Mentre Cowboy Carter continua a battere ogni record ad una sola settimana dalla sua uscita, diventando l’unico album di un artista afroamericano ad essere per la prima volta al numero 1. della classifica Hot Country, è sempre più evidente come ogni riferimento western non sia per niente casuale, anzi. Lo dice la sua musica, e lo rivelano anche le citazioni cinematografiche presenti.

Se Queen B ci aveva già abituato a grandi raffigurazioni cinematiche sia per Lemonade che per Black Is King, così come nel racconto documentaristico del suo nuovo tour, in Cowboy Carter la cinematografia diventa la fonte sonora per mostrare visivamente ciò che l’album unicamente non riuscirebbe a narrare. I suoi personaggi, figurativamente “dannati”, prendono vita attraverso una strutturazione narrativa e ciclica che degli stessi videoclip sembrano anticipare fortemente un grande kolossal western.

Con Cowboy Carter, Beyoncé ci porta in un viaggio metafisico attraverso archetipi del revenge movie e stilemi del western, offrendo una prospettiva unica sulla black culture nella musica country. Ogni sequenza dettagliatamente studiata è una chiave per comprendere la sua visione artistica così come il suo impatto culturale.

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In un'epoca in cui il cinema e la musica si fondono sempre di più, Beyoncé si conferma una pioniera nell'arte visiva, catalizzando il momento storico attuale e portando in primo piano temi e stili cinematografici mai dimenticati. I tempi sono cambiati, e nuove (e meno nuove) piattaforme permettono la commistione di media differenti. : «Il rapporto tra la musica pop e l’immagine nelle sue diverse forme più che un potenziale conflitto ha favorito l’integrazione tra diversi linguaggi e codici espressivi. Il video ha dato nuova linfa alle canzoni e agli artisti, ma anche ai media musicali stessi. Negli anni cinquanta il pop si consolida proprio grazie alla Tv senza intaccare il ruolo della radio e la sua riproduzione casalinga, facendo si che la combinazione di suoni e di immagini diventasse nel tempo una delle caratteristiche principali che definisce ancora oggi il pop stesso: la musica nasce non soltanto per essere ascoltata, ma per essere vista», scrive Lello Savonardo nel suo saggio Sociologia della musica.

Se, come analizzato dagli Anni '50 in poi, ogni artista che si rispetti ha creato una propria visione di ciò che l’arte dovrebbe raccontare e mostrare - dai film musicali sperimentali di Andy Warhol nel sfoggiare la propria apparente creatura estetica/musicale, I Velvet Underground, sino alle preview visuali contemporanee dei nuovi lavori in uscita - l’elemento filmico continua a codificare e ad ampliare l’esperienza diretta degli stessi spettatori. Ecco quindi i documentari che glorificano e santificano la figura dell’artista stesso.

Beyoncé ne fa uno strumento narrativo personale e non solo. Nel 2016 Lemonade, lungometraggio di 56 minuti diretto dalla stessa cantautrice di Houston, si pone verso lo spettatore come un viaggio personale, nel momento di crisi del suo matrimonio con Jay-Z, ma anche alla ricerca delle proprie radici: «Ecco che il film attraversa filoni storici sull'Africa, il Passaggio di Mezzo, la schiavitù, la ricostruzione, il linciaggio, il disinvestimento dei quartieri neri all'inizio degli Anni '70, l'uragano Katrina e i molteplici omicidi di afroamericani da parte della polizia. Lemonade incarnava gli opposti: amore e odio, impegno e alienazione, perdono e vendetta».

Come giustamente scriveva già nel 2020 Steve Rose sul The Guardian: «I suoi film fondono una serie di influenze – dalla mitologia yoruba alla storia dei diritti civili e all’afro-futurismo – in una lussureggiante affermazione della femminilità nera. Ha anche dimostrato la sua profonda conoscenza del cinema d'avanguardia. Tra i suoi riferimenti ci sono il pionieristico film indipendente del 1991 Daughters of the Dust di Julie Dash, il videoartista svizzero Pipilotti Rist, Jonas Mekas, David Lynch, Kasi Lemmons, Terence Nance e Terrence Malick».

