Milano, 21 giugno 2023. È il giorno del solstizio d’estate quando Nike è tornato a promuovere l’allenamento olistico in occasione dell’annuale International Yoga Day. Sulla scia dell’evento rinominato Feel Your All – durante il quale Cosmopolitan ha intervistato Roshelle, nel cortile interno di Portrait Milano, nuovo spazio del retail mutibrand Antonia, il brand ha ospitato una speciale sessione di yoga pensata per essere un’esperienza inclusiva, intima e immersiva, attraverso la quale esplorare tutti i benefici della mindfulness, dalla gioia del movimento alla consapevolezza di sé, che derivano dal raggiungimento di un equilibrio fisico e mentale.

D'altronde sono queste le prerogative di Nike Well Collective, la nuova visione del brand incentrata sui valori di movimento, mindfullness, alimentazione, riposo e sintonia tra corpo e mente presentata per l'occasione nel secondo pomeriggio dell'International Yoga Day. Ad anticipare la sessione, una coinvolgente conversazione moderata da Valeria Margherita Mosca che ha visto protagoniste la pallavolista Cristina Chirichella e la cantante Gaia insieme alle Nike Trainer, Giulia e Ivana durante la quale ognuna di loro ha raccontato la propria esperienza, per poi unirsi agli ospiti durante la pratica. Di yoga e approccio olistico alla vita, di ricerca dell'equilibrio e di processo creativo, di "Estasi" e cambiamento, Gaia ha parlato in esclusiva con Cosmopolitan.

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Cos’è per te l’equilibrio?

«Poco tempo fa mi hanno chiesto di fare un TED Talk per raccontare l'equilibrio, che è un qualcosa che ho sempre ricercato, a cui ho sempre aspirato, ma che probabilmente non ho mai avuto. Forse è questa è la consapevolezza da avere per mettersi in moto verso l'equilibrio. Per me, l'equilibrio è essere eco-sostenibili con le proprie energie in quell'esatto istante, cioè chiedersi «cosa posso fare con le risorse – mentali, materiali, psicofisiche, che ho?», e cercare di prendere la miglior decisione possibile in tale scenario. Spesso viviamo la vita con una velocità veramente poco umana, poco rispettosa dei nostri ritmi naturali: per questo è importante essere disciplinati alle pratiche dell'ascolto, del respiro e del cercare di rallentare per connettersi con se stessi. Per me, è essenziale al mattino fare una passeggiata per schiarirmi le idee, ascoltarmi un talk sulla mindfulness o delle canzoni, mi porto il taccuino e scrivo cose così da riordinare le idee per la giornata. O faccio un mini flow di yoga la mattina, o del breathwork, ovvero delle sessioni di respirazione per calmare l'ansia. Quindi sì, per me è veramente una ricerca della sostenibilità di energie e, per far si che possa esserci, ci deve essere l'ascolto interiore. Dobbiamo capire come muoverci nel mondo rispetto a come siamo fatti».

Che impatto ha lo sport sulla tua creatività?

«Sicuramente ha un impatto incredibile sulla mia vita e sulla creatività. Se muovo il corpo, rilascio cose che con la testa non posso. A volte, il nostro corpo trattiene traumi ed emozioni che dobbiamo rilasciare e fare movimento ha questo scopo per me. In più, [quando mi alleno] mi sento più reattiva e più vibrante nei confronti della creatività. Avere una responsabilità verso il proprio corpo, verso il proprio canale, quindi cerco, anche in questo senso, di sentire il mio corpo. Non è solo un discorso per tenersi in forma, è proprio una questione chimica e spirituale che racchiude un po' tutto. Il movimento fa molto parte del mio processo creativo perché quando sto scrivendo io sono sempre molto fisica, mi piace che la musica mi trascini verso dove devo andare. Capisco cosa il mio corpo mi chiede se, ad esempio, devo stare in stretch per le anche o se devo aprire il petto e, anche in quello, con l'ascolto costante posso fare come se fosse un freestyle per il mio corpo. Questo approccio lo porto anche in studio. Ci sono tanti denominatori comuni che puoi prendere dalla pratica e portarli nella vita».

Da quanto pratichi yoga e sport? Come ti ci sei avvicinata?

«Ho sempre praticato sport perché sono asmatica. Da piccola, mia madre mi costringeva. Per quanto riguarda lo yoga, o la meditazione in generale, penso di aver sempre saputo "visualizzare" perché quando da piccola stavo in stanza con mia mamma prima della buonanotte, c'era sempre un momento dedicato alla preghiera e di meditazione. Quindi, nella pratica, questa cosa c'è sempre stata, poi il breathwork è arrivato con il canto. Mi sono avvicinata allo yoga recentemente, ultimamente lo faccio in maniera più assidua. Faccio anche pilates, nonostante la respirazione sia completamente diversa. Sono tutte pratiche che accompagnano il corpo piuttosto che urtarlo: e mi hanno cambiata non solo fisicamente, ma soprattutto nella mia testa».

