Detiene il maggior numero di medaglie ai Campionati del mondo di atletica leggera, è l'unica donna al mondo ad aver vinto ben sei ori olimpici in atletica, sta per partecipare alla sua quinta Olimpiade e, sì, tra le altre cose è anche una mamma. Nel maggio 2019 Allyson Felix ha fatto causa a Nike (che allora era il suo sponsor) per averle tagliato i fondi dopo la nascita di sua figlia Camryn e da allora è impegnata nella lotta per i diritti delle mamme nello sport. Quest'anno la sua lotta arriva anche alle Olimpiadi di Tokyo: Felix in collaborazione con Athleta e la Women's Sports Foundation, questo mese ha lanciato un programma di sovvenzioni di $200.000 per aiutare a coprire i costi per l'assistenza all'infanzia per le mamme a Tokyo. Tutto piuttosto notevole, no?

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“Quando sei limitato dalle tue finanze, devi dire: 'Queste sono le mie opzioni.' Se ottieni supporto, le tue opzioni si aprono", ha dichiarato Felix, "Penso che il progetto si tradurrà in prestazioni migliori. Con più supporto puoi essere un'atleta migliore, una persona migliore, una madre migliore". Il punto, come spiega la campionessa, è che a livello fisico le atlete possono tornare a gareggiare anche 10 mesi dopo un taglio cesareo, ma il problema è a la grave mancanza di sostegno a livello di finanziamenti, servizi e strutture per la maternità. Non si tratta solo di talento, di grinta, di mettercela tutta: "È davvero difficile bilanciare l’essere una mamma e un’atleta professionista", spiega Felix a CNBC, "e la realtà è che c'è un certo livello di supporto finanziario e di sicurezza che è necessario per poterlo fare". Ultimamente se ne parla di più proprio perché molte atlete come lei hanno denunciato la totale mancanza di attenzione alla maternità nel mondo dello sport. "C’è sempre stato un certo silenzio e una paura che circondano la maternità nello sport", ha ricordato la campionessa, "Ricordo che mi sentivo come se dovessi scegliere tra lo sport che amo e la mia famiglia".

Le Olimpiadi di Tokyo in questo senso si stanno rivelando abbastanza emblematiche dato che è stato necessario un vero e proprio appello per chiedere che fosse possibile per le atlete neo-mamme portare con sé i figli in fase di allattamento (sì, siamo a questo livello). Il comitato olimpico infatti inizialmente non aveva previsto deroghe alle norme dovute al Covid-19 e tuttora le campionesse dovranno organizzarsi autonomamente perché qualcuno tenga loro i bambini mentre gareggiano. "Penso alla praticità dell'allattamento al seno, e non posso dire in quanti aerei e stanze sul retro della pista ho dovuto tirare il latte. Quelle sono cose che non dovremmo essere costrette ad affrontare", spiega Allyson. I finanziamenti raccolti dovrebbero servire per coprire campi estivi, baby sitter, voli per i membri della famiglia che possono fornire supporto, tutte cose che si spera possano fare la differenza per le mamme in competizione a Tokyo. "La strada è ancora lunga", commenta Felix, "e l’unico modo per vedere un vero cambiamento è se tutti impariamo ad alzare la voce e chiedere ciò di cui abbiamo bisogno”. Lei sta già facendo molto di più.