Ma tutto questo come dialoga con la sua nuova opera Cowboy Carter, album che sembra aver già segnato l’estetica musicale del 2024? Il secondo atto di Renaissance analizza sia testualmente che musicalmente ciò che per molti anni Beyoncé ha ricercato, studiato approfonditamente, per riportare in auge la centralità della black culture all’interno della musica country come già era avvenuto nel 2018 con il successo di Lil Nas X, Old Town Road. Ma, come ha chiarito la stessa Beyoncé, Cowboy Carter -O Atto II ,—non è un album country: «Beyoncé si è avventurata nella regione cajun della Louisiana, nei fiumi dell'Alabama, nelle strade di Memphis, nelle grandi pianure dell'Oklahoma e nei suoi ricordi primordiali in Texas per creare ancora un altro mondo a sua immagine».

Nonostante le ambientazioni differiscano completamente da ciò che precedentemente aveva analizzato sia in Lemonade che in Black Is King, la narrazione cinematografica dell’album ripercorre perfettamente gli archetipi del revenge movie in chiave spaghetti western. Come anticipava già la breve sequenza rilasciata agli inizi di febbraio via social, diretta dalla visual artist Nadia Lee Cohen, in cui un taxi giungeva in una cittadina sperduta e deserta in cui solamente il ronzare del cambio frequenza di Radio Texas di Willie Nelson (storica firma del country) in lontananza dava segni di vita su quel territorio, il tutto sembrerebbe essere parte di un lungometraggio che racconti attraverso le canzoni che compongono Cowboy Carter il viaggio metafisico della propria eroina.

La stessa artista ha dichiarato che durante la lavorazione di Cowboy Carter la visione di alcuni classici del western così come della sue recenti reinterpretazioni contemporanee sono stati fondamentali alla realizzazione della sua struttura estetica. Non a caso soffermandosi sui singoli videoclip, al momento rilasciati sulla stessa pagina dell’artista, sembrerebbero essere frammenti di un montaggio più ampio in cui si possono ritrovare dei fedeli richiami ai spaghetti western di Sergio Leone (la citazione del titolo su sfondo desertico di Per qualche dollaro in più), nell’utilizzo della radio come elemento narrativo che ricorda il gracchiare del telegrafo nella prima sequenza di C’era una volta il west, ma anche dei chiari riferimenti ad Asteroid City di Wes Anderson e soprattutto a NOPE di Jordan Peele anche nel raffigurare l’immagine dello space cowboy, così come di Django ed The Hateful Eight.

Ogni sequenza dettagliatamente studiata risulta la chiave per comprendere il fine su cui si fonda Cowboy Carter e la storia che ne consegue. Secondo Spencer Kornhaber di The Atlantic il secondo capitolo di Renaissance apre un ampio spazio di dibattito sul momento storico che l’America sta attraversando e l’utilizzo del country così come degli stilemi del western americano possono essere considerati una rilettura di ciò che il genere ha rappresentato in passato legandolo indissolubilmente al mito della conquista, all’appropriazione di un nuovo territorio: «Beyoncé non sta cercando di rivendicare la sua pretesa sul territorio contestato: ci sta mostrando cosa è possibile realizzare entro i confini che tutti condividiamo».

Contemporaneamente a ciò che è artisticamente di grande valore registico e musicale , è indubbio che il nuovo lavoro di Beyoncé rientri perfettamente nel calderone di una nuova ed effettiva riscoperta del genere western soprattutto nello stile così come nel cinema. Dal grandissimo successo di Yellowstone, al western queer di Pedro Almodóvar, Strange Way of Life, con Pedro Pascal ed Ethan Hawke, sino alle nuove produzioni come Eddington di Ari Aster con Joaquin Phoenix ed Emma Stone in uscita prossimamente, il western sta cavalcando nuovamente il sentiero di Hollywood così come delle passerelle. Dalla sfilata di Louis Vuitton autunno/inverno che presentava i classici stilemi western così come agli inizi del 2023: «Milioni di persone hanno scelto questa strada. Nella moda, i marchi di fascia alta, tra cui Prada, hanno presentato le collezioni primaverili comprendendo abiti che sapevano del Vecchio West. Su TikTok, migliaia di donne hanno pubblicato video di se stesse mentre indossano abiti come camicie di lino, stivali, cappelli e pantaloncini di jeans sotto l’hashtag #CoastalCowgirl collezionando decine di migliaia di visualizzazioni. Il western glam è probabilmente l’elemento di tendenza n. 1 nella moda in questo momento».

È proprio analizzando tale fenomeno che si comprende come Beyoncé sia riuscita a catalizzare perfettamente il momento storico attuale, riportando in auge tematiche e stili mai dimenticati sia nella moda ma soprattutto nel cinema. Non possiamo che aspettare a breve un visual movie su Cowboy Carter.