Ed eccoci giunte all’ultima tappa del nostro viaggio in Venezuela, la più famosa ed ambita dalla maggior parte degli italiani, che non a caso sono i maggiori frequentatori del posto, anche come proprietari di posadas di lusso: l’arcipelago di Los Roques.

Cosa dire di Los Roques che non sia banalmente la classica descrizione da catalogo di viaggi? Sì, è vero: ci sono spiagge meravigliose dalla sabbia bianchissima e abbacinante. Il mare è trasparente, caldo, con sfumature di colore dal blu profondo al verde smeraldo al bianco latte. Il clima è perfetto, caldo ma non torrido, sempre un po’ ventilato per la gioia dei bagnanti. Un po’ come, ad essere oneste, Stintino in Sardegna o la costa del Salento o quasi tutte le isole siciliane.

La differenza sostanziale risiede nel numero: di Stintino ce n’è una, di spiaggia così. A Los Roques ce ne sono trecento. In più la sabbia è di coralli, e quindi non scotta. Anche grazie alla ridotta ricettività turistica (a Los Roques le posadas sono tutte concentrate nell’isola principale di Gran Roque, per un totale di un paio di centinaia di camere disponibili), questo arcipelago garantisce, rispetto alle spiagge nostrane, la possibilità di ritrovarsi spesso unici o quasi avventori dell’isoletta prescelta, potendo inoltre cambiare isola ogni giorno.

Ho detto spesso, ma non sempre: Los Roques è una delle mete più comode per i weekend dei venezuelani, soprattutto caraqueni, dal momento che vi si arriva da Caracas in trentacinque minuti di volo, ed anche da altre località tipo Maracaibo con pochi minuti in più. Il che significa che, durante i ponti lavorativi o i periodi festivi, potrete trovarvi sulla stessa spiaggia insieme a yacht ingombranti o tre o quattro lance cariche di venezuelani rumorosi e mezzi sbronzi già a metà mattina (pare che ubriacarsi di whisky – e non di rum, troppo popolare - sia considerato molto figo), con una musica assordante dai ritmi caraibici a deturpare la bellezza del luogo.

La nostra amica ci ha detto che a Morrocoy o Isla Margarita (altre località turistiche vicino a Caracas) è anche peggio di così. Come portare la parte peggiore di Riccione ai Caraibi.

Dati i noti e recenti tragici incidenti che hanno coinvolto nostri famosi connazionali, noi non ci siamo fidate delle compagnie aeree che trasbordano passeggeri sull’isola con bimotori a volte fatiscenti e senza certezza di corretta manutenzione e abilitazioni al volo dei piloti. Abbiamo esplicitamente richiesto di volare con la compagnia di linea Aerotuy, la più grande, ma siamo state sfortunate: il giorno della nostra partenza uno dei due aeromobili che fa la spola tra Caracas e Gran Roques si è rotto, e così la capacità di trasporto si è ridotta della metà.

Morale della favola: un ritardo di quasi sei ore (praticamente, una giornata buttata) e un piccolo episodio che a raccontarlo ora sembra divertente, ma a viverlo un po’ di meno, quando stai per partire, la cintura di sicurezza è allacciata, la hostess ha finito i suoi esercizi ginnici con le braccia, il motore sta rullando ed improvvisamente la voce del comandante ti avvisa che si deve tutti ritornare in aeroporto perché il motore di sinistra non funziona (!). Più che altro, salireste poi a cuor leggero sull’aereo riparato? Comunque, è andata, e siamo arrivate sane, salve, sudate e incazzate.

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