocato dal titolo. Tuttavia si rivelerà questo un percorso che la condurrà verso emozioni e sentimenti diversi da quelli sperati.

Le voci della sera

Altro romanzo breve è quello intitolato Le voci della sera. La storia qui narrata si svolge in Piemonte, regione dove Natalia Ginzburg trascorre, come detto, gli importanti anni della formazione. A fare da sfondo alle scene descritte dall’autrice non è qui però la città di Torino, dove studia, bensì la campagna. Non viene precisato alcun luogo, ma la scrittrice ne delinea con tale accuratezza i contorni che l’atmosfera che permea l’opera risulta subito riconoscibile. È su questo sfondo che si stagliano le figure dei personaggi e le vicende di una famiglia.

Lessico famigliare

Romanzo del 1963 che segna una tappa molto importante della carriera della scrittrice nel mondo della letteratura. Vi stavate chiedendo quando avremmo parlato del Premio Strega di Natalia Ginzburg? Proprio ora. È infatti per quest’opera autobiografica che all’autrice viene assegnato, nel 1963, il Premio Strega, giunto in quell’anno alla sua diciassettesima edizione. Come detto all’inizio di questo nostro articolo, l’esistenza della scrittrice è stata fortemente colpita dall’avvento del fascismo, ed è in questo libro che l’autrice parla di quest’epoca e di come essa abbia segnato lei stessa e i componenti della sua famiglia. In questo libro c'è il padre della scrittrice, lo scienziato Giuseppe Levi, la madre, Lidia Tanzi, e poi il resto della famiglia, della cui vita vengono descritti i momenti.

Caro Michele

Il romanzo dal titolo Caro Michele è un romanzo epistolare: protagoniste sono le lettere che vengono inviate al personaggio principale, Michele, dalla madre, dalla sorella e da Mara, con la quale in passato ha avuto una breve avventura e che ora ha un figlio. Il rapporto di Michele con la madre è particolarmente complesso, e l’autrice ne delinea la conflittualità.

La famiglia Manzoni

Nel corso della sua carriera, oltre a scrivere come abbiamo visto della sua famiglia e dei suoi personaggi, è autrice di un libro che è un lavoro teso a parlare della famiglia Manzoni. Già, proprio di “quel” Manzoni, l’Alessandro Manzoni autore del romanzo I promessi sposi.

Ti ho sposato per allegria

L’avevamo anticipato ed eccola qui, una piccola incursione nell’attività di drammaturga. Ti ho sposato per allegria è una commedia che si compone di tre atti la cui trama si sviluppa intorno ai due protagonisti, ovvero Giuliana e Pietro, giovani neosposini. Da questa commedia è tratto il film omonimo, del 1967, con la regia di Luciano Salce. A interpretare il ruolo di Giuliana è Monica Vitti, mentre il ruolo di Pietro è affidato a Giorgio Albertazzi.