Yoga è tra corpo e mente. Come dialogano questi due aspetti in te?

«Io di natura non sono equilibrata, sono istintiva, a volte vulcanica, e tutti questi tool ho dovuto impararli. Quindi il mio rapporto con il corpo e la mente è stato di lotta per tanto tempo. Poi se cerchi di psicanalizzare certe risposte del tuo corpo – per esempio, io soffro di acne, capisci che non è solo una questione ormonale ma anche psicologica causata da una vergogna, o un'insicurezza, che stai nascondendo. Lo puoi vedere perché il tuo corpo ti risponde se lo ascolti, quindi cerco di essere più gentile verso di lui anche perché la mente è molto potente. Viviamo in una società molto celebro-centrica che ti porta poi a pensare più che a sentire e sto cercando di rieducare la mia testa per andare di pari passo con il mio corpo. Quando testa e corpo sono in sintonia sono veramente concentrata, posso fare tantissime cose, mentre quando non collaborano non c'è niente da fare. Diciamo che è un processo e che cerco di renderlo sempre più gentile verso i miei confronti».

È vero che "staccare" stimola la creatività?

«Per me è stato così. Ho avuto bisogno di riprendere in mano la mia vita e di capire cosa volessi fare del mio stato d'animo, che in quel momento non era okay perché ero stata veramente troppo aggressiva con me stessa, mi ero sottoposta a grandi quantità di stress e a una vita molto veloce. Quando mi sono reinserita in una quotidianità più tranquilla, ho maturato che la prossima volta avrei dovuto aver più consapevolezza e preparazione fisica e mentale. Ora torno a lavoro con la mia terapeuta del cuore, con la quale sto facendo un percorso già da un po', ho un nuovo team, faccio il mio training quotidiano. Ogni tanto bisogna "resettare" le cose per avere la possibilità di capire cosa è davvero importante per te, perché quando stai facendo tante cose a volte perdi il focus. Diciamo che ora cerco di essere più intenzionale nelle cose che faccio».

Il tuo ultimo brano s’intitola “Estasi”, che è uno stato spirituale. Tu l’hai provata? Se no, come te la immagini? Cos’è per te l’estasi?

«Penso di averla provata nel momento in cui ho capito che io ero tutto e tutto ero io e andava tutto bene. Quando senti che sei così grande, ma al contempo così piccolo, che anche tu hai la tua parte [da svolgere] e che ogni azione che fai è funzionale a tutto, quando ho capito che forse è tutto di più, ecco quello è stato il mio momento. Mi è successo in Amazzonia, quando ero circondata solo da natura. Ero lì e non dovevo fare assolutamente niente se non esistere. I momenti di estasi per me sono quelli in cui capisci che non sei solo, che è bello esserci e che riesci a farlo anche quando ti concedi di rallentare e di respirare da quello che è il circolo frenetico della tua vita».

Equilibrio è anche accogliere il cambiamento. Cosa è cambiato e cosa è rimasto di Gaia dall’inizio del suo percorso artistico?

«Quello che è rimasto è la curiosità verso un'evoluzione. Ho sempre lasciato troppe possibilità aperte, anche a livello artistico, e questa è una cosa che c'è sempre stata e sono felice di portare avanti. Però ho lasciato andare anche cose come l'insicurezza, che si tramutava in perfezionismo estetico o in ansia, dal momento che tutto deriva sempre dall'insicurezza. Credo che sto gestendo [tutto] in maniera più distaccata, ma in senso buono, ad esempio quando devo essere dentro il processo creativo ci sono ma se devo distanziarmi lo faccio. Prima era anche poco sostenibile per me. Diciamo che sto cercando di praticare un po' più di equilibrio e ci sto provando sempre step by step».

Questi sono il passato e il presente. Cosa vedi nel futuro?

«Voglio suonare tanto live. Per recuperare tutti i concerti persi negli ultimi anni, per ricaricarmi di vita, di persone».

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Maddalena Tancorre

Instancabilmente curiosa, scrivo di moda tra un romanzo di Jane Austen e un episodio di Euphoria. Ascolto street pop tutto il giorno e intanto continuo ad appassionarmi ad ogni argomento che stimoli la mia immaginazione, dalle ultime tendenze social alle vite dei candidati dell’ultimo Premio Strega. Non mi vesto mai di nero e un giorno vorrei la vita di Carrie Bradshaw, ma per ora attendo il mio turno alla stazione di Hogsmade. Da dove ho sempre tempo per raccontare un’altra storia – o una sfilata.